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San Biagio: Grazzanise "riscopre" il compatrono

Premiati alcuni grazzanisani. In calce alcune note storico-agiografiche sul santo

mercoledì 4 febbraio 2015


GRAZZANISE – Un paese che “riscopre” san Biagio, con una cerimonia che, aprendo l’anno giubilare per i 1700 anni dal martirio, ridà finalmente il posto che gli spetta al compatrono. Ieri, infatti, una lunga giornata di celebrazioni presiedute dal parroco don Giuseppe Lauritano, cui hanno partecipato anche i Cavalieri templari Osmtj, il Gruppo Trombonieri S. Anna da Cava de’ Tirreni e l’associazione giovanile culturale Teens’ Park Grazzanise. Nel corso della festa, ripristinata quest’anno dal parroco, sono state raccolte delle offerte volontarie che, come dichiara Tiziano Izzo, uno dei promotori principali dell’iniziativa, serviranno al restauro della statua del santo, giudicata una delle più espressive dell’Italia meridionale e che rischia di non superare le prove del tempo.

Nel corso della celebrazione, i Cavalieri templari hanno premiato anche alcuni grazzanisani:
Padre Antonio Raimondo, “missionario e parroco al Cairo, costruttore di opere di carità, formatore delle generazioni giovani e povere, studioso delle lettere e della cultura egizia, confessore di Madre Teresa e francescano ecumenico in dialogo con la cultura copta e con l’Islam”;
i coniugi Angelina Paoletta e Mario Mannillo, “lui, quale promotore della cultura musicale, come membro del gruppo “I climatici” e fondatore della Radio e della scuola di musica “Contemporanea”, operatore del Movimento dei Focolari, catechista del Matrimonio, rappacificatore delle famiglie e apostolo nella parrocchia; lei, quale instancabile docente, impegnata nella valorizzazione del territorio, apostola dell’Unità nel Movimento di Maria Focolari, di cui ha portato con virtù i vessilli, collaboratrice di Chiara Lubich, catechista del Matrimonio, madre della Provvidenza per i poveri, formatrice di giovani e coppie, ministro dell’eucarestia agli ammalati, donna forte nella sofferenza per la morte del marito e del nipotino”.
l’associazione giovanile culturale “Teens’Park Grazzanise”, “per meriti riconosciuti nella diffusione, tra i giovani, dei valori dell’associazionismo, della legalità e della cultura; nella ricerca e nel ripristino delle tradizioni locali; nelle numerose attività dedicate ai più piccoli, con la fondazione dell’oratorio “don Bosco”; nella divulgazione dell’arte teatrale, del giornalismo, della musica e nelle numerose attività offerte alla cittadinanza
Come avevamo annunciato alcuni giorni fa – proposito che problemi tecnici ci hanno costretto a procrastinare – pubblichiamo ora alcune note storico-agiografiche su San Biagio, a cura del teologo Tiziano Izzo.

San Biase, ’o sole pe’ case [proverbio grazzanisano]

Un paese e due patroni Grazzanise ha ormai riscoperto la festa di San Biagio Vescovo, Medico, Eremita e Martire, un santo che è caro ai grazzanisani per la sua vita e per la sua morte, oltre che per la potente protezione della gola. Non tutti sanno che la triade che protegge Grazzanise non è commissariale ma di eremiti. San Giovanni, San Biagio e Santa Massimiliana sono infatti degli eremiti e questo era consono con la conformazione geografica e ambientale dell’epoca. Il documento storico che afferma che San Biagio è compatrono di Grazzanise insieme a San Giovanni Battista è il trittico d’influenza fiamminga posto sull’altare restaurato (o per alcuni danneggiato) nel 2004 e le cronache parrocchiali. Il Santo aveva privilegi e messe.
Vescovo tra Storia e leggenda Biagio era un Cristiano adulto e coerente, fu eletto vescovo in periodo di calma e probabilmente intorno al 313 rinunciò all’episcopato di Sebaste in Armenia (terra in cui i cristiani erano e sono ancora oggi perseguitati) per dedicarsi alla preghiera e all’incoraggiamento dei cattolici che si rifugiavano dalle persecuzioni. Le cronache ci dicono che era un medico molto colto e potente nel guarire e che fu arrestato da Agricolao legato di Licinio quando ormai le persecuzioni in Italia stavano finendo con l’editto del 313. Questi, dopo diversi tormenti, (alcuni veri come il pettine dei cardatori di lana, altri leggendari come l’olio bollente o il tentato annegamento del Santo che cammina sulla acque) ordinerà la decapitazione del famoso e amato Vescovo, che prima di morire salverà un ragazzo che stava morendo soffocato da una spina di pesce. Ecco perchè si venera come protettore della gola e del naso. Inoltre pare abbia confortato anche un gruppo di donne che, come per San Gennaro, hanno raccolto il suo sangue e le sue reliquie che oggi riposano nella cattedrale di Maratea, eccetto un piccolo frammento che si trova proprio sul petto della bellissima statua che si venera nella Chiesa Madre di Grazzanise che è bisognosa di un urgente restauro.

