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Era la notte del 30 settembre...

giovedì 29 settembre 2022, di redazione


Era la notte tra il giovedì 30 settembre e il venerdì 1 ottobre del 1943. Pioveva come solo allora era solito fare. Al termine di un’altra giornata di passione durante la quale gli abitanti rimasti in paese (moli si erano dispersi nelle campagne) avevano osservato inquieti il passaggio quotidiano di stormi di bombardieri che andavano a scaricare il loro carico di morte, si accingevano a trascorrere le ore notturne in grave angoscia.
Nei giorni precedenti, da quando il fronte di guerra si era attestato sul Volturno, i bombardamenti avevano interessato più volte anche la zona di Grazzanise dove erano situate piste di atterraggio utilizzate dai tedeschi, ponti di barche sul fiume e altre strutture militari.
Così molti pensarono che era meglio passare la notte nel rifugio anziché starsene nelle proprie case. Una decisione, forse, presa anche nelle notti precedenti. La compagnia degli altri, parenti, amici e conoscenti, rendeva il pericolo meno spaventoso. Il rifugio era stato ricavato nel giardino del dott. Izzo, a ridosso della via Tre Grazie. Famiglie intere vi si erano sistemate per attendervi il nuovo giorno.
Ma il destino aveva deciso altrimenti.

Gli alleati battevano il fronte da tempo martellando quotidianamente le truppe e le installazioni nemiche e danneggiando le vie di comunicazione per tagliare la strada ai tedeschi in lenta ritirata verso nord. Tuttavia la loro azione non era selettiva bensì colpiva alla cieca, a tappeto, includendo paesi e città.
La notte citata i B-26 americani del Bomber Command ebbero l’ordine di attaccare obiettivi a Grazzanise, Capua e più a nord intorno a Mignano. I ponti di barche sul Volturno andavano distrutti. Il giorno dopo il The New York Times scrisse: “I Marauder B-26 della 12° US Air Force colpiscono obiettivi di comunicazione in Capua, Grazzanise, Arce e aree intorno a Mignano."
Il 2 ottobre il New York Sun informava: “[bombardieri medi, ndr] Wellington della RAF hanno scaricato pesanti carichi di bombe ieri sera su ponti di barche, che i tedeschi avevano gettato attraverso il fiume Volturno a Grazzanise, 20 miglia a nord di Napoli. Il nemico stava ritirando uomini e mezzi su questo ponte ieri”.

Secondo il resoconto di Don Angelo Florio vennero prima lanciati dei razzi luminosi a cui seguirono ‘bombe a casaccio’. Alcune di esse si abbatterono disgraziatamente sul rifugio e fecero strage degli occupanti. Le vittime furono più di cento.

Non si tratta – esclamò don Carlo Raimondo durante la commemorazione di un anno dopo - di persone a noi estranee, ma di persone cui ci legavano vincoli di cittadinanza, di religione, di amicizia, di parentela: carne della nostra carne, ossa delle nostre ossa, sangue del nostro sangue”.
Fu l’ennesimo tributo che la popolazione civile pagò alla guerra.

frates

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