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Lettera di encomio augurale ai cittadini in occasione degli 80 anni del parroco Lauritano.

venerdì 17 dicembre 2010, di redazione


Carissimi,
la nostra comunità cittadina ancora una volta è in festa per il terzo grande traguardo del nostro amatissimo Parroco il Canonico don Giuseppe Lauritano, ovvero la meta dei suoi ottanta anni! In questa occasione mi soggiunge alla mente la frase che ha introdotto le sue prime messe da giovane sacerdote e che ha ripetuto più volte qui a Grazzanise : “salirò all’altare di Dio, al Dio che allieta la mia Giovinezza”. Questa frase credo sia stato un motto della vita del padre della nostra comunità il quale ha vissuto il suo sacerdozio nel sentirsi sempre giovane e desideroso di annunciare e celebrare il Cristo crocifisso e Risorto. Rimanere per oltre 50 anni nello stesso luogo è davvero un impresa oltre che un grandissimo atto di amore verso il Signore della Storia e verso le sue creature.

In genere si diventa importanti per le cose straordinarie ma spesso ci si dimentica dell’eroicità della quotidianità, spesso nel sacerdote si cerca il super uomo privo di carattere fatto a nostra immagine e somiglianza invece egli è scelto non tra gli angeli ma tra gli uomini e si porta dietro una storia con le sue ricchezze e povertà e da quella storia Dio suscita opere di Grazia!

Guardando al sacerdozio non dobbiamo idealizzare e caricare di significato una realtà che di per sé trova la sua sublimità nella rivelazione dell’umanità di Gesù Cristo il Verbo di Dio. Dal prete dobbiamo aspettarci anzitutto l’annuncio non della sua parola ma della Parola di Dio e di don Peppino si può certamente dire che alle sue parole ha preferito sempre la parola di Dio e che il suo intenso ministero lo ritroviamo nel suo farsi prossimo alle famiglie del nostro paese e nel suo contribuire a scrivere di esso le pagine più importanti.

Don Peppino ha visto muovere i primi passi di ciascuno di noi e di tante realtà sociali e religiose e ha saputo discernere su tante questioni là dove altri hanno chiuso gli occhi; talvolta a distanza di anni abbiamo riconosciuto in lui le giuste ragioni per molte questioni. L’uomo di Dio non ragiona secondo la logica del mondo ma secondo quella del Vangelo che si incarna nella storia, noi non conosciamo gli animi così come li ha conosciuti don Peppino in tutta la loro nudità nella Confessione dove il sacerdote è chiamato ad essere non un giudice ma un padre misericordioso.

Schiere di giovani si sono formate sotto di lui ed è stato tra i primi e unici ad avere sempre un collegio di catechiste e catechisti formati e aggiornati. Se è vero che oggi un’ adeguata pastorale dei sacramenti deve prevedere una preparazione ottimale, possiamo dire che a Grazzanise pochi sono arrivati alla ricezione di essi senza una comprensione forte di ciò che stavano per ricevere e dei fondamenti del Cristianesimo. Se oggi si assiste anche solo ad un quiz televisivo si scopre che il cattolico medio è spesso ignorante di dottrina e Scrittura. Della nostra comunità questo non possiamo ancora dirlo, ecco perché è importante non lasciare mai soli i sacerdoti e capire che tutti in virtù del Battesimo siamo chiamati a formarci ad un sacerdozio comune che è continua testimonianza non a chiacchiere ma nei fatti quotidiani.

Il nostro parroco è la parabola dell’uomo biblico scelto senza alcun merito e che durante la sua vita si è acquistato i suoi meriti svolgendo sempre il suo compito e non abbandonando i suoi figli per incarichi prestigiosi o per altre mansioni che una volta erano molto più concesse ai preti.

La parrocchia per don Peppino è stata sempre una sposa e con essa le sue tradizioni a partire dal culto eucaristico che ha esaltato anche nel congresso da lui organizzato fino alla devozione mariana caratterizzata da diverse iniziative come la recente visita della Madonna di Fatima.

Una caratteristica che rende don Peppino speciale è la sua schiettezza, egli a differenza della maggioranza del clero odierno odia i convenevoli e la falsità , nei suoi difetti e nelle sue ricchezze egli si presenta per quello che è, umile e colto, passionale e composto, fortiter ac suaviter, sempre pronto ad esortare, riappacificare, ricucire ed esaltare la bellezza che noi non vediamo. Il sacerdote ha davvero l’occhio di Dio, perché mentre tutti diciamo: “zi parrucchià ma non vedete?” lui ha già visto e nella sua saggezza intrisa di speranza ci insegna ad avere fede. I suoi discorsi di fine anno ci hanno insegnato davvero qual’ è l’ottica della sua vita, ovvero quella di piegare la testa solo a Dio e sperare sempre e quando tutto ci sembrava perso egli ci ha indicato come San Bernardo la stella: Maria santissima madre e maestra, discepola e regina.

Se Grazzanise è ancora una città mariana lo dobbiamo anche al nostro parroco e se in essa si sono conservate quelle poche tradizioni lo dobbiamo ad un custode così eccellente e premuroso. Il canonico Lauritano non si è mai vergognato di presentarsi così come è, questo è secondo me un esempio a tante persone di oggi che più che essere vogliono apparire. La sua carità non è stata quella delle trombe suonate e dei manifesti annunciativi ma è stata quella della preghiera silenziosa, del sorriso discreto e della parola sempre pronta insieme all’impegno concreto.

Non posso dimenticare i tanti momenti che don Peppino ha avuto il coraggio di mostrare le sue emozioni nei lutti, nelle difficoltà e nelle gioie. Ecco noi dobbiamo essere grati a Dio di avere pastori di Verità come è don Peppino.

La sua vita è l’esempio di una pedagogia divina che è ben espressa nel salmo 89 : “insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. Grazzanise attraverso le grandi tappe della vita e della vocazione di don Peppino ha avuto il segno evidente che tra le contraddizioni presenti all’interno del nostro paese, Dio non lo ha mai abbandonato ma continua a volergli bene.

Le diverse generazioni che si sono succedute hanno trovato nelle mani di don Peppe il segno della benedizione celeste e la parola del Padre di tutti che mai abbandona i figli suoi e ci pare davvero una cosa straordinaria poter nuovamente in questo Natale vedere lui che ci porge il Bambinello e cantare con lui “in te Domine speravit non confundar in aeternum”....In te Signore speriamo perciò non saremo confusi in eterno....Siamo certi che nelle mani di don Peppino siamo stati nelle tue mani o Dio amante della vita e dei suoi giorni.

In conclusione , nel salutarvi tutti e nel raccoglierci insieme nel canto del magnificat, con grande affetto e stima porgo al nostro parrocco, a nome dei tanti parrocchiani sparsi nel mondo, il nostro:

AD MULTOS ANNOS ZI PARRUCCHIA’!

Vostro devotissimo in Cristo
prof Tiziano IZZO

Milano 7 dicembre 2010
solennità di Sant’ Ambrogio Vescovo

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