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Andrea Sparaco: un incontro tra arte e politica

sabato 27 agosto 2011, di redazione


 

 

Nei giorni scorsi è venuto a mancare l’artista casertano Andrea Sparaco. Nato a Marcianise, aveva svolto la sua carriera artistica in una permanente ricerca grafica e nella costruzione di oggetti multimateriali, con una preferenza verso il legno.
Le sue opere sono state esposte in numerose importanti mostre, l’ultima delle quali a Teano. Sul suo sito personale è possibile ammirarne una parte.
Di seguito pubblichiamo un ricordo dell’artista ad opera di Mario Luise, ex sindaco di Catelvolturno:

 

 

 

Andrea Sparaco: un incontro tra arte e politica

Martedì 23 Agosto è morto Andrea Sparaco. Andrea era un uomo pieno di umanità, sensibile e rispettoso degli altri. Direi ritroso e umile. Era un artista capace, fascinoso, soprattutto per le sue idee aperte e coinvolgenti, tutte rivolte alle condizioni degli operai, dei contadini, dei popoli che lottano per la democrazia e per la pace. Apprezzato sia negli ambienti artistici locali che fra gli intellettuali più prestigiosi di tutta Italia.
Ma queste cose le possono dire tutti coloro che lo hanno conosciuto. Io voglio ricordarlo, invece, per la nostra comune esperienza. L’ho conosciuto bene, Andrea. Fu nel corso della Rivolta di Castelvolturno del ’69, e poi ancora durante i mesi dell’ ”Autunno caldo” della nostra provincia, e poi nelle successive visite al suo atelier, di cui ero un frequentatore.
Nel Settanta, eletto sindaco di Castelvolturno, gli chiesi di darmi una mano per introdurre nella vita cittadina iniziative culturali. Le feste natalizie furono la prima occasione dopo le elezioni: “Perché non facciamo una cosa nuova per Natale, Andrea?- Ma certo! - Potremmo fare…Te la senti? - Sì! - Andiamo avanti!”-. Allora niente più festoni e spese per inutili luminarie ma, con la natività, il ripristino del messaggio cristiano di pace e fratellanza fra tutte le genti. Le mura della via principale del paese, furono ricoperte da una infinità di quadri di artisti casertani, dipinti per l’occasione, e inneggianti ai popoli del terzo mondo che lottavano per la libertà e per la democrazia. Il bambino Gesù aveva il volto di un bimbo vietnamita, di un cileno, di un africano… Pagammo un prezzo per l’impatto dell’iniziativa, ma i compagni si fecero in quattro per spiegare alla gente il messaggio cristiano insito nella scelta. E la cosa passò. Gli artisti, entusiasti per l’iniziativa e per la pubblicità ottenuta, regalarono una loro opera al Comune. La sala consiliare – prima disadorna e squallida – divenne d’ improvviso una piccola pinacoteca.
La seconda occasione fu quando iniziammo ad interessarci del risanamento e del recupero del castello e del Borgo S. Castrese.”Che c’entra un artista?”. Fin dall’inizio mi resi conto della complessità dell’intervento. Non potevamo accontentarci solo dell’abbattimento di case fatiscenti sovrapposte l’una all’altra e alle mura di epoca romana, o della creazione di spazi pubblici. Occorreva recuperare l’anima del vecchio Borgo attraverso la cultura e la mano di un arista. Allora pensai di associare Andrea all’architetto Franco Sapio. Franco si mostrò entusiasta dell’idea, e così andammo avanti collaborando per vari mesi nella realizzazione del “nostro” progetto, che si materializzava quasi in itinere. Andrea reinventava ogni spazio recuperato, sottolineava con le sue sculture lignee il valore storico dei luoghi, il senso del tempo che era passato, e recuperava il valore della civiltà contadina, proiettandola nel futuro. Geniale e magica fu l’idea di installare sulle rampe di un ignoto varco che era stato scoperto dopo un abbattimento, la struttura di una bufala in legno: dal passato contadino, veniva verso di noi, che ora guardavamo speranzosi al mare…E’ inutile spiegare ancora il senso di quell’opera. Con quanta passione Andrea lavorò nel suo laboratorio/falegnameria, e per quanto tempo: centinaia di piccoli pezzi di legno incastonati per creare un corpo familiare, capace di esprimere un messaggio, un’idea. Un’opera irripetibile.
Analogamente fece per altre strutture da fissare sulle pareti di Piazza dell’orologio: tutti segni dell’arte contadina recuperati per fissare e spiegare la nostra vera essenza. Io ero orgoglioso del risultato, illustrato - alla fine - attraverso un depliant con i nostri interventi (sindaco, architetto e artista), che conservo gelosamente.
Sembrava che oramai quei luoghi recuperati – inimmaginabili ora per il loro degrado di allora – non potessero esistere più senza le opere di Andrea.
Ma, nel 1976, ci subentrò un’amministrazione di democristiani e missini: subito scomparvero i quadri dall’aula consiliare…E furono bruciate le opere di Andrea. Nessuna traccia, più niente, tutto svanito nel rogo dell’ignoranza. (A fiume fu gettato anche il Piano Regolatore). Naturalmente feci di tutto per denunciare il vile atto contro beni comunali e contro le opere di un artista, tutelate dalla legge. Protestai a lungo in consiglio comunale accusando apertamente la maggioranza di aver compiuto o avallato un crimine contro la cultura e le opere di Andrea, e contro la migliore espressione delle idee democratiche. Inoltrai un esposto alla Procura, denunciai l’accaduto sui giornali…Niente da fare.
Andrea ogni volta che mi incontrava si mostrava scandalizzato, amareggiato: ”Ma le opere di un artista sono tutelate dalla legge…”, mi diceva sempre incredulo .”Andrea - gli ho sempre risposto – questo è un paese dove se si ruba una mela, si va in galera; ma se si distrugge un’opera d’arte, non succede niente”. Da allora tutti i nostri incontri ci rimandavano a quella vicenda, anche se non ne parlavamo più. Ma non potrò mai dimenticarla, per la violenza oscurantista di quella D.C. e di quel M.S.I. degli anni Settanta, con cui eravamo costretti a misurarci, e di cui Andrea fu impietosamente vittima. Perciò questo personale ricordo di Andrea, è una ulteriore rabbiosa denuncia di quanto accadde in danno suo e della sua arte. E del paese.

Mario Luise

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