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sabato 3 luglio 2021, di redazione
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Un altro triste evento colpisce la nostra comunità e noi personalmente. Dopo lunga malattia si è spento il Prof. Antimo Giacinto Petrella (1946).
Quando se ne vanno le persone con le quali hai condiviso buona parte della tua vita, un coacervo di sentimenti agita la mente e il cuore e non sai più trovare le parole adatte a descrivere la vostra amicizia. Le immagini di tanti anni, di tanti avvenimenti, si accavallano e rischiano di sommergerti.
L’amicizia con Giacinto, con questo secondo nome era conosciuto da tutti, era iniziata fin da ragazzini, nonostante la frequenza di classi diverse, e si era sviluppata al tempo delle superiori. Non era un semplice affiatamento tra coetanei ma un rapporto basato su condivisione di valori, affinità, stima.
Ricordo con nostalgia le lunghe discussioni su temi oggetto di studio, letteratura, filosofia, sui quali non sempre eravamo d’accordo e che, di conseguenza, nutrivano le nostre interminabili dispute.
Come in un flasback tornano le immagini del passato. La mente va alle escursioni tipiche dell’età appresso ai sogni romantici provocati dalle ragazze, o alle incessanti partite a carte presso il Bar Sport (egli era accreditato della fama di inventore della briscola psicologica!). Era lui il centro della compagnia, capace di calamitare l’attenzione di tanti di noi. Ognuno voleva affrontarlo. I giocatori si davano il cambio, solo Giacinto era inamovibile. Senza di lui non c’era gusto e il gioco si sarebbe interrotto.
Immagini successive. Cominciò l’interesse per la politica. L’ondata di entusiasmo degli anni ‘70 aveva toccato anche il nostro paese. Si formò un gruppo di attivisti che andò ad affiancare il vecchio nucleo operaio del PCI. Giacinto fu tentato anche dalle elezioni comunali e si presentò candidato.
Il caleidoscopio rimanda altre immagini. Dopo qualche anno di servizio al Nord, ebbe il trasferimento a Cancello ed Arnone dove insegnò per parecchi anni. Anche lì fu al centro dell’affetto e della considerazione generale. Intanto la nostra vecchia amicizia si era fortificata con un vincolo comparatico. Dopo Cancello ed Arnone chiese ed ottenne il trasferimento al Liceo ‘Garofano’ di Capua dove lavorò fino alla pensione.
Poi, finalmente, cominciò a darsi alla creazione letteraria, anche su mio incitamento. E così vennero alla luce, una dopo l’altra, varie pubblicazioni: Il pomo di Adamo (teatro), 1988; Favoleggiando, 1997; A quel paese, 2012; Drammatizzazione e teatro, 2013; Romanzo quotidiano, 2014; Lascia perdere i sogni, 2015. Avrebbe sicuramente arricchito la sua produzione (aveva qualche progetto in proposito) se la malattia non lo avesse colpito fino a portarselo via.
Ci accompagnerà il ricordo della sua giovialità e allegria (non l’ho mai visto alterarsi!), della sua empatia, anche della sua ricercatezza nel vestire (l’elogio generale lo riempiva di piacere), della sua arguzia, figlia di una intelligenza sopraffina. E il vuoto che lascia non sarà più colmabile.
Porgiamo alla moglie prof.ssa Rosena, alle figlie, ai fratelli, alla sorella e a tutta la famiglia le nostre più sentite condoglianze.
frates