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Fissata l’audizione per il ricorso della Cerchiello

La commissione regionale di garanzia Pd dovrà pronunciarsi sul congresso del 31 maggio

venerdì 10 ottobre 2014, di Peppe Florio


GRAZZANISE – Una notizia che non poteva arrivare in un momento peggiore, o, se si guarda la questione da un altro punto di vista, nel momento più opportuno per chiudere la questione dopo 8 mesi di guerre sterili: la commissione regionale di garanzia del Partito democratico ha fissato per martedì 21 ottobre prossimo l’audizione per la discussione del ricorso presentato da Teresa Cerchiello contro l’elezione a segretario di Rosario Ciliento.

A pochi giorni dalle dimissioni del dirigente Paolo Parente, - che, oltre a essere una grave perdita per il gruppo, potrebbe rappresentare solo un primo sintomo del malessere vissuto dai democrat vicini a “Nuovi Orizzonti” dopo l’alleanza del circolo con “Senso civico” – la commissione discuterà su quanto sia effettivamente accaduto il 31 maggio scorso, quando Ciliento prese posto sulla poltrona del segretario.

Ma ritorniamo con la mente al 31 maggio scorso:
quella mattina, alla presenza del segretario provinciale Raffaele Vitale e del garante Marco Villano, fu celebrato, all’interno della sede del Psi (poiché la dirigenza dell’epoca, guidata dalla Cerchiello, fece trovare la sede chiusa) alla presenza di una decina di iscritti, in luogo dei circa 100. A causare il congresso, la mozione di sfiducia alla brezzana, per la quale, Paolo Persico, della commissione regionale di garanzia, dichiarò che non era suo dovere esprimersi, mentre Rosaria Capacchione, presidente della commissione provinciale, diede il via libera all’assemblea. In quella sede, nel giro di una manciata di minuti, lo sparuto numero di iscritti elesse per acclamazione, oltre a Ciliento segretario, 6 dirigenti, di cui non tutti presenti quella mattina: Paolo Parente, Adelaide Natale, Paolo Zito, Melina Palladino, Pasquale D’Abrosca e Marianna Gravante.

Immediatamente dal gruppo Cerchiello partì il ricorso. Pochi minuti dopo il congresso, infatti, il responsabile regionale enti locali e circoli, Dionigi Magliulo, notoriamente vicino al gruppo della brezzana, contattato telefonicamente dichiarò: “stando ai documenti in nostro possesso, il congresso non è valido, poiché basato su una mozione di sfiducia mai presentata al direttivo locale e mai approvata”. Sotto accusa, allora, finì anche la Capacchione, imputata di aver scritto la nota del nulla osta senza convocare la commissione, come confermato al gruppo Cerchiello da alcuni membri dell’organo di garanzia. Ad essere contestato anche il fatto che l’orario della votazione, prevista per il pomeriggio, non venne rispettato, risolvendo il tutto in tarda mattinata. Su questo ultimo punto, in realtà, il segretario Ciliento e il suo gruppo si sono sempre difesi, dichiarando che la procedura era stata regolare, poiché non era stata presentata una controparte e l’elezione era avvenuta per acclamazione.

Dopo il 22 - per quanto prospettare la fine delle ostilità significherebbe pretendere un atto di intelligenza politica ben al di sopra delle capacità degli attori in gioco, non fosse altro che per il bene del partito e del centrosinistra – si potrà sapere almeno cosa ne pensa un organo superiore. Ma qualunque sarà la sentenza, sarà, con ogni probabilità, solo il punto di partenza di un nuovo, sterile, conflitto interno.

Peppe Florio

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