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Le magie del flauto di Kristian Koev

sabato 7 luglio 2007, di redazione


Pignataro M. - Venerdì sera, nell’incantevole cortile del Palazzo vescovile di Pignataro le note fluide e calde di un ammaliante flauto, accompagnato dal pianoforte, hanno affascinato il pubblico di intenditori e di ascoltatori occasionali accorsi al Concerto Bulgaro iniziato alle 21.30

I due maestri, Kristian Koev, con il flauto, e Rositza Tocheva, al pianoforte, con l’esecuzione di 8 brani hanno avvinto il pubblico. In particolare il flautista con i suoi suoni pastosi, caldi, melliflui, ricchi di sfumature cromatiche riusciva a conservare una sua costante compattezza e a suscitare emozioni su emozioni. Nella Sonata n. 7 di Bach, il suono pulito non si sfilacciava e dava corpo ad una austera e sostenuta vitalità, primeggiando sul pianoforte con i ripetuti salti tonali che lasciavano intravedere l’alternanza di luce e di buio, proprio come era l’atmosfera dell’austera Lipsia nella quale Bach visse ed operò.

Non di minore valore artistico si è rivelata l’esecuzione della Sonata n. 2 di Haendel in cui brillantemente sia il flauto che il piano creavano un clima di intimità amorevole e sentimentale con i numerosi ‘accordi del cuore’, tanto cari agli innamorati. Si respirava un’aura romantica e di energia positiva dentro la tramatura del brano e il pubblico ascoltava quasi ipnotizzato dai virtuosismi del M° Koev. Le note liquide, scorrevoli, sciolte e aggraziate rafforzavano il senso dell’eleganza e della misura settecentesche.

Tale e tanta era la maestria dei due artisti, in particolare del flautista, che non sembrava di assistere ad un concerto di un duo, ma direi ad un concerto quasi orchestrale, per il moltiplicarsi di timbri e di suoni. Il flauto stesso sembrava dividersi in tre, quattro strumenti contemporaneamente, innalzando il volume sonoro e infittendo la tela cromatica delle note. A volte pareva di essere sotto la volta di un cielo illuminato da un effervescente e luminoso fuoco pirotecnico, fatto di accordi, melodie e armonie che si inseguivano, si intrecciavano e si miscelavano sapientemente.

Un ottimo concerto, insomma, che è riuscito a coinvolgere anche gli ascoltatori occasionali, che erano venuti al concerto più per curiosità e con scetticismo che per interesse. E’ testimone del successo il lungo applauso indirizzato al duo, che ha concluso la serata con le avvincenti note del Carnevale di Venezia di P.A. Genin, chiesto come bis e che ha lasciato in tutti un sentimento di vitalità e voglia di vita. Davvero una bella serata!

Prof. Giuseppe Rotoli

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