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Quando il Nuovo diviene Vecchio

venerdì 13 novembre 2009, di Giuseppe Tallino


Potrebbe essere la perfezione (…) ma ancora una volta è il salvifico granello dell’uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso” (Alessandro Baricco)

Se Grazzanise si fosse trovata su una bella e limpida costa, al mattino avremmo avuto il piacere di affacciarci alla finestra e di ammirare un paesaggio balneare dalle qualità distensive e rasserenanti.
Fatto sta che la nostra cittadina sorge non su un litorale, bensì su un fiume, un fiume imponente, dal passato glorioso e dal presente…disonorevole.
Sorge un quesito: da quale finestra e in quale direzione dobbiamo guardare per rassicurare il nostro animo? Per acquietare il nostro spirito? Qualcuno suggerirà di volgere lo sguardo al passato, altri al futuro, altri ancora ci manderanno a quel pase. Ad ogni modo queste tre opzioni sottintendono scenari inconsistenti, traballanti, assassinabili con un battito di mani. Ci resta il presente. Un panorama fondamentale, emblema di civilizzazione per qualsiasi comunità.
Il presente, costellato dalla gestione delle problematiche quotidiane, sempre le stesse, sempre attuali.
Come ogni giorno la notte abdica al mattino. Ci svegliamo col cuore in sussulto, a testa bassa ci indirizziamo alla finestra, l’apriamo con la speranza di essere rassicurati da qualcosa, da qualcuno, ed invece… incredibile, quasi lo stesso paesaggio di venti anni fa. Un presente statico imprigionato da passato e futuro immutabili.
Sinceramente non so dire se è uno scenario rassicurante. In verità è l’unico che conosciamo. Forse la sua non mutevolezza rappresenta una banchina di riparo, una piazzola di sosta dove riposarsi per poi ricominciare… eppure le cose vengono sottratte all’ineluttabilità del tempo solo quando la loro efficienza è ragguardevole… Evitando i soliti usurati moralismi, credo e spero che sia d’opinione comune la condivisione della fallacità (seppur non totale) del presente Grazzanisano…un presente che non ha nessun motivo per restare immutato e ancorato ad ormai antichi riti e falsi stregoni.
Ancora cinque mesi e ci sarà il richiamo alle urne.
Dieci anni fa fu fatta una scelta coraggiosa, una scelta alternativa. Una scelta dettata dalla curiosità e dalla disperazione. Scegliemmo il Volto Nuovo che avrebbe cambiato e salvaguardato il nostro territorio. Per alcuni il Volto eletto ha adempito a questo compito…per altri no… ma nessun problema, è normale assistere a forti dissensi.
La vera anomalia sta nel fatto che chi non ha condiviso il suo operato adesso si appresta a fargli gara rigettando in scena maschere già viste. Sono maschere di tutto rispetto. Hanno un consenso politico che per vari motivi (vecchi come il mare) permette loro di bivaccare sulla cresta dell’onda governativa territoriale. La loro presenza è accettabile. E’ sopportabile. E’ storica.
Quello che non è sopportabile è non vedere un altro Volto Nuovo all’orizzonte.
Pensate ad un paesaggio deserto, il vento che soffia lieve, il caldo arido, il sole che non illumina ma brucia, nessun segno di vita. Una scena desolante come è desolante assistere all’ennesima non partecipazione politica di nuove figure che avrebbero tanto da dire e da fare e che invece allo stesso tempo scelgono e sono costrette ad accamparsi nel limbo del menefreghismo.

Giuseppe Tallino

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