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Intitolazione a Carlo Alberto Dalla Chiesa del presidio di Libera

Il Col. C. Burgio: "Per vincere è necessario cambiare la società"

sabato 24 gennaio 2009, di redazione


Grazzanise - Giornata molto significativa, quella di oggi, per riaffermare la voglia di riscatto di questo territorio. L’occasione è stata offerta dalla intitolazione al gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa del locale presidio di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie , ospitato presso l’oratorio della Parrocchia dell’Annunciata. Alla cerimonia, durante la quale è stato letto un messaggio del figlio del generale, Nando, erano presenti autorità civili militari e religiose, numerosi cittadini, rappresentanze delle scolaresche e la fanfara regionale dei Carabinieri. Dopo la benedizione impartita da padre Francesco Monticelli, tutti gli astanti, preceduti dalla suddetta fanfara si sono recati presso la Scuola Media ‘F. Gravante’ dove hanno avuto luogo gli interventi ufficiali.

Ha aperto la serie il vicesindaco Clemente Carlino che ha portato i saluti del Sindaco, cui ha fatto seguito il referente provinciale di Libera, Valerio Taglione, il quale dopo aver ringraziato padre Monticelli per la concessione della parrocchia, ha ricordato i prossimi appuntamenti dell’associazione: il 19 marzo la Piazza della Legalità a Casal di P. e il 21 marzo il grande raduno a Napoli per ricordare i morti di Mafia e riaffermare l’impegno di tutti. “Bisogna – ha concluso – ricominciare a dire da che parte stiamo”.

Ha preso poi la parola il col. Carmelo Burgio, la cui notorietà è aumentata molto in questi ultimi giorni, che ha svolto l’intervento più atteso per ricordare la figura di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Egli ne ha ripercorso con precisione le tappe della carriera sottolineando via via le intuizioni e le novità del suo impegno nella varie situazioni. Nato a Saluzzo, figlio e fratello di carabinieri, Dalla Chiesa prestò servizio in Sicilia al tempo della mafia contadina. Il col. Burgio ha richiamato il rischio che nell’immaginario collettivo si faccia strada l’idea che quella mafia era buona, invece “non era meno cattiva dell’attuale”. Dopo aver accennato ai vari morti per mafia nelle file delle istituzioni, come il politico e sindacalista Pio La Torre, il col. Burgio ha proseguito: “Con Dalla Chiesa si ha la prima mappatura della mafia siciliana partendo dalle relazioni di parentela, comparaggio e amicizia che esistevano sul territorio”.

Il comandante provinciale dei CC passa, poi, agli altri aspetti cui si deve la fama del generale, la lotta alle Brigate Rosse, portata avanti con la stessa metodologia che utilizzavano i brigatisti, cioè facendo ricorso al “mimetismo” di uomini e mezzi, l’istituzione delle carceri speciali per detenuti speciali, e , infine, la nomina a prefetto di Palermo, città in cui trovò la morte il 3 settembre 1982.

Il ricordo di Dalla Chiesa è servito al col. Burgio per svolgere la seconda parte dell’intervento, rivolto particolarmente ai giovani presenti. “Per vincere –ha detto- è necessario cambiare la società e la mentalità secondo la quale siamo tutti soli”. E mentre in Sicilia questo processo è iniziato, qui da noi una parte della società, le istituzioni comunali, la scuola, la chiesa, la parte produttiva, manca ancora all’appello. Con una punta di amarezza ha lamentato che non sempre i giornalisti concorrono all’educazione dei lettori, allorquando descrivono i camorristi come eroi e quando gli si danno connotati di familiarità. Ma se l’è presa anche con chi, nelle cariche direttive dell’imprenditoria, chiede di non lasciare soli gli imprenditori che pagano il pizzo mentre vengono isolati quelli che si ribellano e sono costretti ad andar via. Una stoccata anche a quanti affermano che se non ci fosse stato il libro di Saviano la lotta alla criminalità organizzata non avrebbe avuto l’intensità attuale. Ha tenuto a sottolineare “con tutto il rispetto” per l’autore che se ha potuto scrivere il libro è perché ci sono quelli che hanno prodotto le inchieste e gli atti giudiziari. “Togliere di mezzo la camorra – ha concluso il col. Burgio – significa dare il giusto disvalore a questa gente, sanguisughe della società che lavora”, che pur con tutti i soldi arraffati è costretta a vivere nascondendosi. Un caloroso applauso è seguito all’intervento dell’ufficiale.

Hanno, poi, preso la parola la D. S. prof.ssa Itala Sterpetti, che ha parlato del difficile compito che svolge la scuola in una realtà bombardata di spot e permeata di atteggiamenti duri da cambiare, di don Davide Pati, in rappresentanza di don Ciotti, che ha esortato il mondo politico alla trasparenza e ha parlato dell’uso sociale dei beni confiscati e della importanza di tener accesa la fiaccola di Salvatore Nuvoletta, il carabiniere ucciso dalla camorra (mercoledì scorso la fiaccola della memoria è stata accesa nella scuola media e lo resterà fino al 19 marzo, n.d.a.)

L’ultimo intervento è stato quello della responsabile del presidio di Libera, Anna Maria Parente, che ha illustrato le prossime iniziative dell’Associazione, tra cui una serie di incontri in cui saranno presentati dei libri importanti per l’educazione dei cittadini. Il primo appuntamento è con Gianni Solino per “I ragazzi della terra di nessuno”, cui seguirà la presentazione del libro “La Bestia”, di Raffaele Sardo, poi ci sarà la già ricordata giornata della Legalità, un convegno sui beni confiscati e un Laboratorio sulla Legalità organizzato a scuola.

frates

Portfolio

Autorità civili e militari La fanfara dei CC L'ingresso di Libera Vice Sindaco C. Carlino ref. prov. V. Taglione Col. C. Burgio D.S. I. Sterpetti Don D. Pati ref. Grazzanise A.M. Parente padre F. Monticelli

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1 Messaggio

  • Sono contento!!! Il nostro paese ha bisogno di questa forma di civiltà e impegno; fare nostri i passi di un’associazione come LIBERA, che si definisce nell’essere contro ciò che quotidianamente e sistematicamente uccide la nostra terra e chi la vive, è una necessità categorica, alla quale si potranno astenere solo le persone che effettivamente non sanno -o sanno troppo bene- da che parte stare. La Camorra è quanto di peggio può insinuarsi in un popolo... per questo è bello vedere che parte dello stesso popolo diviene pensante nell’azione, perchè l’esempio, la coerenza e la partecipazione (prendere, essere parte) possono davvero annichilire il torpore, il silenzio, l’assenso. E’ un primo bellissimo passo!!!

    Mi dispiaccio per la lontananza; una lontananza che non sarà mai assenza! pp

    Rispondere al messaggio


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