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150° Anniversario Unità d’Italia. I festeggiamenti a Santa Maria La Fossa

giovedì 17 marzo 2011, di redazione


S. Maria la Fossa - E’ stata una celebrazione semplice, sobria, ma toccante e significativa quella voluta dall’amministrazione comunale per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il paese ha risposto alla grande all’invito ad esporre il tricolore: solo alla finale del mondiale di calcio si sono viste tante bandiere ai balconi! La banda musicale che ha suonato le note dell’inno di Mameli, la benedizione del parroco don Sabatino Sciorio e la deposizione di una corona di alloro al monumento che ricorda i caduti in guerra.

Don Sabatino nel suo breve intervento ha richiamato il messaggio che il santo Padre Benedetto XVI ha fatto consegnare dal segretario di Stato card. Tarcisio Bertone al Capo dello Stato Giorgio Napolitano in occasione della festa dello Stato Italiano.

Il sindaco dott. Antonio Papa non ha invece mancato di stigmatizzare l’atteggiamento leghista di non partecipazione all’evento.

Questo il suo discorso.

"150 anni, di gioie, di grandi dolori, di tensioni sociali, tensioni politiche: il 15/18, la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, gli anni del boom economico e gli anni di piombo. Le stragi di mafia, omicidi e tanti segreti che ancora oggi non si vogliono svelare. Un’Italia taciturna, che ha sofferto tanto, ma che oggi dà l’immagine di quella vecchietta gracile ed umile che deve passare il testimone. Una donna allo stremo delle forze, ma che non si è mai arresa ed è sempre andata avanti. Quell’Italia che dà l’immagine di uno stivale, forse scomodo da indossare, stretto alla punta e con un tacco alto, ma bellissimo e pregiato. Bisogna saperci camminare con una scarpa così, ma adesso quella vecchietta di centocinquant’anni non ce la fa più e la giovane donna del 2011 dovrà con determinazione afferrare il testimone e andare avanti con quella forza d’animo.

Il 17 Marzo del 1861 ha un significato più intenso quest’anno: la data in cui venne proclamata l’Unità d’Italia, grazie a Garibaldi e ai suoi mille volontari. Anche quelli erano periodi duri, ma sono stati superati egregiamente. La vecchia Italia ce l’ha fatta, ed oggi la nuova Italia del 2011 dovrà emularla, a partire proprio dall’unità nazionale.
Già, quell’unità che festeggiamo proprio il 2011 e che il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha evidenziato più volte nel suo discorso: “quest’anno si festeggeranno i 150 anni dell’Unità d’Italia”.

Ma davvero è così? Si parla di unità, forse in uno dei periodi più neri appunto per questo nobile vocabolo. Un’Italia che vede una spaccatura sociale senza precedenti, con differenziazioni culturali e territoriali tra settentrione e meridione, degna forse del medioevo. Una spaccatura tra le forze politiche, sia amiche che nemiche. Una tensione politica che si è riflessa sulla popolazione, che ha espresso il suo disagio con violente manifestazioni di piazza, paragonabili al ’68.
La spaccatura più grande è quella che si è venuta a creare tra le forze politiche ed il popolo, perché la vera responsabilità di questa forte tensione che si respira ormai da mesi nell’aria, va ricercata in una politica irresponsabile e menefreghista. Una politica che non ascolta nessuna voce del popolo, che si è rinchiusa in un guscio di potere, dal quale è possibile muovere quei fili per poter manovrare quei pochi burattini, che dovrebbero far gioire una platea che ha più di cinquanta milioni di spettatori, e indipendentemente dagli applausi o dai fischi, per il burattinaio il teatrino non deve finire, non deve bloccarsi, non deve sentire ragioni: il teatrino deve andare avanti. C’è bisogno di consolidare poltrone e di economizzare, mentre la platea ha il solo obbligo di guardare. Una platea non molto attenta, un po’ assonnata, ma nel caso in cui si svegliasse, diverrebbe difficile da mantenere.

Speriamo non si arrivi mai al punto in cui la platea sia costretta a richiedere con forza il rimborso del biglietto e che chi dirige il teatro abbia una reale visione di quello che il pubblico si aspetti. Questa è la situazione che ci ha lasciato il 2010 e che il 2011 eredita, certamente non con tanta felicità. Una politica molto lontana dalla realtà popolare, forse perché la politica non è più popolare, ma è un distacco che la classe dirigente ha l’obbligo di azzerare, perché il popolo ha bisogno di essere ascoltato. Ha bisogno di quell’Unità e di quella gioia che la vecchietta del 2010 rivendica, e che il 2011 avrà l’obbligo di mettere in pratica. Quell’Unità che rivendicano tanti italiani, ma che invece non sentono loro le forze politiche leghiste, rappresentanti del nostro parlamento Italiano, che occupano poltrone prestigiose, come quelle dei Ministeri. La classe dirigente leghista ha deciso che non sarà presente a nessuna manifestazione dell’Unità d’Italia, dimostrando nessun tipo di attaccamento a quella nazione che li fa vivere, a loro, alle loro famiglie, e anche ai loro parenti.
Ma allora come si parla di Unità? Ed è per questo che dobbiamo Augurarci il meglio da questo nuovo anno, da questa giovane donna che si chiama Italia, sperando che porti per davvero un sorriso a tutti, che possa essere degna di indossare quello stivale pregiato, perché i politici che fino ad oggi si sono arrogati il diritto di dichiarare di riuscire a camminare con quello stivale, non ci sono mai riusciti.

W l’Italia, W il nostro Tricolore, W S. Maria la Fossa

Auguri ITALIA.”

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