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Strastrane, ma stravere... Narrazioni enigmatiche e ambigue

lunedì 23 settembre 2013, di redazione


Giambattista Bergamaschi
Storielle strastrane
Dal 14 ottobre 2013 su www.prosperoeditore.com

Con una tenerissima immagine - quella della piccola Anna che non senza impaziente emozione prega lo zio di raccontarle almeno una delle storie che sta giusto scrivendo - il bel libro di Giambattista Bergamaschi si apre al lettore. Con formula non poco sibillina si conclude, a sigillo di imprevedibili vagabondaggi esistenziali: “Ci intriga il rimpianto di ciò che amiamo. Lo abbandoniamo sì da poterlo narrare.” (da Home)

Avrebbe voluto intitolarle “Surreali” le ventidue toccanti storielle, ma poi, alle incoraggianti “critiche” gratuitamente elargite da un’intera classe stregata all’ascolto di Au feu rouge (“Prof, ma lo sa che questa storia è veramente STRASTRANA?”, “Certo che a lei accade di tutto, ma proprio di tutto, prof…! Come fa?”), il “professore” ha pensato bene che nulla avrebbe potuto risultare più calzante di quel “selvatico” neologismo. Ciò che spontaneamente emerge alla lettura dell’intero volumetto è innanzitutto una singolare, quasi lirica, capacità di osservare ogni cosa con curiosa visionarietà, sì da poter cogliere persino nel più insignificante atomo di realtà tutti gli ingredienti necessari e sufficienti ad incatenare il lettore in un racconto avvincente, comunque rivelatore, perché - pur nella finzione - psicologicamente stravero

Narrazioni enigmatiche e ambigue almeno quanto gli Arcani Maggiori dei Tarocchi: giocate tra verità e finzione, verosimile e capriccio, dormiveglia e sogno, realtà virtuale e chimerica illusione, prosa e poesia, tutte si destreggiano fra il tangibile e il simbolico, l’“autobiografico” e il fantastico, dove il secondo è non di rado destinato a rivelarsi persino più plausibile e concreto della realtà stessa, in un intrigante gioco di specchi che sfiora spesso e volentieri accattivanti climax mitologico-mistici, per non suggerire che una sola tra le molte chiavi interpretative consentite da quest’opera seconda di Bergamaschi:

“Mentre, flottando ad ampie e calme bracciate, s’andava approssimando all’imbarcazione, che ormeggiata sul versante occulto dell’isolotto s’apprestava a dar motore, avvertì correnti fredde lambirgli il dorso, quindi fluire di lato. Ombre più scure lo scortavano, ma non reagì, non si scompose, né ebbe paura, come avesse rassegnato la propria sopravvivenza ad un superiore Destino, qualunque sentenza vi fosse già scritta. E non pensò a nulla. Limpido e vuoto glissò fino alla meta.” (Da Izlet)

Giambattista Bergamaschi, nato a San Benedetto del Tronto nel 1954, insegna italiano, storia e geografia presso scuola media statale, dove è anche Referente per l’Orientamento e svariati progetti concernenti l’Educazione alla Salute. Cura molteplici interessi, dalla narrazione alla ricerca musicologica, dalla didattica della storia alla semiologia, dalla pratica concertistica alla poesia. Suona la chitarra jazz e ha pubblicato due propri CD, Sunny e Spleen.

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