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lunedì 13 settembre 2010, di redazione
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Le recenti esternazioni del ministro Brunetta hanno suscitato una levata di scudi (quasi) generale in difesa dell’”onore” infangato “senza conoscere le cose”.
Al di là del giusto orgoglio che si ritiene ferito sarebbe opportuna una riflessione da parte di tutti, politica, cultura, imprenditoria, su quanto affermato dal ministro che, tra parentesi, corrisponde a quanto pensano molti. Basti leggere gli interventi sui social network per rendersi conto di quanto sia diffusa tra i cittadini l’opinione che la Campania, in particolare Napoli e Caserta, siano un “cancro” per l’intera nazione.
Se un appunto si può fare a Brunetta è quello di avere generalizzato, mettendo nello stesso calderone (stavo per dire Calderoli per quel pizzico di razzismo che non guasta mai) le cose positive e negative, e le generalizzazioni, si sa, sono sempre antipatiche oltre che sbagliate.
E’ inutile stare qui a ripetere ciò che altri, con maggiore incisività, hanno detto ma i nostri mali sono noti: l’arroganza della politica, il clientelismo, l’impunità, lo sfacelo della Pubblica Amministrazione, lo scarso senso civico, un’imprenditoria poco illuminata e, senza allungare troppo la lista, dulcis in fundo la criminalità organizzata.
Secoli di abusi da parte del potere, di connivenze tra i più forti a scapito dei deboli, di soprusi e di sopraffazioni, di diritti calpestati e di ruberie, di malaffare di Stato e di privati, di insufficienze culturali e strutturali e chi più ne ha più ne metta, hanno determinato uno scadimento generale della vita, una qualità dei servizi da mondo sottosviluppato a fronte di tasse esorbitanti, una corruttela generalizzata, un deterioramento del senso di “cittadinanza”.
La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla criminalità organizzata che ha messo a ferro e fuoco il Sud, in particolare le nostre terre, le ha impoverite economicamente e civilmente, ha avvelenato il tessuto democratico e ha diffuso metastasi, per stare alla metafora di Brunetta, anche nel resto del corpo della nazione.
C’è chi dice che è necessario un sussulto delle popolazioni meridionali, ma niente si fa per favorirlo e svilupparlo. Non basta dare la caccia ai latitanti per estirpare il male. Quando mai la ‘repressione’ ha dato frutti se non è accompagnata da politiche di sviluppo? La storia dell’Italia Unita sta lì a testimoniarlo e dimostrarlo.
A una visione miope delle classi dirigenti nazionali che hanno visto nel Sud non una opportunità di progresso per tutta l’Italia, ma sempre e soltanto un serbatoio di voti e di braccia da sfruttare, in ciò favorite dai politici nostrani che hanno colto solo l’occasione per arricchirsi e aumentare il loro potere personale, è succeduta un’altra visione ancora più nefasta, quella di una difesa egoistica e localistica delle proprie possibilità, costi quel che costi per gli altri. Una chiusura e un arroccamento contro il resto della nazione stracciona, assistenzialista e poco incline al lavoro.
Oggi c’è al potere chi se ne frega dello Stivale, attento a difendere e salvaguardare quelli che vengono definiti i diritti di una parte limitata del territorio nazionale contro le ruberie di “Roma ladrona” e del Sud. Il resto può andare in malora. E Brunetta, anche se tra noi riconosciamo i nostri difetti, fa parte di un simile governo!
Comunque, anche dalle sue affermazioni possono e devono venire stimoli per una presa di coscienza generale, a partire da chi occupa le poltrone delle istituzioni locali. Ci si attende da questa gente una reazione, non a parole ma nei comportamenti, per dimostrare che gli enti non sono più carrozzoni da sfruttare per sé, per la propria famiglia e i propri amici ma strutture al servizio dei cittadini e dello sviluppo.
Sarebbe opportuno che ognuno di loro facesse promessa solenne e solenne giuramento: “giuro di operare al servizio della collettività in modo tale che le affermazioni di Brunetta vengano smentite nei fatti nel più breve tempo possibile”.
Al momento non si registrano reazioni di rilievo da parte di Caldoro, né di Cesaro, né di Zinzi. Forse stanno meditando.
frates