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Qualità della vita, Caserta fanalino di coda tra le province campane (II)

Esame dei settori ’Ricchezza e consumi’ e ’Ambiente e servizi’

giovedì 17 dicembre 2020, di redazione


Dopo aver estrapolato la classifica generale delle province della Campania, dalla pubblicazione de ilSole24ore, dei sei macro-settori relativi alla qualità della vita 2020, passiamo a esaminare brevemente, all’interno di ognuno di essi gli indicatori specifici che ne hanno determinato il risultato, restringendo il campo di osservazione alla provincia di Caserta.
Il primo settore che consideriamo è quello della ‘Ricchezza e consumi’. Come abbiamo già visto la nostra provincia si è collocata, per questo ambito, in 98° posizione su 107 con un punteggio di 373,372. Tuttavia, all’interno di esso i piazzamenti per i quindici indicatori previsti sono molto variegati. Ne riportiamo alcuni.
Per quanto riguarda i depositi bancari Caserta si trova all’87° posto con 12.881 euro pro capite. Allo stesso posto è per numero di nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni: 714 su 10.000 abitanti.
Sale leggermente (83° posto) per le pensioni di vecchiaia nel settore privato che ascendono in media a 990,42 euro mensili. Ancora più su (61° posto) si classifica per gli assegni sociali: 445,7 euro è l’importo medio mensile.
Due indicatori la dicono lunga sull’aspetto economico della provincia. Il primo è quello del consumo di beni durevoli da parte delle famiglie che è calcolato a 1.667 euro l’anno, per il quale si piazza al 104° posto.
L’altro indicatore significativo è quello relativo al reddito imponibile: 12.550 euro all’anno. Anche il resto degli indicatori fotografa una situazione generale articolata ma piuttosto sofferente.

Comunque questo è il quadro generale degli indicatori del settore:

Dolenti note vengono anche dal settore ‘Ambiente e servizi’ che pone Caserta al 94° posto complessivo, in cui la maggioranza degli indicatori si trova nella parte bassa della classifica.
Perché è vero che la nostra provincia occupa buone posizioni per quanto riguarda il tasso di motorizzazione (al 35° posto) con 61,8 auto ogni 100 abitanti, il numero di carte di identità elettroniche (17° posto) con 31,5 pezzi ogni 100 abitanti, lo Spid erogato (11° posto) con 203,3 ogni 1000 abitanti e, infine, il 75% di enti attivi per il PagoPA (53° posto), ma quando si va su altri indicatori significativi le cose si fanno più serie.
Occupiamo il 92° posto per le persone fornite almeno di un diploma (50,8%) ma scendiamo al 95° posto per i giovani che non lavorano e non studiano (34,6%). Per la partecipazione alla formazione continua siamo al 91° posto, per la spesa sociale degli enti locali al 90° posto, per il rischio climatico al 101°, per le riqualificazioni energetiche degli immobili al 104° (con 10,1 euro di investimenti per abitante) e per l’indice di trasformazione digitale per il comune capoluogo al 102° posto.
Insomma c’è poco da essere contenti e lo vedremo anche in un articolo successivo.

Questo e il prospetto dei 15 indicatori del settore:

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