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Wesley Sneijder: Il falco di Utrecht

Un libro di Emiliano Fabbri sul calciatore del momento

domenica 11 luglio 2010, di Luigi Pezzera


Grazzanise, popolo di amanti del calcio, giocato e discusso, a casa e al bar, a lavoro e un po’ ovunque. Grazzanise, popolo di tifosi napoletani (la maggior parte), ma anche popolo di tifosi interisti (a centinaia nelle strade grazzanisane dopo le vittorie dello scudetto e della Champions League). Uno degli idoli della curva nerazzurra è sicuramente il piccolo olandese Wesley Sneijder.

Alzi la mano chi si aspettava, solo pochi mesi fa, di vedere Sneijder in finale di Coppa del Mondo, e soprattutto a lottare per la classifica marcatori. Con la speranza, e l’intenzione, di fare per l’Olanda ciò che non era riuscito a Johan Cruijff e Marco Van Basten. Ed alle loro generazioni. Ora ci prova Wesley, e la sua di generazione. Una generazione nata col mito di quegli splendidi anni ’70, in cui l’Arancia Meccanica di Rinus Michels insegnava al mondo il “calcio totale”. Una generazione che ha ancora negli occhi i gol di Van Basten e le treccine di Ruud Gullit. Ora l’Olanda è di Wesley e i suoi fratelli. Gli allievi possono superare i maestri.
Alzi la mano chi avrebbe pensato che Sneijder, scartato dal Real Madrid, potesse arrivare a competere, nemmeno un anno dopo, per il Pallone d’Oro. Forse solo José Mourinho e Massimo Moratti. Ed Emiliano Fabbri. L’autore del primo (e finora unico) libro su Wesley Sneijder, intitolato: “Il Falco di Utrecht. Wesley Sneijder”, Limina, p. 180, 19,90 euro.

Leggendo il libro ci si imbarca in un giro nel mondo di Wesley Benjamin Sneijder, giovane fuoriclasse olandese che, ad appena ventisei anni, ha già indossato tre delle maglie più gloriose del mondo del calcio. Il biancorosso dei lancieri dell’Ajax, la camiseta blanca del glorioso Real Madrid, e l’aristocratico nerazzurro dell’Internazionale di Milano. I suoi primi passi ad Utrecht, nel campetto vicino casa nell’operoso quartiere di Ondiep, da dove era partito, oltre vent’anni prima, un certo Marco Van Basten. Tutta la trafila al “De Toekomst”, il centro sportivo in cui l’Ajax cresce i propri talenti, e dove Wesley ha spiccato il volo per la prima squadra. L’esordio giovanissimo nella nazionale oranje e il trasferimento alla casa blanca di Madrid per la modica cifra di 27 milioni di euro. Le luci della ribalta nella capitale spagnola al fianco del suo idolo Raul, in uno spogliatoio affollato di galacticos. Uno spogliatoio dove Jorge Valdano e Fiorentino Perez avevano sentenziato che non c’era più posto per lui. Troppe le stelle acquistate per tenere l’olandese. Fino all’arrivo a Milano, sponda Inter, dove, già dall’esordio, si è rivelato il perno fondamentale del gioco di José Mourinho, entrando subito nel cuore dei tifosi della Beneamata. La vera svolta tattica dello Special One, che con la partenza di Ibra, era stato il primo a comprendere che bisognava cambiare registro. Eto’o e Milito, diversi dallo svedese, andavano serviti con palloni diversi. E chi meglio del falco olandese per assisterli? Quando arrivò alla Pinetina pochi immaginavano tutto questo. Ora, con una tripletta nella bacheca di Via Durini, guardando quei tre trofei storici, a molti staranno brillando gli occhi. Perché dietro quelle coppe c’è lo zampino, pardon l’artiglio, di un falco olandese.
Un vero e proprio cammino nel microcosmo Wesley Sneijder, il centrocampista totale che la Milano nerazzurra aspettava da anni. Dai tempi di Lothar Matthäus.
Ma nel libro non si narra solo la vita e le deliziose opere calcistiche di Wesley Benjamin Sneijder. Il libro è stato il chiavistello dell’autore per entrare nel mondo del calcio, soprattutto a livello giovanile, seguendo la crescita di Sneijder dal giorno del suo provino all’Ajax, all’età di sei anni, fino all’esordio in prima squadra, che lo ha catapultato sul proscenio internazionale del grande football. Nelle pagine si legge di come viene interpretato il settore giovanile, comparando due mentalità diverse come quella italiana e quella olandese. Il ruolo fondamentale dei genitori che spesso, troppo spesso, si trasformano in Patres Rampicantes dimenticando il loro ruolo educativo nei confronti non solo del figlio, ma degli altri bambini in campo, trasformandosi in pseudo-ultrà della peggiore specie. Si parla di come il calcio non possa prescindere dal luogo ove venga giocato, perché una squadra rispecchia la storia e la tradizione del suo popolo, che sia esso un paese di provincia o una nazionale.
Un giro nel mondo del calcio, da Amsterdam al Sudafrica. Passando per Milano. Accompagnati in volo dal falco di Utrecht: Wesley Sneijder.

L’Autore: Emiliano Fabbri nasce a Frosinone nel 1975, cresce vicino lo stadio “Matusa” coltivando l’amore incondizionato per la sua città e la squadra canarina. Gioca nel ruolo di stopper fino a quando capisce che, oltre al coraggio, l’altruismo e la fantasia, servirebbero anche piedi buoni.
Vive a Lodi, nella bassa pianura padana, da oltre un decennio ed ama il calcio in maniera viscerale. Ma ama anche la scrittura, tanto che appartiene al presidio di fabulazione sportiva «Em bicycleta», che gravita intorno a «Quasi Rete», il blog della Gazzetta dello Sport. È uno degli autori dell’antologia Un Coro per il Vecio, dedicato ad Enzo Bearzot. È in possesso della qualifica di “Allenatore Di Base – Uefa B”, ed allena nel settore giovanile dell’antico e glorioso Fanfulla, dove cerca di trasmettere la sua passione per il gioco più bello del mondo ai suoi giovani calciatori, in cui lui vede principalmente futuri uomini.

Enrico Parente
Luigi Pezzera

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