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Don F. Montesano (9): alcune lettere ironiche ma non solo

domenica 12 giugno 2016, di redazione


La corrispondenza è un elemento essenziale per conoscere l’intimo di un personaggio, per entrare nel suo animo, condividerne pensieri, aspirazioni, problemi, speranze e delusioni, sogni e progetti, preoccupazioni e inquietudini. Quando si scrive si apre il proprio cuore all’altro. Tutto questo lo abbiamo visto nelle lettere che don Francesco Montesano ha inviato e che abbiamo pubblicato nei precedenti articoli.. Ma non sono soltanto le lettere inviate che ci raccontano una parte piccola o grande della propria vita. Anche quelle ricevute aprono a volte squarci rivelatori, fanno emergere particolari meritevoli di attenzione, in ogni caso servono a mettere in luce ambiti amicali o familiari.
Anche nel caso di don Francesco abbiamo alcune lettere ricevute da amici o familiari, a volte senza data o senza mittente o con una firma incomprensibile.
Procediamo allora con la lettura di un primo gruppo di queste lettere a cominciare da una datata 1 maggio 1940 (XVIII dell’era fascista).
Mancano la busta, il nome del mittente (a meno che non sia il non meglio specificato “figlioccio Antonio” citato nel corpo della lettera) e la città di partenza. Dalle espressioni utilizzate e dal linguaggio colloquiale capiamo che si tratta di una persona molto intima che fa uso di un eloquio familiare e ironico.
Dopo un riferimento al luogo di origine di Don Francesco (“starai tra le bufale”) l’anonimo mittente parla di una lettera inviata alla Contessa Ciano (Edda, la primogenita del Duce, moglie di Galeazzo Ciano fatto uccidere dal suocero). Si accenna anche a una copia della stessa lettera inviata al prete perché possa esprimere il suo parere, ma non l’abbiamo rinvenuta tra le carte disponibili e quindi non sappiamo di che si tratta. E’ sicuramente un fatto a conoscenza di Don Francesco. Riguarda le vicende politiche? Probabile, perché viene ricordata esplicitamente la condizione di confinati politici. L’anonimo autore esorta Don Francesco a scrivere “sia pure un rigo” a un certo Cartellaro altrimenti incorrerà nelle sanzioni della “Lega”. Di quale Lega si tratti anche questo non siamo in grado di dirlo, forse non è neppure un organismo costituito ma semplicemente un modo di intendere una comunità di amici o di confratelli o ancora... di congiurati, di cui il Montesano verrebbe indicato come Segretario Generale. La minaccia è bonaria e scherzosa come tutto il documento.

1 Maggio XVIII
Don Ciccillo carissimo,
ho ricevuto la tua e siamo lieti tu sia… ancora in vita. Considerato il tuo interessamento di cui ti ringraziamo, occorre tener conto che fin tanto che starai tra le bufale avremo da sperare forse in qualche mozzarella, non di più. Comunque pensa alla salute e quando sarai in forma, in una radiosa giornata di dinamitica forza morale, prendi il treno a… Fiuggi.
Ho pensato di scrivere alla Contessa Ciano una lettera con tutto il nostro comune incarto (?) al completo , che te ne allego copia per tua conoscenza. Ne attendiamo ancora un esito, che dato il tenore di essa, non può certo mancare, e son certo anche tu sarai di questo parere. E’ un linguaggio non proprio a dei confinati politici, almeno così à voluto significarci il Brigadiere, ma diversamente non mi sentivo di esprimermi. Oso sperare nella tua approvazione. Se non provvederai a scrivere, sia pure un rigo a Cortellaro , la “Lega” ognor presente e malgrado tutto e tutti sempre fulgida prenderà nei riguardi del suo Segretario Generale, serissimi provvedimenti, sanzionando le malefatte in base all’articolo (23) del “Covenant”. Non scherzo, cerca di capire, porco cane!!!!!!!!!!!!!!! Se ti sei dimenticato, il figlioccio si appella “Antonio” !!!!!!
Forse con tua… soddisfazione, ti comunico che da due mesi esatti non si percepisce stipendio; la comunità è quindi un po’ fuori strada e si pensa di abbandonare i lavori e tornare ai nostri patri lidi.
Donna Peppina ti fa sapere che le necessitano le foto, unico ricordo di un tempo che fu!
La dolcissima Ida, naturalmente non per me, è più mesta della stessa mestizia, e si lamenta…….
Che dirti di più?
Fai le xxx, e poi….Salutammoci e statte bo!

