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Don F. Montesano (17) “Carissimo don Ciccio”

martedì 23 ottobre 2018, di redazione


In questa diciassettesima puntata pubblichiamo una lettera, una sola, vista la sua lunghezza, avendo cura, come al solito, di salvaguardare l’anonimato dove ci sembra opportuno.
Il mittente è intimo amico di Don Francesco; lo si desume dal tono scanzonato dello scritto, dal contenuto evidentemente condiviso, dai velati riferimenti a vicende sentimentali di cui il prete è senza dubbio al corrente e in qualche misura complice.

Don Francesco è uno spirito libero e anticonformista, cosa che lo ha messo a volte in cattiva luce sia presso i confratelli sia verso le autorità tanto da essere allontanato dai primi e imprigionato dalle seconde (regime fascista).
Ma c’è un aspetto nuovo che fa capolino dalle carte esaminate e che, ad ogni buon conto, non è suffragato da alcuna altra documentazione oggettiva e attendibile, cioè quello dell’amicizia con le donne.
Abbiamo colto, qua e là, delle allusioni, da parte dei suoi corrispondenti, a situazioni un po’ fuori dalle righe. Con questo non vogliamo riferirci a circostanze scabrose, che ignoriamo del tutto, ma solo rilevare che, probabilmente, don Francesco, attraverso le sue amicizie maschili, era in condizione di intrattenere relazioni amichevoli con determinati elementi dell’altro sesso.
C. mi diceva di salutarvi caramente, cosa c’è di mezzo…”, conclude l’interlocutore nella lettera che segue. Riferimenti precisi? Esagerazioni? Sviolinate fantasiose degli amici? Domande senza risposta.
Un campanello suona quando egli, ripercorrendo il proprio travaglio esistenziale, dopo il ritorno dal confino, scrive “feci la comunione solo alle vecchie” (puntata n° 7). Perché questa affermazione? Era forse soggetto a dicerie o critiche? C’era qualcosa per cui lo si additava?

Un altro particolare che fa riflettere è relativo alla produzione poetica di don Francesco, almeno quella in nostro possesso, della quale contiamo di occuparci in seguito. Essa non riguarda argomenti religiosi, come ci si aspetterebbe da un membro del clero, ma ha, al contrario, un carattere carnascialesco-erotico. Questo aspetto, tuttavia, deve essere considerato anche in stretta relazione con il progressivo peggioramento neurologico del sacerdote, di cui abbiamo già parlato qui e qui.

Comunque sia, questa lettera e altri documenti che non riproduciamo ci confermano che il sacerdote era sempre al centro di confidenze, al corrente di situazioni a volte imbarazzanti per le quali veniva richiesto il suo aiuto. Perché, ormai è chiaro, ricorrevano a lui non solo per raccomandazioni e lavoro ma anche per consigli e suggerimenti su faccende più riservate.

In ultima analisi non abbiamo elementi che ci facciano dubitare dell’assoluta sincerità di don Francesco quando afferma, in altri documenti già trattati, non solo quanto riportato all’inizio di questo articolo ma anche: “Per la condotta morale, non un appunto dai superiori” (puntata n° 5), oppure: “.. che dal ritorno dal confino a pochi giorni fa niente ci sia stato da ridire sulla mia condotta, sta il fatto che mai un richiamo m’è venuto da parte delle autorità ecclesiastiche ..” (puntata n° 7).
Fatte queste poche, approssimative considerazioni procediamo alla lettura del documento in questione:

Bassano del Grappa, lì 25.5.46
Carissimo Don Ciccio,
In questo momento mi ritiro da una potente retata di tabacco, nel ritirarmi in caserma passo per il fotografo e ritiro la vostra preziosissima foto accompagnata da altre tre similissime riprodotte.
Spero vi piacerà anche la seconda, non solo la vostra, e poi, questo a me interessa relativamente, è a me che dovrà piacere poiché a voi non debbo proprio niente, perché quando ve la chiedevo diventavate un diavolo bello e buono, non è vero forse?
Me l’havete sempre rifiutata, e se non mi veniva quell’idea neanche ora ne sarei in possesso, ma come vedete non ne ho fatto fare solamente una, ma benzì altre tre, una a voi per farvi constatare, due a me perché le voglio di diritto, contento??
Con le foto vi mando anche la piccola negativa, vi potrà essere utile. Mi dispiace sinceramente non potervi inviare un po’ di tabacco, e poi questo, è una qualità che voi stendereste a fumare.
Non vi ho più comunicato che con la nostra sposina ci son ritornato nuovamente come prima, cioè M., la ricordate? Ci feci vedere la foto e ci dissi che sarebbe questo, il prete che ci dovrebbe sposare, ne rimase contentissima e diceva di salutarvi appena vi scrivevo.
Si avvicina il 2 giugno, il risultato delle macagne e delle porcherie del paesello, esiggo, se vi fa piacere saperlo da voi, credo che rispondendomi a questa mia potete dir tutto, sono stato trasferito da Bassano a Chioggia un’altra località veneta, vado a riprendere il posto d’autista, mi dispiace lasciare Bassano per l’aria finissima di montagna, non mi dispiace andare a Chioggia perché è fornito di una spiaggia incantevole, ed ora che è proprio il momento buono, credo e spero di passare dei mesi fantastici, sempre in compagnia di qualche nostra moglie.
Non ho altro, è da tempo che non prendo posta di Giovanni ultimamente mi incaricava di salutarvi e dirvi che sarebbe contendo di un vostro scritto narrandogli qualche avvenimento del paesello.
Ora le foto ce l’ho, ma la dedica no come vogliamo fare?
Attendere che io vengo a Grazzanise, oppure, che mi rimandate una di queste ed io ve ne rimanderei un’altra? Decidete. In quando al trasferimento per Napoli, più in la vi scriverò in merito, per ora sto bene qua, attendo anch’io con ansia il risultato del due giugno (1).
Ricevete un abbraccio fraterno dell’amico F. I.
Salutissimi in famiglia
Ind. Finanziere I.
Autiere al comando R. G. di Finanza di Chioggia (Venezia)
P.S.
Giorni fa scrivendomi C., mi comunicava che suo fratello Franco, cioè l’amico del Signor T., si è ritirato da Belgrado senza Giovanni, causa la mancanza di quella dichiarazione, io già ce l’ho inviata, attendo il risultato, C. mi diceva di salutarvi caramente, Belin dun Belin (2), cosa c’è di mezzo…..
Nuovamente con abbracci
F..

(1) Evidente riferimento al referendum istituzionale sulla scelta dell’ordinamento dello Stato, celebrato il 2-3 giugno 1946.
(2) Intercalare tipico del dialetto ligure, comunemente utilizzato – spesso con intento ironico – per comunicare all’interlocutore una forma di sorpresa, stupore o incitamento.

frates

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