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90° nascita di Enrico Berlinguer

Passano gli uomini restano le loro idee?

venerdì 25 maggio 2012, di redazione


Oggi si ricorda il il 90° anniversario della Nascita di Enrico Berlinguer, alle 15 a Milano sarà dedicata alla sua memoria una Piazza e in molte altre città ci saranno commemorazioni e riflessioni speriamo prive di retorica e ricche di significato non solo nostalgico ma anche e soprattutto per le nuove generazioni.
Berlinguer con Pertini, Moro e altri grandi personaggi sono stati i simboli di quella "Questione morale" della politica italiana che oggi più che mai andrebbe riscoperta nel difficile momento che viviamo.
Il suo essere un simbolo che va oltre il giudizio sul comunismo e sul comunismo italiano è la prova lampante che, quando ci sono testimoni autentici e credibili, la nostra nazione va oltre il colore politico e si rende coesa ed unita contro logiche disoneste e di restrizione della libertà e della dignità umana.
La passione di questo grande uomo rispettoso del dialogo e con l’orecchio teso non alla cura della sua immagine ma ai bisogni delle classi lavorative e di quelle emarginate ci insegna che non possiamo né dobbiamo dimenticare che la conquista del bene comune è lotta civile di ogni giorno che avviene nel corretto confronto dialettico.
Le nostre zone sono state spesso protagoniste di quella sana tensione morale che andava oltre le logiche alte della partitocrazia e di un certo modo di intendere il sindacato e passava attraverso i sogni e le passioni di uomini di cultura e operai che hanno speso la loro giovinezza all’ombra dei circoli o sezioni dedicate alle figure di Pertini, Berlinguer, Moro.
A Grazzanise come a Cancello Arnone, Castelvolturno e negli altri casali capuani o di Terra di Lavoro questo avveniva lottando concretamente contro la logica del voto di scambio o altre simili ma a favore della costruzione di un futuro migliore.
Occorre domandarsi cosa è cambiato da allora.
Quale lezione possa dare Enrico Berlinguer alle nostre zone amate da lui e quale lezione possa dare la sua Storia per nulla retorica e chiusa al dialogo.
La condanna al Comunismo Violento avvenuta con la questione Cecoslovacca e la successiva e radicale separazione da Mosca ci ricordano la sua onestà intellettuale e la sua disponibilità alla solidarietà nazionale nei difficili anni del terrorismo e della crisi sociale caratterizzata dalla riflessione sui pericoli di una politica fragile che in Cile sfociarono nella violenza istituzionalizzata e in Italia nell’Assassinio di Moro e successivamente nella caduta della Prima Repubblica con lo scandalo di tangentopoli.
L’allora partito Comunista ebbe sempre presente il dilemma tra il dovere di coesione nazionale e il fare una costruttiva e combattiva opposizione che ricordasse agli altri partiti la necessità di essere vicini alle classi deboli e di evitare per quanto possibile la collusione e la demagogia.
La sua sobrietà forse diversa da quella dello stile Monti, il suo rigore rispettoso delle tragedie quotidiane e nazionali, l’impegno per il disarmo atomico, il riconoscimento delle radici cristiane europee e il dialogo con il mondo cattolico e con quello liberale lo hanno reso un leader carismatico della scena sociale italiana. I suoi comizi sembravano essere capitoli di un insegnamento etico rivolto non soltanto agli elettori del partito che negli anni 70 riscuoteva ampi consensi ma anche alle forze avversarie e alla politica internazionale con le prime elezioni del parlamento europeo.
Ringrazio il Signore per aver donato all’Italia uomini come lui che hanno permesso anche a me Cattolico per vocazione e non solo per tradizione di togliere dalla mia fede e dalla mia riflessione morale e sociale tutte quelle sbavature e fumi satanici a cui spesso i grandi Pontefici Paolo Sesto e Giovanni Vigesimoterzo facevano riferimento.
Le tante persone che sono state protagoniste della locale sezione PCI hanno sempre testimoniato prima a me poi alle persone con cui si relazionavano la lezione di Enrico Berlinguer lezione di dialogo, di integrità morale, onestà intellettuale, bontà d’animo, difesa e conquista dei diritti anche e soprattutto delle donne.
La sua figura e quella di altri grandi continua lasciare il vuoto in una politica italiana che sembra non essere in tutte le sue parti coerente e che continua a dare prova di una regressione sociale che offende la memoria dei grandi uomini di ogni colore politico che hanno donato la loro vita per la democrazia e per il bene comune. Pare essere quasi vicini alla caduta della seconda Repubblica speriamo non della democrazia e della passione per essa delle nuove generazioni! Non possiamo e non dobbiamo permettere ciò. La prima forma di civiltà è fuggire la collera violenta e disonesta, la demagogia improduttiva e cercare soluzioni dialogate, condivise ed esemplari. Chi sta in Alto nello Stato e nell’interlocutore della Chiesa è chiamato a dare il buono esempio come ha ricordato il cardinale Bagnasco nell’ultima assemblea nazionale dei Vescovi.
Ai politici e ai Vescovi è chiesto perciò dalla Storia presente il coraggio concreto e fattivo delle loro idee e del loro credo.

Tiziano Izzo.

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