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Don F. Montesano (16): utili amicizie

lunedì 12 marzo 2018, di redazione


Oltre ai tanti biglietti e alle numerose annotazioni sparse per ogni dove, appunti che servivano a Don Francesco Montesano per ricordare chi e dove raccomandare, presso uffici e funzionari, abbiamo ritrovato alcuni rari riscontri di interessamento per se stesso che coprono un arco temporale quasi ventennale.
Un primo biglietto richiama la guerra, siamo nel 1943 (aprile o novembre). I combattimenti nel nostro territorio si intensificano fino a che l’esercito tedesco viene scacciato al di là del Volturno, e il nostro sacerdote ha la necessità di spostarsi a Giano Vetusto. Così l’avvocato Emilia Beatrice di S. Maria CV, scrive sul retro di un proprio biglietto da visita, una raccomandazione da presentare al Comm. Balli a Capua perché gli faccia avere un permesso.

Prof. Avv. Emilia Beatrice, Via Roma, 44, S. Maria CV
Comm Balli – Capua
Caro Commendatore, vi prego di interporre i vostri buoni uffici col Ten. Cagiati – o chi per lui – affinché il latore (Prof. Montesano) possa avere un permesso di XXX per Giano Vetusto, onde racimolare le sue masserizie residuali.
Grazie e saluti.
E Beat.
S. Maria 7/4 943 (o 7/11?)

Altre lettere riguardano argomenti più concreti.
E’ del 2 ottobre 1942 un dattiloscritto con firma autografa del Cav. Ruggiero Torella di Romagnano (con studio al Vomero) riguardante delle pratiche dei fratelli di Don Francesco. Il mittente, ragioniere di nobile famiglia titolare del feudo di Romagnano fin dal 1700, nominato ufficiale dal Re Imperatore il 27 ottobre 1940, si rivolge a don Francesco con accenti eleganti e con premurosa attenzione, segno dell’alta stima di cui godeva il Montesano.

Rag. Cav. Uff. Ruggiero Torella di Romagnano
Via Tino di Camaino, 4 – Vomero) – tel 17862
Studio S. Pietro a Maiella, 6 (Piazza Bellini) – Tel 24290
Lì, 2 ottobre 1942 – XX

Rev.mo Professore
Facendo seguito alla mia del 29/9 s. s. , mi faccio premura comunicarVi che il mio amico, favorendomi appieno prima di quanto speravo, ha rintracciato entrambe le pratiche dei Vostri due fratelli. Mi sono recato subito da lui, e con lui siamo andati dall’altro amico che mi ha mostrate le due pratiche e le decisioni relative. Allo stato, occorre fare qualcosa che Vi dirò a voce, e Vi spiegherò tutto. Preferirei che veniste da me, alla Direzione dei Trams, martedì alle 11,45 o poco prima, in modo che scenderemo insieme dall’Ufficio per andare a sbrigare tutto il necessario; preferisco martedì a lunedì, essendo più libero, in tale giorno, di dedicarmi a voi. Avete avuto le fotografie e la risposta di Don Raffaele? Se non Vi riuscisse venire martedì, venite sempre di giorno pari, alla stessa ora. Sarete soddisfatto dei miei servigi!! Cordiali saluti con tutti i Vostri, in attesa del piacere di rivederVi
Uf. R. Torella

La guerra finisce. Si contano i lutti e le rovine. Sul tappeto c’è la questione dell’ONC (Opera Nazionale Combattenti) con la lotta tra gli antichi proprietari espropriati e i subentrati. La politica cerca di ricomporre le divergenze e di risolvere i problemi che interessano centinaia di famiglie. Ma la sua azione non è sempre efficace, veloce e decisiva. Don Francesco, che in quanto ad amicizie non è sicuramente inferiore a nessuno, cerca di trovare autonomamente una strada per liberarsi, o meglio per liberare i suoi congiunti, dalla minaccia di esproprio dell’ONC. Si fa raccomandare dalla Federazione di Caserta del Partito Comunista per essere seguito dall’apparato nazionale del partito presso Botteghe Oscure. Riproduciamo a tal proposito la lettera che abbiamo già pubblicato nel 13° capitolo di questa biografia:

Partito Comunista Italiano – Federazione di Caserta
Prot. 009/ORG
Caserta, lì 5 ottobre 1946
Oggetto: Presentazione

AL COMPAGNO PIETRO GRIFONE
DIREZIONE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO
VIA DELLE BOTTEGHE OSCURE, 13 – ROMA

Caro compagno Grifone,
il latore è il nostro compagno sacerdote MONTESANO FRANCESCO, il quale ti prospetterà una situazione in cui vengono a trovarsi dei suoi parenti minacciati di espropriazione di loro terreni dall’O.N.C.
Ti preghiamo di dargli le indicazioni necessarie per risolvere in modo favorevole la questione, indirizzandolo eventualmente verso qualche altro compagno che possa essergli di aiuto.
Saluti fraterni
Il SEGRETARIO DELLA FEDERAZIONE
(De Andreis Nino)

