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Uno scrittore osserva la realtà

"Credono che sia questa la vita moderna"

domenica 14 dicembre 2008, di redazione


Alle dieci tutti i portoni eran serrati, le strade vuote, le finestre buie, correvano solo le macchine a gran volata, in qualche bar era accesa la televisione, e la gente la stava a guardare in silenzio sulle sedie disposte a file serrate, come se fosse un piccolo cinema. Fermo sul podio della cassa il padrone sorvegliava che tutti ordinassero qualcosa, e con rapide occhiate accennava ai camerieri questo o quel cliente […] Quando era finita la trasmissione più importante, il padrone spegneva l’apparecchio, la gente si alzava di scatto, ed i camerieri cominciavano ad ammucchiare le sedie e a spargere la segatura bagnata sul pavimento. Così bisognava andarsene e fuori trovavi la solita strada vuota, tra file di case buie e serrate, con le macchine ancora nel mezzo.
Qialche volta andavamo al cinema. Alle dieci c’era sempre la fila al botteghino, con dentro la cassiera; saltabeccava con le dita magre e agili, che parevano cavallette, staccava scontrini e dava resti. Dentro la gente stava ferma e silenziosa e guardava la pubblicità di detersivi e frigoriferi […]
Guardali in faccia: stirati, con gli occhi della febbre, dimentichi di tutto tranne che dei soldi che ci vogliono ogni giorno, e che servono soltanto quanto basta per stare in piedi, per lavorare, trottare ancora, e fare altri soldi. Un giro vizioso. E la tragedia sta proprio nel fatto che di questo loro non si avvedono, che si ritengono privilegiati […]
Questi sono i ceti medi italiani, avviliti dal padrone, e insieme sollecitati a muoversi nella direzione che più fa comodo al padrone. Neanche i loro bisogni sono genuini: pensa la pubblicità a fabbricarglieli, giorno per giorno. Tu vorrai il frigorifero, dice la pubblicità, tu la macchina nuova, tu addirittura una faccia nuova. E loro vogliono quel che il padrone impone, e credono che sia questa la vita moderna, la felicità. Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera, per comprarsi quello che credono di desiderare, in realtà quel che al padrone piace che si desideri.

LUCIANO BIANCIARDI, L’integrazione, introduzione di G. Fofi, Bompiani, Milano, 1993, pp. 11-12, ALFONSO BERARDINELLI, Casi critici, Quodlibet, 2007

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