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Porto Schiavetti, di A. Caprio: amara condivisione del dolore umano

lunedì 30 dicembre 2019, di redazione


E’ di recente pubblicazione la nuova silloge poetica di Alfonso Caprio dal titolo "Porto Schiavetti (Poesie e Migranti)", edita da Europa Ed.
Porto Schiavetti, come ci informa l’Autore nella nota introduttiva, è il toponimo di una riva del Volturno nel territorio di Castel Volturno dove, in epoca romana, venivano sbarcati gli schiavi. Ancora oggi, duemila anni dopo, la cittadina domitia è il luogo di approdo di innumerevoli extracomunitari. La presenza di tanti immigrati giunti dopo indicibili disagi e pericoli spinge il Nostro a condividerne il dolore raccontandolo in versi.
La silloge si divide in tre parti: la Partenza, l’Affondo e l’Approdo, ognuna composta da dieci liriche brevi, asciutte, intense. Tre momenti che scandiscono il viaggio della speranza per tanti disperati, molti dei quali si fermano crudelmente alla seconda tappa se non addirittura alla prima.
E’ la speranza il termine più ricorrente nelle liriche della raccolta, in particolare in quelle della prima parte, quando, nell’attesa fiduciosa mista a timore, uomini, donne e bambini intraprendono il loro penoso viaggio mentre “la luna silente” illumina una riva deserta, emblema della loro solitudine.

Ma, si chiede il poeta, dov’è la differenza tra noi bianchi e loro “neri di pelle/ rossi di sangue”? La risposta non ha bisogno di essere esplicitata: “la pelle/ ha/ tanti/ colori, il dolore/ uno solo”. Egli non si avventura in argomentazioni sociologiche o politiche, non è questo lo scopo di chi compone versi. Al centro del suo sguardo c’è l’uomo, con le sue difficoltà, le sue aspettative, le sue speranze, appunto, il suo dolore. I versi brevi delle brevi liriche parrebbero minimi anche nel senso, di fronte all’enormità dei drammi che si consumano nel deserto e sul mare; al contrario, essi si propongono al nostro sentire come scossoni che ci costringono alla riflessione, a guardare in noi stessi, sotto la corazza non del tutto impermeabile (è questa la speranza del poeta) della nostra indifferenza a cui si aggrappano “arcaiche mani

Una volta in mare accadono scene drammatiche: alte onde, nuvole minacciose, grida e pianti e corpi galleggianti. Nessun articolo, nessun video ha la potenza evocativa di un verso e i versi di Alfonso Caprio, apparentemente semplici, senza fronzoli, ci strattonano, ci colpiscono, ci trafiggono: “non si può restare indifferenti”.

E infine l’approdo nella terra promessa, il raggiungimento di uno scopo primordiale, visto con l’occhio del migrante il quale scruta davanti a sé senza azzardare previsioni, con “speranza silente”. L’arrivo è caotico, pianti, grida di gioia per i pericoli lasciati alle spalle, tensione per l’ignoto in cui si entra. Incomincia un nuovo viaggio, non meno difficile del precedente, “piedi/ sporchi di sabbia” si allontanano “sulla battigia”. Anche se l’animo è ferito ciò non impedisce di affrontare la vita. Non sappiamo come finirà la storia personale di ogni migrante, o forse si. Nella clandestinità cercherà di farsi strada. L’augurio del poeta è: “l’amore/ la gioia/ la serenità/ ti siano sempre/ compagne” perché “Non ha importanza/ da quale continente/ nazione, regione/ tu provenga/ o uomo/../ quello che per me/ è importante/ è che siamo tutti uguali/../ della stessa razza umana”.
Egli non si volta dall’altra parte, guarda negli occhi e con gli occhi di chi arriva, racconta con delicatezza di sentimenti il travaglio dell’uomo che è, quindi, anche il nostro.

Alfonso Caprio è nato e vive a Castel Volturno dove insegna Italiano, Storia e Geografia presso l’Istituto ‘G. Garibaldi’. E’ autore di numerose opere sia di genere letterario che storico, particolarmente legate alla sua città.

frates

Alfonso Caprio
Porto Schiavetti
(Poesie e Migranti)
Eurola Edizioni srl, Roma, 2019

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