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Rifiuti: la rassegnazione di un popolo

Cristo si è fermato a..........

venerdì 24 giugno 2011, di paparente


Che cosa fare nelle presenti condizioni? – Niente – diceva il cittadino campano con la sua profonda tristezza meridionale, ripetendo la stessa sconsolata parola del migliore e più umano pensatore del sud, Giustino Fortunato, che amava chiamarsi “il politico del niente”.

Io pensavo a quante volte, ogni giorno, usavo sentire questa continua parola, in tutti i discorsi dei campani. Ninte come dicono a Gagliano. Che cosa hai mangiato? Niente. Che cosa speri? Niente. Che cosa si può fare? Niente. La stessa, e gli occhi si alzano, nel gesto della negazione, verso il cielo.

L’altra parola, che ritorna sempre nei discorsi è crai, il cras latino, domani. Tutto quello che si aspetta, che deve arrivare, che deve essere fatto o mutato, è crai. Ma crai significa mai.

La sconsolatezza del cittadino campano, che era quella di tutti i meridionali che pensano con serietà ai problemi del loro paese, derivava, come in tutti, da un radicale complesso di inferiorità. Per questo può forse dirsi che è impossibile ad essi capire completamente la loro terra e i suoi problemi, poiché partono, senza avvedersene, da un confronto, che non dovrebbe essere fatto, tutt’al più, se non dopo.

Se si considera la civiltà campana una civiltà inferiore, tutto diventa sentimento di impotenza o spirito di rivendicazione: e impotenza e rivendicazione non hanno mai creato nulla.

Il presente brano è tratto da: Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi

n.b.: le parole in corsivo sono differenti da quelle presenti nella versione originale

paparente

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