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Talk Talk...

sabato 1 marzo 2014, di redazione


www.youtube.com/watch?v=t3DppaXz4-o

Ci si sveglia ogni mattina dopo aver dormito poco e male.
Per forza: si prende sonno non prima delle 2 di notte.
Già tardi...
Poi, restare a letto quell’oretta in più, fino alle 8 o alle 9, non serve a nulla: si son perse le ore dorate.

Ci lasciamo risucchiare da una miriade di talk ipocritamente catastrofisti.

Il MALE attira più del BENE, lo si sa.
Fa più scoop.
Dunque, “paga”.

LORO...

... e noi... tutti lì sotto, a bere avidamente le “parole” di questo o quell’altro: sembrano aver l’aria (montata ad arte) e persino la competenza necessarie al disvelamento di chissà quali arcani dell’economia od occulti segreti della finanza e via dicendo.

... e noi, sempre lì (proprio come Benigni e Troisi sotto i fettoni di Gerolamo Savonarola nel film “Non ci resta che piangere”), letteralmente gongolando come dei voyeur che, già nei guai, si lascian fare dell’altro male.
Corsi e ricorsi - nella grande come nella piccola storia - di uno stramaledetto mistero, quello per cui, allo stremo del tormento che gli viene inflitto, l’inquisito si riduce ad una relazione a dir poco morbosa con Torquemada, fino al desiderio di confessare qualunque misfatto, credendo il falso pur di fargli piacere.

È uno sfizio che ci si toglie la sera, soprattutto di notte (sembra che Sharazade lo sapesse, quando affermava che “le storie si illuminano al buio”. Come dire che alla gente le balle non le puoi rifilare tanto facilmente “alla luce del sole”).
Sarà per questo che, fra tutti i programmi televisivi, quelli più “proibiti” (questione madre: come mai glieli lasciano fare, allora?) vengono ammanniti nell’oscurità...
Al buio, la messinscena della trasgressione ha molte più chance di successo. In un’atmosfera che è la stessa in cui sembra lecito confessare reati altrimenti inammissibili, tutto appare più credibile, immensamente verosimile, tra la piena immedesimazione dello “spettatore-voyeur”: egli ne viene subito irretito, cadendo come un allocco nella trappola allestita ad arte.
L’indomani s’accorgerà che nel mondo nulla è cambiato.
Prevedibile.

Fa nient!

Lo sapevano, loro, quelli della tv...
Ma dovremmo impararlo una buona volta anche noi!

Possibile che non si rifletta mai su nulla, e che di alcuna esperienza si faccia mai tesoro?
Quale occulta ragione ci rende a tal punto stupidi e ciechi?

Quei farisei non blaterano che di burattini.
Mai ci dicono dei Burattinai.
E se millantano non so quale impalpabile funzione di servizio pubblico, giocano anche loro la carta dell’ingrasso, alla faccia della sconfinata e commovente moltitudine che geme.
Si pascono delle lacrime ogni giorno versate da milioni di poveri cristi.
Beatamente a galla, cavalcano spensierati un male sempre più oscuro, diffuso e intollerabile.

Intanto, nel mondo nulla cambia.
Come potrebbe?

La storia insegna che a finir male son sempre e soltanto le persone migliori: da noi, Aldo Moro... Giovanni Falcone... Paolo Borsellino... altrove, Rabin... Ulof Palme (chi se lo ricorda più, nevvero?) e pochi altri.

A bon entendeur salut ou demi-mot.

Mi spiego, se tutti quei talk prosperano allegramente, nella dilagante miseria o notte fonda della nostra coscienza, ci sarà pure un motivo: Qualcosa o Qualcuno lascia che sopravvivano indisturbati e magari anche ben alimentati.

In fondo, perché oscurarli?
Non mordono affatto, non recan danno a nessuno.
Non sfiorano che la superficie delle cose, pur dandosi l’aria di scavare assai in profondità.
Recano un impagabile contributo al confezionamento d’una farsa antica. Recitano un ruolo quanto meno funzionale alla perversa logica su cui si regge un universo malato.

E noi... sempre più ci destiamo con del sonno arretrato e notti d’incubi alle spalle, ad ogni nuovo giorno più delusi, sfiduciati e stanchi.

Forse potrebbe consolarci il fatto che ogni sera qualcuno si premuri di raccontarci una fiaba, quella dei Buoni che potrebbero stravincere i Cattivi, sempre a due passi dall’esser finalmente puniti.
Chissà poi perché accade che...
Breve: non sono storie affascinanti e neppure appaganti. Dopo un po’, ripetitive come sono, finiscono per stufare.
Così, se proprio devo illudermi che d’ogni cosa si possano dar SOLTANTO DUPLICI VERSIONI (pensiero ingenuamente “digitale”) che non sbugiardino il Grande Narratore, allora preferisco la fiaba di Cappuccetto Rosso, unitamente alla sua negazione, quella riferita dal lupo...

La menzogna di un Bene e un Male in perenne contraddizione serve a tenerci incollati al televisore.
Nel frattempo, c’è chi ordisce storie a PIÙ ENTRATE E USCITE, altrove. Certo, non quelle bianche o nere che “vietati” profeti ci “svelano” ogni notte.

Giambattista Bergamaschi

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