Grazzanise oggi  Numeri utili  I nostri Caduti  Ris. elettorali  Trasporti  Differenziata  | Meteo |

Grazzanise on Line

Home page > Politica > 1970 – 2010: Il Basso Volturno quarant’anni dopo

1970 – 2010: Il Basso Volturno quarant’anni dopo

giovedì 12 agosto 2010, di redazione

L’articolo di Mario Luise a proposito della messa in vendita del demanio comunale di Castelvolturno, apparso recentemente su questo portale, richiamava le battaglie di cui l’esponente politico castellano era stato il principale protagonista fin dagli anni ‘70.
Sono passati quaranta anni. Il quadro generale è cambiato enormemente. Non ci sono più i vecchi partiti, lo spirito pubblico è diverso, la partecipazione collettiva è scemata, la “politica” sembra volare basso a favore di più meschini interessi personali e di bottega.
Ci è sembrato giusto e opportuno, perciò, chiedere all’ex esponente del PCI e sindaco della città rivierasca, che cosa resta di quegli anni e di quella esperienza.
Ecco le sue riflessioni in esclusiva.

Quarant’anni dopo. Come eravamo? Sì, ma anche come siamo. Quarant’anni sono tanti, e vanno onorati con una riflessione obiettiva sul nostro impegno politico.

La mia vita l‘ho spesa interamente nelle istituzioni e nell’attività di partito, tanto che i bilanci tra personale e politico coincidono. Oggi questa coincidenza non ha nessuna possibilità di riproporsi nella quotidiana esperienza di un”politico” in attività, perché sono saltati tutti i riferimenti ideali e culturali di una volta. L’approccio alla politica è cambiato, così come è cambiato l’approccio alle istituzioni.

Agli inizi degli anni settanta, ogni volta che ero presentato ad un compagno della direzione centrale del partito comunista, le parole - piene d’enfasi - erano sempre le stesse: Questo è il compagno venuto fuori dalle lotte del Basso Volturno… In questa frase, in seguito, ho ritrovato sempre due valori di riferimento che mi hanno accompagnato nell’attività politica e amministrativa: la lotta e il territorio. La lotta – in tutte le sue forme democratiche – intesa come strumento per l’affermazione e la difesa delle idee; il Basso Volturno ( a partire dal mio paese ), come espressione geografica dell’impegno.

L’esperienza politica ebbe inizio con la Rivolta di Castelvolturno (15,16,17 Maggio 1969) e divampò negli altri comuni il 27 Maggio successivo, con la prima giornata di sciopero attuata dalle nostre comunità, indetta dalla CGIL di Caserta. Fu allora che la gran parte della nostra gente, per la prima volta, si riconobbe in una comune lotta: tutti con gli stessi obiettivi di sviluppo e di migliori condizioni di vita.

La forza e la rabbia che furono espresse in quella occasione, furono eccezionali, perché scaturivano da anni di lunghe sofferenze, di forte emigrazione, di magri salari, di gravi arretratezze igienico-sanitarie dei nostri centri urbani … Si usciva da un lungo letargo. Lo sciopero diventò il contenitore della protesta, dello sfogo di ognuno, della voglia di gridare - per la prima volta e assieme agli altri - le rivendicazioni sempre tacitate da una condizione subalterna al potere politico e agli agrari.

A Grazzanise, nel corso dello sciopero, furono divelti numerosi alberi per sbarrare la strada alle forze dell’ordine che accorrevano da Caserta, e il paese rimase isolato per tutto il giorno; a Cancello ed Arnone si iniziò, allora, ad occupare la Stazione, bloccando il traffico ferroviario; a Casal di Principe fu occupato il comune e la piazza fu presidiata dai trattori… Pochi giorni dopo, nacque un coordinamento territoriale e fu pubblicato il primo numero dell’ Informatore del Basso Volturno.

Da questa esperienza, dunque, nacque il mio impegno politico e il continuo rapporto con tanti giovani nuovi compagni del nostro bacino. Con i quali nacque, non a caso, una duratura amicizia. Furono aperte sezioni comuniste in ogni comune e si formarono associazioni di braccianti e di lavoratori edili. Iniziò un fermento politico e culturale nuovo, che andava oltre gli schematismi parrocchiali e municipalistici dell’epoca. Molto più oltre: verso una cultura aperta anche ai vari fenomeni di liberazione in atto nel mondo (Martin Luther King, il Vietnam, la rivolta di Praga…).

