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La tradizione dei ’battenti’ a Grazzanise

domenica 23 marzo 2008, di redazione


Il Lunedì di Pasqua, detto Pasquetta, è una giornata tradizionalmente legata alla scampagnata, alla gita fuori porta, ma per il nostro paese e la nostra contrada è il giorno dei ‘battenti’.
La ‘sfilata’ avviene per le strade del paese nella prima mattinata, mentre le ore successive sono dedicate alle passeggiate, all’incontro con gli amici, soprattutto quelli che vengono da fuori, prima della processione religiosa della Madonna dell’Arco.
Tutto questo mentre in contemporanea si svolge il pellegrinaggio al santuario della Madonna dell’Arco in provincia di Napoli di una parte delle migliaia di battenti iscritti nelle numerose associazioni della regione, soprattutto nel napoletano.

Perché si chiamano ‘battenti’ questi pellegrini, vestiti di bianco con fasce e sciarpe colorate, che avanzano a passo di corsa e che partecipano generalmente per un voto o per tradizione di famiglia?
In un documentario trasmesso dalla RAI nel 1978, regia di Gabriele Palmieri, si riportano le parole scritte da un certo frate Arcangelo Domenici, domenicano, in un manoscritto del 1608: “Molte confraternità et comunità di paesi lontani vengono processionalmente, crudelmente battendosi in tanto che quando arrivano d’ogni intorno pioveno sangue. Spettacolo veramente a vedere molto orribile”.

C’era, quindi, una volta, questa abitudine di battersi, di percuotersi come se ne trovano in tante altre manifestazioni religiose o sub-religiose nel mondo cristiano, soprattutto in Italia e Spagna .
I battenti, si afferma nel documentario prima ricordato, in dialetto “ ‘e vattiente”, detti anche “fujente” per il voto che fanno di correre sempre, oggi appartengono a due tendenze, l’una a carattere più semplicemente penitenziale di quei gruppi o squadre che si raccolgono essenzialmente per compiere a piedi scalzi il pellegrinaggio all’immagine…. All’altra tendenza appartengono quei gruppi che portano in processione l’immagine della Madonna dell’Arco su baldacchini di varie forme e dimensioni chiamati ‘toselli’ “.

Senza voler addentrarsi in un ragionamento sociologico, “ancora oggi, nel coacervo delle varie componenti etnografiche del pellegrinaggio è possibile individuare episodi di una cultura contadina arcaica, brandelli di immagini simili a quelle che dovettero fiorire sin dall’epoca greco-romana”.

Pur appartenendo al grande alveo del fenomeno battenti o fujenti, quelli che sfilano il Lunedì in Albis a Grazzanise si rifanno essenzialmente alla tendenza penitenziale. Essi hanno sempre avuto, a memoria d’uomo (ci mancano riferimenti sui secoli passati) dei comportamenti più semplici, una ‘rappresentazione’ più moderata. Non si ricordano infatti, né autoflagellazioni, né attacchi di epilessia o di autosuggestione collettiva.

Tuttavia da qualche anno si nota una contaminazione di origine estranea al nostro ambiente che sta lentamente mettendo piede snaturando le caratteristiche della nostra tradizione. Ci riferiamo in particolare alla danza del tosello che una volta, insieme ad esso, era del tutto assente.

Tornando al lunedì nostrano, l’alba viene salutata dallo sparo di fuochi d’artificio. Tutti si preparano a recarsi al luogo convenuto, Via Oberdan, che si riempie lentamente di gente. Le squadre dei battenti, in rappresentanza delle varie contrade del comune e dei paesi vicini, come Cancello ed Arnone e S. Maria la Fossa, sono già pronte alla periferia del paese e in momenti diversi partono tenendo una andatura di corsa. L’arrivo dei battenti è salutato dai fuochi d’artificio e da marce eseguite dalla banda musicale.
Essi attraversano le principali strade facendo tappa nelle chiese e soprattutto nella Cappella della Madonna dell’Arco. In chiesa fanno carponi il percorso dall’entrata all’altare (la memoria collettiva ricorda che una volta strisciavano la lingua per terra) e poi si ritirano senza voltare le spalle all’effige della Madonna.
Al termine della visita alle chiese, le squadre si sciolgono. Tutto qui. Comincia il passeggio e le amene conversazioni tra amici e parenti. Molti si incontrano a distanza di un anno e si fanno commenti sulle varie squadre partecipanti, soprattutto sul numero degli elementi.
Ovviamente la squadra locale è quella più numerosa, composta da adulti, giovani e ragazzi, spesso anche da neonati portati in spalla da baldi giovanotti. Gli applausi della gente sono il giusto tributo a questi penitenziali, a metà fra pellegrini, atleti o guerrieri, vista la loro organizzazione interna gerarchizzata dove ognuno ha compiti specifici (il capo-battenti, il portabandiera, il portatosello...).

franco tessitore

(le foto sono di Sandro Iorio - FR e si riferiscono al 2004)

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