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Parole allo specchio, silloge poetica di Giammichele Abbate

lunedì 28 giugno 2021, di redazione


Giammichele Abbate
Parole allo specchio
Il pendolo di Foucault, 2021.
Euro 5,00

E’ ancora fresca di stampa l’ultima pubblicazione del prof. Giammichele Abbate. A differenza dei lavori precedenti, imperniati sulla figura di Don Milani e sull’attualità della sua proposta didattica, stavolta si tratta di una silloge poetica, “Parole allo specchio”, edita da Il pendolo di Foucault.
E’ una raccolta di 23 liriche composte in un lungo arco temporale, dalla giovinezza ad oggi. Il titolo è coerente con l’intento di guardarsi dentro per trovare le ragioni della propria esistenza.
Composizioni che, proprio perché prodotte in periodi diversi, non presentano unità stilistica definita se non il fatto di essere tutte in versi liberi di quantità variabile (tranne La notte, quasi tutta di ottonari) e tuttavia hanno dei funti fermi, sui quali si snoda il percorso esistenziale dell’autore, e dei temi significativi sui quali si svolge la riflessione poetica.
E vediamone alcuni: innanzitutto il tema dell’assenza. Assenza particolarmente dei genitori. La scomparsa del padre e della madre, “due fresie rosse”, ha lasciato un segno indelebile sull’animo dell’autore, un vuoto incolmabile. Egli si aggrappa ai ricordi e ritrova le immagini dell’uno “seduto in cortile / a godere il sole”, e dell’altra “indaffarata in cucina / o china a ricamare”. L’assenza della madre, di cui ricorda le “dolci carezze”, è quella più “struggente e dolorosa”.
Questo tema si collega a quello della nostalgia, di sentimenti schietti, onesti, leali, nostalgia del tempo che fu: “Torneranno ad incontrarsi / i nostri occhi / spesso distanti e forestieri?”.
Un altro tema è il vuoto che attanaglia le nostre vite, “ora il deserto incombe”. Giornate inutili, “avverto che un altro giorno / è trascorso inutilmente”, e nello stesso tempo un bisogno doloroso di amore, di verità, di luce. Non a caso, insieme a dolcezza, sono le parole più ricorrenti.
C’è una via d’uscita da questo turbinio penoso, aggrappato ai ricordi, compromesso dall’apparente insensatezza della vita, teso alla ricerca di una interiorità piena e appagante? Può aiutare il silenzio “dentro il quale mi ritraggo / a cercare le ragioni di ciò che è”. Nel silenzio si può ritrovare se stessi, lontano dalla baldoria delle mille maschere che ci circondano e della “menzogna che nascondono”.
Ma, infine, l’autore ha un’altra via d’uscita: la fede, che fa capolino in un certo numero di componimenti. La fede in Dio, “hai letto nel mio cuore /la nostalgia di Te!” e soprattutto di Maria, “E allora mi rivolgerò al Tuo Cuore” e “Se Tu mi guiderai, l’approdo sarà felice”.
Per il credente sono le uniche àncore di salvezza!

La silloge si avvale della prefazione della prof.ssa Maria Pia Siciliano e di un corredo fotografico di Antonio Sciorio.

frates

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