Furono questi i prodromi locali delle lotte che, pochi mesi dopo, divamperanno in tutta la provincia, e che daranno luogo al nostro autunno caldo, in una fusione inedita tra operai, braccianti, edili e giovani intellettuali.

Io fui eletto sindaco, il primo sindaco comunista della zona e uno dei pochi in provincia, rompendo un lungo e incontrastato potere democristiano. Seguiranno altre amministrazioni popolari e di sinistra.

Queste ed altre esperienze, le ho raccontate e analizzate in due fortunati libri: Dal fiume al mare e Il fiume narrante. Volevo che tante rivendicazioni e le relative lotte – che ora tralascio di elencare – non andassero disperse e che, alla fine, si potesse rintracciare la testimonianza di un impegno sociale e civile per il nostro territorio.

Per la verità le esperienze di quegli anni, le ho ritrovate tutte, con caratteri alterni di vittorie e di sconfitte, e i libri mi consentono di rinviare ad essi per ogni approfondimento. Ma ho ritrovato, soprattutto, la passione politica di tanti giovani, la voglia di cambiare, lo spirito di sacrificio e, in particolare, il salto che allora facemmo tutti: dall’utile personale, all’utile collettivo e zonale. Si affermava una nuova coscienza.

Non starò a parlare di Castelvolturno, dei suoi problemi, e delle gestioni della sinistra che, ovviamente, mi hanno visto maggiormente impegnato. Ritengo utile, però, ricordare la prima elaborazione collettiva degli obiettivi “sovracomunali” che, già anni fa, avrebbero dovuto dare un notevole impulso allo sviluppo del Basso Volturno: l’Aeroporto di Grazzanise, il prolungamento della Circumflegrea e della Tangenziale, Il Porto turistico, la navigabilità del Volturno, il Polo bufalino e ortofrutticolo, il Piano di bonifica ambientale, la realizzazione dei servizi primari, il Progetto di tutela delle zone protette, la metanizzazione, la chiusura della discarica di Bortolotto e la pubblicizzazione della gestione dei rifiuti, ecc…

Alcuni di questi obiettivi sono stati raggiunti, altri sono in corso… Di altri si sono perse le tracce. Pur tuttavia, nel Fiume Narrante, il bilancio che io traggo, alla fine, è molto amaro, pieno di rammarico. La mia generazione non è riuscita a cogliere significativi risultati collettivi e comprensoriali, si è dispersa, ha abbandonato gli ideali che la infiammarono negli anni settanta. L’utile personale è ritornato, ed è stato più seducente di tante animose lotte del passato. Abbiamo assistito alla trasformazione e al degrado del territorio, senza ricavarne un reale sviluppo economico, né migliori condizioni di vita. Impera il degrado, l’illegalità e, con essa, la camorra.

Da dieci anni non sono più iscritto ai partiti succedanei del PCI, né – ovviamente – ad altri. A fronte di tutto ciò, per il passato, non sono pentito delle mie scelte; per il futuro, non dispero. Né ho abbandonato la voglia di fare, nel modo che mi è possibile. Sostengo ancora che la lotta sia l’unico strumento che le popolazioni hanno a disposizione per determinare il loro destino. Soprattutto i giovani.

Bisogna trovare la giusta forma/partito per il quotidiano dibattito delle idee, e riscoprire il valore del rapporto con le “masse”. Oggi c’è una occasione irripetibile, nella sua drammaticità. Perché quanto più grave è la crisi e numerosi sono i problemi, tanto più forte deve essere la voglia di impegnarsi e di dare una motivazione alla propria vita.

Indipendentemente dal risultato. Oggi, infatti, mi consola solo il fatto di averci provato.

Mario Luise

Rispondere all'articolo

 


Monitorare l'attività del sito RSS 2.0 | Mappa del sito | Area riservata | SPIP | modello di layout