La lettera che segue, anch’essa priva di busta, spedita da Milano il 30 luglio ‘41, è scritta a macchina. Dalla grafia della firma, comunque incomprensibile, e dal linguaggio utilizzato sembrerebbe scritta dalla stessa persona che ha scritto la precedente.
L’autore accenna a una vicenda comune che “rimane nel sangue” dei due corrispondenti. Si tratta, anche qui, del confino? Ricordiamo che Don Francesco aveva avuto questo provvedimento nel marzo del ‘39 per essersi “espresso in modo irriguardoso verso il Duce”. E il mittente è stato pure lui oggetto dell’attenzione del regime? E che cosa gli avrebbe dato “l’ambita soddisfazione del mio credo”? Si riferisce all’aspetto religioso o alla politica? Domande che restano senza risposta.
La difficoltà di spostamento e il ferimento subìto dal fratello in Grecia ci riportano alla realtà della guerra. In quel mese di aprile gli italiani hanno proceduto all’occupazione del Paese, mentre nel fronte interno si cominciano a sentire le conseguenze pratiche del conflitto.

Milano 30 Luglio 1941 – XIX
Don Ciccillo carissimo;
spero non me ne vorrai se ho tanto tardato nel darti mie notizie e ti dico il motivo. E’ da tempo che avevo accarezzato il proposito di fare una puntata fino a Napoli,anche se i tempi non sono del tutto favorevoli per muoversi, e avrei approfittato per disturbare la tua eccellentissima persona con la mia presenza, ma adesso che ho dovuto rimettere il tutto per imprescindibili impegni militari, devi accontentarti nel ricevere il mio sempre affettuoso ricordo per te che niente può cancellare. La nostra vicenda rimarrà nel sangue e nessun velo può farne oblìo; credo sia così anche per te e per il vecchio Piccirillo che purtroppo mi risulta essere ancora impegnato. Di me non so cosa dirti. Avevo speso tempo e denaro ed ero riuscito ad impiantare ciò che finalmente mi avrebbe dato l’ambita soddisfazione del mio credo, il nostro, ma la chiamata alle armi mi ha nuovamente messo come si suol dire inno out (non so se sia scritto giusto) comunque a questo mondo basta capirsi e tu non fai mai fatica per questo. Dunque nada. E fortuna che sono a Milano.
Mio fratello invece ha provato il piacere di andare in Atene, ma proprio quando si poteva ritenere di averla fatta franca, tra, una caramella pesantina gli ha fracassato l’elmetto letteralmente, cosa che lo ha salvato, ed è rimasto ferito ad un occhio ed a una gamba. Ora è a Milano e in via di guarigione.
Tu che fai di bello? Auguriamoci migliori momenti ed allora sarò veramente lieto di incontrarmi nuovamente con te, magari a bordo di quell’argentato veliero dall’emblema che è tutta la nostra fede.
Ti porgo i saluti di casa mia ed al piacerti di presto leggerti mi è caro inviarti i miei affettuosi saluti.
Tuo aff.mo
[firma]

Poi la guerra finisce ed è tempo di pensieri più ameni. Riprendono relazioni più distese. Il 29/?/’45 don Ciccio riceve dal confratello Don Pasqualino Amato, Abate–curato, un bigliettino di saluti:

Per il carissimo D. Francesco Montesano – Grazzanise
Il Sac D. Pasqualino Amato saluta cordialmente e ricorda a D. Ciccio il tempo passato negli anni che furono nell’incantevole Posilipo.
Auguri di ogni bene e pensieri affettuosi.
D. Pasqualino Amato, ex infermiere!!!?
Villa Latina (Frosinone)
29/?/45

Abbiamo ancora una cartolina postale inviata da Totò Buscaglia, S. Angelo Muxaro (Agrigento), dai toni molto amichevoli. Il linguaggio è diretto e sfacciato come solo fra due intimi amici è possibile. Dopo i convenevoli una richiesta urgente e sorprendente, il libro più famoso di D. H. Lawrence. Perché si chiede proprio a Don Ciccio un testo giudicato osceno? Evidentemente perché lo ha letto anche lui ed è nella sua disponibilità:

S. Angelo M. 10.2.50
Caro Ciccio
Ancora non sono morto, malgrado le tue preghiere e ciò perché uso sempre le solite precauzioni. Come stai? Ed i tuoi? Il mio figlioccio? Bacialo per me. Se non vuoi un mucchio di parolacce scrivi e subito, nonché spediscimi con la massima urgenza il libro “L’am. Di Lady Chatterley”.
Ti abbraccio, mentre tocco (?)
Tuo aff.mo Totò
[In un angolo della cartolina]: Attendo le pitture di Totonno. Fammi scrivere da quel porco di Mario

Infine, a chiusura di questo primo gruppo, riportiamo il testo di una cartolina del 6 agosto 1951 di un Mario Salvi da Marcianise:

Ill.mo Rev.
Sacerdote
Prof. Montesano
Grazzanise (Caserta)

Marcianise 6/8/951
Mio carissimo amico
Vi prego vivamente incontrarmi in S. Maria giovedì 8 corr. nella mattinata, per la nota faccenda.
Chiedo scusa del disturbo e cordialmente vi saluto.
V. aff. Mario Salvi

frates

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