La questione non riguarda solo il privato di don Ciccio ma interessa un numero considerevole di piccoli proprietari. Per questo l’avv. Giacinto Bosco fonda e presiede l’”Associazione danneggiati dall’ONC nel Bacino Inferiore del Volturno”. Bosco in seguito aderirà alla Democrazia Cristiana e diverrà parlamentare, ministro e giudice della Corte di Giustizia Europea.
L’attività del Bosco non è senza interesse personale. Infatti, come spiega Giuseppe Capobianco nello studio “Dalla bonifica integrale alla riforma fondiaria in Campania”, “a Manfredi Bosco ed agli eredi della signora Maria Grazia Papararo (Orsola, Giulia e Giacinto Bosco) vengono espropriate due quote, per poco più di tre ettari, del demanio di Castelvolturno. ... La richiesta di reintegra viene patrocinata dalla Associazione danneggiati dall’Onc nel bacino inferiore del Volturno, fondata e diretta da Giacinto Bosco ... La trattativa con la direzione dell’Onc sulle quote espropriate ai Bosco si conclude nel marzo del 1951 con un accordo davvero eccezionale: l’assegnazione del podere n. 397, di cinque ettari e 61 are, in cambio di poco più dei tre ettari loro espropriati”.
Torniamo alla corrispondenza. A firma del futuro ministro abbiamo una lettera dattiloscritta indirizzata ai Consiglieri dell’Associazione (non sappiamo se don Francesco è in prima persona un consigliere o rappresenta, come ci pare probabile, gli interessi dei fratelli), perché esprimano un parere su un documento da inviare all’ONC circa “la sistemazione dei piccoli proprietari”.

ASSOCIAZIONE DANNEGGIATI DELL’OPERA NAZIONALE COMBATTENTI
NEL BACINO INFERIORE DEL VOLTURNO

Roma S. Maria CV, 20 giugno 1947

AI CONSIGLIERI DELL’ASSOCIAZIONE

Ho il pregio di rimettere lo schema di risposta che mi riprometterei di inviare all’Opera Nazionale Combattenti, in merito alle “Norme” da essa elaborate per la sistemazione dei piccoli proprietari, nonché in merito al problema generale per la sistemazione della zona amministrata dall’O. N. C.
Nella redazione della risposta, ho tenuto conto di tutte le osservazioni formulate nell’ultima assemblea.
Prego i sigg. Consiglieri di volere esaminare, con gli interessati delle rispettive zone di competenza, il prodotto schema e di farmi avere le loro osservazioni non oltre il 27 giugno p.v.
Con i più cordiali saluti
IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE
(Prof. Avv. G. Bosco)

Lo schema di risposta a cui si allude nella lettera è piuttosto lungo e non è il caso di riprodurlo qui. Ne riportiamo il nodo centrale espresso in questi termini:

In via di principio, dovrebbe farsi luogo alla restituzione di tutte le terre espropriate e occupate.
Senonché, una visione realistica del problema impone di tener conto, per ragioni di giustizia sociale, dei diritti acquisiti dai concessionari dell’Opera che si siano dimostrati capaci e diligenti agricoltori.
Il sacrificio per la sistemazione di questi poderisti deve essere sostenuto, come è ovvio, dai proprietari espropriati in proporzione della massa delle loro proprietà”
.

Abbiamo poi una lettera con firma che non sappiamo decifrare, spedita da Caserta nel 1958, in cui l’anonimo mittente fa una dettagliata descrizione dei passi effettuati per soddisfare alcune aspettative del sacerdote. Egli sottolinea puntualmente, con precisione notarile, tutta la trafila a cui ha dovuto sottoporsi tra vari uffici. Pare questa la cosa più importante e non, invece, il risultato delle sue ricerche che comunica solo dopo molte righe, cioè l’assegnazione della pensione. E ancora al termine della lettera ci tiene a dichiarare civettuolmente che non ha potuto far meglio.