Il Messaggio attuale di Biagio e l’impegno civile e cristiano Che senso ha oggi celebrare San Biagio? Un senso attuale: egli ci richiama la Siria e l’Armenia con i suoi genocidi e ci ricorda che tanti cristiani in Nigeria e altrove vengono uccisi, violentati e torturati solo perché battezzati. I Cristiani, che vivono nel benessere della fede, non possono scegliere l’indifferenza ma la comunione e questa parte dalla riscoperta delle proprie radici cristiane e locali. Soltanto cittadini credenti, onesti e con un forte senso della duplice appartenenza terrena e celeste possono vincere la scommessa del dialogo interculturale e la battaglia della legalità. In mezzo a un mondo digitalizzato e che alterna crisi a preoccupazioni che soffocano tanti cuori, Biagio può liberarci da quei nodi che rendono la nostra gola, avida, paurosa e arida.

Medico dei suoi fedeli, Eremita e Veterinaio degli animali suoi compagni.
Un pagina di Vangelo vissuta e testimoniata che, dalla cultura contadina e dalla medicina popolare, può essere di monito ai medici e agli operatori sanitari per come un uomo sereno capace nelle sue povertà di non guardare all’uomo solo come un aggregato di cellule, atomi e organi ma come un insieme olistico di spirito, anima e corpo. La cura dell’ammalato diviene perciò una grande testimonianza di dignità umana e i medici e paramedici sono promotori di benessere e umanità o anche semplici compagni del dolore, che possono dare sia dal punto di vista laico che cristiano un minimo di senso ai tanti mali che attanagliano la terra dei fuochi, dove questa è ancora fertile e perciò terra di relazioni e del fuoco dell’amicizia e della solidarietà.

La Simbologia del Santo La mitra o capello del Santo indica la regalità del vescovo e di ogni cristiano, duplice come la natura di Cristo e i due testamenti. Il Pastorale è il simbolo dell’orientamento e dell’affidamento di lui come pastore e compatrono ma anche col suo ricciolo dell’abbraccio nel vortice dell’amore di Dio. Il Piviale ci protegge dalle continue aggressioni e ci mette sotto il manto di Dio e della sua Santissima Madre, inoltre la sua reliquia è tempio dello Spirito Santo. Il Vangelo con cui fu consacrato e che annunciò fino a versare il sangue ma anche il manuale medico, il pettine dei cardatori di lana per una delle torture che soffrì come testimonia il giudizio di Michelangelo.

Il Pane e l’Olio Siamo nell’anno dell’Expo e, al di là delle polemiche, il cibo è veramente energia che nutre il pianeta e la vita e questi due elementi sono universali e medicinali in ogni religione e cultura, e la loro simbologia è varia. A Roma addirittura c’è una Chiesa di nome San Biagio alla pagnotta e sappiamo tutti che, inghiottendo del pane, le spine di pesce scivolano via e il bruciore alla gola dello stomaco si attenua. Pare che una donna per grazia ricevuta regalò del pane al santo che si divertiva a dar da mangiare agli animali che curava come le persone. L’Olio è il balsamo più potente dell’antichità, che toglie le infiammazioni alla gola e che consacra i cristiani nel battesimo: infatti, in greco antico, “unto” si dice Christòs. A Milano è presente su una guglia del duomo, sarà uno dei 14 santi più venerati nel medioevo, a lui sono dedicati numerose chiese e cattedrali, ordini e confraternite nel mondo, ma nella città meneghina è usanza conservare a Natale per mangiare il tre febbraio el panettun de San Biase che te libera la gola ed il nas.

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