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Castelvolturno e il terremoto giudiziario

lunedì 22 novembre 2010, di redazione


Pubblichiamo una riflessione dell’ex sindaco Mario Luise sugli ultimi avvenimenti che hanno interessato la città domitia. Una riflessione che partendo dal dato oggettivo delle inchieste che hanno scosso il mondo politico castellano esprime delle considerazioni valide in via generale per tutto il Basso Volturno e la Campania.

Castelvolturno - Ora l’aria è ancora più irrespirabile di prima. C’è un vento impietoso e fetido che porta via ogni speranza di un futuro diverso dall’oggi, ogni residuo di ottimismo sfuggito alla ragione.
Non possiamo fare distingui tra gli indagati perché non ne abbiamo voglia, e poi perché non ci liberano dall’angoscia. Non interessa che alla fine questo sia innocente, o l’altro vittima di un equivoco o di un errore giudiziario, e quell’altro ancora sia stato sottoposto a ricatto. Ve ne saranno pure di innocenti in questa Ordinanza della Procura di Napoli, ma bastano solo pochi colpevoli a far ripiombare il paese nella disperazione.
Ciò che addolora è che oggi, per l’ennesima volta, vi sia l’umiliazione di dover verificare che questo non luogo che ci ostiniamo a chiamare Castelvolturno, e questi non cittadini che dovrebbero anelare a diventare una popolazione, si sentano più disperati e sfiduciati di prima. E frantumati nell’anima, oltre che divisi sul territorio. Fa male soltanto pensare di ritrovarsi ad essere ancora ostaggi del malaffare, della camorra, dell’inadeguatezza degli amministratori, della corruzione, dell’assenza di ogni etica morale e politica. E di rispetto delle istituzioni.
Ma fa soprattutto male verificare che umiliazione, disperazione e sfiducia, non siano sentimenti diffusi e rintracciabili su tutto il territorio, perché non esiste un comune sentire, una identità né municipale, né statuale. C’è tanta gente che resta indifferente, che interpreta questa vicenda come normale espressione di un altro sistema di vita. Di una vita alternativa a quella legale, che procede attraverso questi e altri rituali.
E’, quella, gente che non ha più il senso dello Stato di tutti, ma unicamente dell’altro, dell’antistato. E’ assuefatta all’occupazione del territorio e del Comune - di questo come di altri - attraverso la violenza, il malaffare, la corruzione. Da vicende come questa, trae solo autocompiacimento, e il convincimento che effettivamente la malavita c’è ed è forte, e non già che lo Stato è presente e le sta assestando un colpo mortale. Purtroppo succede che quando credi di poter girare pagina perché la legalità è stata ripristinata, nuovamente ci si ritrova di fronte alla stessa realtà di prima!
Ecco perché questa vicenda ha già procurato tanto danno al territorio e ai cittadini onesti. E non c’è bisogno di attendere riconferme o smentite del provvedimento della Procura. Siamo garantisti fino in fondo. Ma il danno è stato già fatto. Il resto riguarda vicende personali, che possono aver toccato - come noi ci auguriamo - anche persone innocenti.
Che beffa per i sostenitori della pulizia etnica! Il male che doveva venire dal pericolo “nero”, viene - invece - dal pericolo “bianco”. Sempre peggio! E così, di nuovo, a questo paese si assegna un solo destino: l’affarismo. E al Municipio un solo ruolo: l’agenzia d’affari. E i cittadini vedono vacillare lo spirito di resistenza all’illegalità, perché la percepisce sempre più come un ineluttabile modo di vivere: sta nell’aria che si respira. Come l’immondizia.
Non è stato mai semplice amministrare, a Castelvolturno. Ora che la popolazione è cresciuta a dismisura e - suddivisa com’è - ha perso anche cognizione di se stessa e del bene collettivo, risulta ancora più difficile di una volta avere perfetta cognizione delle candidature. Problema spinoso, quello dell’acquisizione del voto! In queste condizioni, viene a mancare il controllo sul momento cruciale della partecipazione democratica alla scelta di un’amministrazione. Né vi sono i partiti, come una volta, a fare almeno da filtro e garanzia.
Le liste civiche abbondano, e con esse trova spesso facile collocazione gente sconosciuta, di varia provenienza e di dubbia affidabilità. E’ più importante sapere chi sta dietro un candidato, che conoscere il candidato stesso. Si mettono in moto macchine perfettissime, che garantiscono l’elezione, ma non la corretta gestione. Quante volte abbiamo dovuto denunciare il voto di scambio, l’inquinamento del voto... E quante volte abbiamo avuto ragione! Infatti, anche se a distanza di anni, l’Ordinanza ci fa il dettaglio di tanti episodi di condizionamento del voto, che confermano le ragioni di ingiuste sconfitte e di immeritate vittorie.
“Tutti collusi…Non ti puoi fidare più di nessuno”, pensa la gente. Non è così Ma è questa la disgrazia più grande che si abbatte sui nostri comuni: la sfiducia, la generalizzazione che non distingue, e che allontana il cittadino dalla politica. Si può mai andare avanti ancora così?
Ora di nuovo le forze di polizia hanno occupato il palazzo comunale. E non è nemmeno la prima volta! Lo temevamo fortemente, perché ci auguravamo di andare avanti nella realizzazione di una serie di iniziative di sviluppo, che erano - e sono – un’ occasione irrinunciabile per il litorale.
Infatti, negli ultimi dieci anni, erano maturati tanti progetti, tutti relativi al Contenzioso con la Società Coppola: Risarcimento del danno, Transazione, Intesa, Accordo di Programma…E poi c’era, soprattutto, il tanto atteso Progetto di Risanamento ambientale. Un nutrito elenco di opere per lo sviluppo ed il rilancio del litorale. E un flusso di finanziamenti mai visti in una sola volta.
Ma non erano le strutture, le infrastrutture o il risanamento a creare una spasmodica attesa. Perché, mentre i cittadini erano interessati alla bonifica dei siti inquinati, alla costruzione della darsena, o al recupero del castello… la camorra aspettava solo i finanziamenti. E nell’attesa, non esitava a dare prova, con il terrore, che il territorio castellano era suo, era la zona prescelta per i suoi affari. E che li avrebbe gestiti il clan che sarebbe uscito vittorioso dalla truculenta lotta per il riassetto interno.
Eravamo consapevoli che per le amministrazioni in carica, salvaguardare gli investimenti dalla camorra, sarebbe stata l’impresa più ardua e più pericolosa. Ma anche la più doverosa. A leggere la cronaca, pare che la piovra della camorra abbia allungato i suoi tentacoli dappertutto, e che tutte le aspettative siano naufragate. Ma non è detta l’ultima parola!
Adesso, per la soluzione che si profila per la direzione del Comune, ci salveranno i Commissari? Non sono mai auspicabili, perché la loro presenza altro non è che la rappresentazione del fallimento della politica. Ma qualche volta sono necessari, specialmente per un ruolo essenzialmente tecnico.
E nel frattempo, che faremo noi? Ci impegneremo per salvare noi stessi e il territorio dal disordine e dalla subalternità alla malavita? Saremo capaci di costruire una nuova classe dirigente per una nuova politica? Un compito difficile, ma doveroso per la collettività e per il funzionamento democratico delle istituzioni.

Mario Luise
(Ex Sindaco di Castel Volturno)

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