Caserta 28.4.958

Gent.mo Don Francesco
Sono rientrato ieri sera da Roma e sperato questa mattina di vedervi prima di recarmi a Napoli ma non ci sono riuscito. Poiché questa notte parto per Brindisi ove mi fermerò 4-5 giorni vi dico succintamente quanto ho fatto a Roma per voi.
In primo luogo mi sono recato in via Lanciani 11 e dopo aver esibito la delega da voi datami ho chiesto della vostra pratica. Dopo aver atteso per più di un’ora, mi è stato detto che la pratica era passata in Piazza Dalmazia. Mi ci sono recato subito ma lì non volevano darmi assolutamente alcuna informazione, se non previa esibizione della delega. Feci presente che questa mi era stata ritirata qualche ora prima in via Lanciani ma niente da fare. Allora pregai l’impiegato di usarmi la cortesia di telefonare in via Lanciani onde assicurarsi del mio asserto e così finalmente sono stato accontentato. Ho dovuto attendere esattamente ancora 1 ora e 25’, prima di poter conoscere qualche cosa.
Vi è stata concessa la 8° categoria di Pensione a partire dal 10.4.55 come potete rilevare dall’annotazione fatta a margine dell’allegato modello.
Non potendo fare altro sempre perché ormai sprovvisto della delega ho pensato di telefonare ai vari uffici ove successivamente la pratica veniva inviata. Così pregando e impregando (sic!) mi è stato assicurato che quanto prima vi verrà trasmesso il relativo mandato e libretto. Speriamo bene. Xxx e non più ho potuto fare malgrado ogni mia buona volontà a far meglio.
Gradite i miei saluti e arrivederci fra 4 o 5 giorni
(firma incomprensibile)

L’ultimo documento che presentiamo qui è una lettera conservata in busta senza affrancatura, indirizzata al prof. Pitaro, presso l’Ispettorato Agrario di Caserta. Il sacerdote prega il destinatario di far riferimento alla documentazione giacente presso quell’ufficio per quanto concerne alcune pratiche in corso. Non sappiamo se questa lettera fu recapitata effettivamente. Forse fu consegnata a mano da Don Francesco stesso o da un intermediario e poi restituita al sacerdote. Essa testimonia comunque la magniloquenza del prete che ricorre abbondantemente al suo erudito repertorio linguistico e culturale.
E ne ha ben donde. Il Prof. Pitaro a cui si rivolge don Francesco non è uno qualunque. Ha già una certa nomea ed è una figura di riferimento nel suo campo. Negli anni ‘30 è titolare di “Cattedra ambulante di Agricoltura di Napoli”. Negli anni ‘40 è commissario del Consorzio produttore “Monti Lattari”, con sede ad Agerola (SA) ottenendo una proroga dei suoi poteri nel 1942 (cfr: Sindacato e Corporazioni, 1942). Poi è nominato ispettore provinciale dell’Agricoltura di Napoli e dal 1 gennaio 1946 è trasferito a Caserta dal Ministro per l’Agricoltura e le Foreste, “ritenuta l’opportunità di valersi dell’opera dell’Ispettore principale Pitaro dott. Stanislao” (cfr: Bollettino Ufficiale del Ministero dell’Agricoltura…, 1964).
In seguito lo ritroviamo a capo dell’Ispettorato della Campania e nel corpo accademico dell’Università di Napoli in qualità di incaricato di zootecnia speciale (cfr: Acta medica veterinaria della Facoltà di medicina veterinaria, vol 8, 1962).
Partecipa a convegni, scrive, si occupa di vari aspetti dell’ovicultura e della zootecnia. E’ definito “profondo estimatore della razza casertana” (cfr: AA. VV., Napoli e la Campania nel Novecento, diario di un secolo, vol. 3, 2002)

Ci siamo dilungati nelle notizie biografiche di questo interlocutore, come di altri, per sottolineare ancora una volta l’importanza e la qualità delle conoscenze di don Francesco, che arrivavano agli uffici più inaccessibili della provincia e della capitale.
Ma leggiamo la lettera:

G. M. G.
Magnificenza Ecc.sima
Prof.re Pitaro

Mi son pervenuti dal Vostro On.le Ufficio reiterati avvisi di ripresentare la nota dei danni, prodotti dall’alluvione del Volturno nell’ottobre 1949.
Poiché non ho avuto da Dio la grazia che un dì fu elargita tanto nobile e ricco modo a Pico della Mirandola, non avendo ‘furba intentione’ conservato presso di me copia di detti danni, prego omnibus viribus meis l’Eccellenza Vostra riportarvi ai documenti presentati allora, che ora trovansi presso il Vostro Ufficio.
Son sicuro della comprensione di V. E., data la spiccata e sottile ieraticità del vostro animo.
Ciò valga e per la pratica mia e per quella di mio fratello Raffaele Montesano. Dev.mo
Sac. Montesano

Confrontando il numero e il contenuto di queste lettere con la serie di appunti, di cui abbiamo trascritto qualche esempio nell’articolo precedente, non v’è dubbio che l’impegno di don Francesco per fatti personali appare poca cosa rispetto all’attivismo in favore degli altri. Abbiamo già visto qual punto di riferimento era per la popolazione e con quale impegno si occupava delle più disparate necessità, in un momento di estrema emergenza come il dopoguerra. Comunque, i pochi documenti presentati stavolta ci sembrano importanti non tanto per il contenuto, piccoli servigi e informazioni, quanto, lo ripetiamo ancora una volta, per il livello delle sue relazioni.

frates

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