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Riprende la giostra

Finite le vacanze, ecco i problemi di sempre

mercoledì 3 settembre 2008, di redazione


Finite le vacanze si torna tutti alle proprie occupazioni e preoccupazioni, alla bolgia del vivere quotidiano mai come questa volta senza apparente speranza nel domani.

La politica sempre più lontana dagli interessi e dalle esigenze della gente, sempre più autoreferenziale e volta a ingozzare se stessa.

La politica come confusione, la destra che dice di essere sinistra, la sinistra che insegue la destra sui temi del momento.

Il costo della vita inarrestabile, le retribuzioni insufficienti. I giovani disperati nel precariato. Il tessuto economico sfilacciato.

Le classi dominanti continuano a dominare, le classi privilegiate continuano a ottenere privilegi. Le classi subalterne menano vita sempre più grama e collaborano con la loro eterna ingenuità all’ingrasso di chi le affossa.

I servizi? Un lusso che non ci si può più concedere. Si raschia il barile alla ricerca degli ultimi spiccioli sempre a danno dei soliti noti. Tutto sotto il nome di razionalizzazione (vedi abolizione del presidio di Guardia Medica).
Lo "stato sociale" è una espressione caduta in disuso. Appartiene al secolo scorso. Più stretta è la coperta più si allarga il fronte dei non-protetti.

Sempre in nome della razionalizzazione crescono gli esuberi in tutte le attività dello Stato a cominciare dalla scuola, dove sembra che il problema più importante sia il voto numerico o il giudizio.

Qualcuno sta creando un blocco sociale dei privilegiati (51%), di quelli che evadono le tasse, di coloro ai quali l’aumento dell’inflazione non fa un baffo, creando falsi pericoli per ottenere consenso e per portare a termine il suo disegno politico.
Il resto della popolazione, quello dei senza diritti (49%) lo osanna credendo che stia operando nell’interesse del popolo.

Chi sbaglia paga, dice il proverbio. Vale solo per le persone normali. Non vale per chi ha i soldi, non vale per i politici né tantomeno per i "grandi manager". In questo caso chi sbaglia viene premiato con laute buonuscite e mandato a far danni in un’altra azienda sempre lautamente pagato con i soldi di pantalone.

Il cittadino normale? Forse non è più il caso di definirlo cittadino questo animale coccolato nei suoi istinti, inebetito dalla TV, allevato ad applaudire a comando in atteggiamento autolesionistico. Il termine cittadino presuppone consapevolezza, memoria storica, indipendenza di giudizio...
Comunque cosa fa il cosiddetto cittadino normale? Pare abbia smesso del tutto di lamentarsi. Ciò che fino a ieri lo angustiava oggi è miracolosamente scomparso, si preoccupa solo di quello che il grande fratello gli presenta come pericoloso. Soffre di bisogni indotti e non di bisogni reali quali il lavoro e tutto ciò che ruota intorno come la sicurezza nei cantieri, la giusta mercede, l’avvenire dei propri figli, ecc.

L’etica personale e collettiva è un qualcosa che appartiene ad altre epoche. Il "si salvi chi può" è generale. Chi evade e infrange la legge è perfino ammirato dalla pubblica opinione. Chi agisce nel rispetto delle regole appartiene alla categoria dei babbei. Il primo a non rispettare le regole è lo Stato.

I grandi maestri del passato sono stati buttati nel cestino. Socrate e Mazzini (e tanti altri) sono fuori moda, inascoltati, sconosciuti addirittura. L’onestà, il dovere... ferraglia! Oggi le regole le dettano i vip e le donnine e tutti sognano di poterli imitare.
Continuate voi, prego...!

Le vacanze sono terminate, finalmente. Auguri a tutti!

frates

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1 Messaggio

  • Riprende la giostra

    3 settembre 2008 16:03, di paparente

    Egregio professore l’articolo è bello ma .................. bisogna onestamente ammettere che un grande anzi grandissimo problema degli italiani in genere e di noi grazzanisani in particolare è di essere formalmente corretti, precisi, responsabili, impegnati (politicamente, socialmente, religiosamente, ecc.) ma sostanzialmente siamo degli.........

    "..........Diverse lingue, orribili favelle,

    parole di dolore, accenti d’ira,

    voci alte e fioche, e suon di man con elle

    facevano un tumulto, il qual s’aggira

    sempre in quell’aura sanza tempo tinta,

    come la rena quando turbo spira.

    E io ch’avea d’error la testa cinta,

    dissi: "Maestro, che è quel ch’i’ odo?

    e che gent’è che par nel duol sì vinta?".

    Ed elli a me: "Questo misero modo

    tegnon l’anime triste di coloro

    che visser sanza ’nfamia e sanza lodo.

    Mischiate sono a quel cattivo coro

    de li angeli che non furon ribelli

    né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

    Caccianli i ciel per non esser men belli,

    né lo profondo inferno li riceve,

    ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli".

    E io: "Maestro, che è tanto greve

    a lor che lamentar li fa sì forte?".

    Rispuose: "Dicerolti molto breve.

    Questi non hanno speranza di morte,

    e la lor cieca vita è tanto bassa,

    che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte.

    Fama di loro il mondo esser non lassa;

    misericordia e giustizia li sdegna:

    non ragioniam di lor, ma guarda e passa"

    .....quindi abbiamo anche noi le nostre belle colpe.....

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