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"Ipotesi biomasse nella Balzana: una tempesta in un bicchiere d’acqua"

Ma con quali argomenti si calma la tempesta?

domenica 27 febbraio 2011, di redazione


Santa Maria La Fossa (di Antonio Gaudiano) – La semplice ipotesi che nella tenuta ex Cirio della ‘Balzana’ potesse essere allocato un impianto a biomasse ha scatenato il putiferio, almeno di tipo mediatico.

Ad analizzare i fatti sembrerebbe piuttosto una tempesta in un bicchiere d’acqua, almeno allo stato dei fatti.

Mercoledì 23 scorso presso la Prefettura di Caserta si è tenuto un incontro preliminare per discutere circa la destinazione della tenuta “La Balzana”, confiscata alla criminalità organizzata. A tale incontro erano presenti, tra gli altri, il Direttore dell’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati prefetto Mario Morcone, il Prefetto di Caserta, le Associazioni degli agricoltori (CIA, Coldiretti e Confagricoltura), il Presidente della Camera di Commercio, CONFAPI, la Regione Campania, la Provincia di Caserta, la Lega Coop, le Associazioni Libera e le Terre di Don Peppe Diana, il Consorzio Agrorinasce, l’ENEL, l’Agenzia del Demanio.

Nel corso di tale riunione, il sindaco Antonio Papa faceva rilevare che l’Azienda “La Balzana” con i suoi 223 ettari di terreno, ha rappresentato il motore economico dell’intero territorio del Basso Volturno e che sarebbe dovuto ritornare ad esserlo. Nell’ambito delle valutazioni delle problematiche del territorio, veniva sollevato il problema del trattamento dei liquami delle aziende bufaline e veniva avanzata l’ipotesi di creare un impianto destinato al trattamento degli stessi (infatti, le normative vigenti in materia prevedono tra le altre cose che per ogni ettaro di terreno, potrebbero essere allevati 3 capi di bufale per sversare il letame nei terreni senza inquinarlo con l’eccesso di sostanze azotate). Poiché il 90 % della tenuta, dopo i prelievi e le verifiche della bontà del terreno, dovrebbe essere utilizzato per colture alimentari, e poiché una parte dell’azienda confina con il sito di Ferrandelle, le cui matrici ambientali si suppone essere compromesse, si è pensato di usare questi terreni per coltivazioni non alimentari (mais, girasoli, colza) che potrebbero, insieme ai liquami essere trattate come biomasse visto che nel processo deve intervenire una parte di materiale solido.

Tale ipotesi sembra essere stata avanzata dal direttore dell’agenzia nazionale per i beni confiscati prefetto Mario Morcone e non dal sindaco Papa.

Le reazioni mediatiche successive a tale riunione sembrano al momento eccessive, se si tiene conto del fatto che l’azienda ‘La Balzana’ non è stata ancora assegnata al Comune di S. Maria La Fossa e lo sarà solo nei primi giorni del mese di marzo. Dunque solo allora – ad assegnazione avvenuta – si potrà avere nel sindaco Papa un interlocutore certo, che potrà decidere con pienezza di poteri relativamente alla destinazione d’uso della Balzana. Solo allora si potrà riaprire la discussione su tutta la destinazione della tenuta ‘La Balzana’, privilegiando le esigenze ambientali del territorio fossataro e i livelli occupazionali dei cittadini di S. Maria La Fossa del quale comune ‘La Balzana’ è parte integrante. (www.primapaginaitaliana.it – VIDEO)

il direttore responsabile
avv. Antonio Gaudiano

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Il problema ambientale è molto delicato per la nostra zona e le esperienze passate consigliano di non abbassare la guardia. Chi abbia avanzato per primo la proposta non ha importanza. Fatto sta che “Tale proposta ha trovato il consenso unanime dei presenti”, scrive lo stesso sindaco Papa in una nota pubblicata da comunedipignataro.it , quindi anche da lui.

In ogni caso, che cosa si risponde alle perplessità che abbiamo avanzato?

 E’ vero che la legge italiana consente di bruciare negli impianti a biomasse il CDR?

 Può la nostra zona “compromessa” sopportare anche un inceneritore?

 E vero che non c’è un retroterra forestale né tantomeno industrie del legno?

 Sarebbe sufficiente la produzione agricola della Balzana ad alimentare una eventuale centrale a biomasse?

 E’ un fatto positivo dedicare le terre della Balzana alla monocultura?

 E’ normale installare “un centro sociale, didattico e di formazione professionale” accanto a una centrale?

 Chi garantisce i cittadini contro la caduta di polveri pericolose, considerata la sfiducia verso qualsiasi organo di controllo?

Ecco, sarebbe il caso di rispondere a queste ed altre domande invece di insistere in una posizione indifendibile. Ancor meglio sarebbe riconoscere l’errore e porvi rimedio prima che l’idea si realizzi. Si comprende “il consenso unanime dei presenti”. Dove lo trovano un altro comune disposto ad accettare una tale proposta?

frates

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