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CULTURA

"Cultura e legalità" all’attenzione della Tre Grazie

Si è svolto ieri l’incontro-dibattito con Giuliano e D’Onofrio

giovedì 15 ottobre 2009, di redazione


E’ in crisi il fare il proprio mestiere, questo concetto di P. Calamandrei, citato dal giudice Giovanni D’Onofrio, può essere ripreso per rappresentare la situazione morale dei nostri giorni.

Non c’è contraddizione tra cultura e legalità, aveva opportunamente detto il prof. Michele Petrella, Coordinatore della Tre Grazie, presentando l’incontro odierno. E veramente è stato un bell’accostamento tra il dotto intervento del dirigente scolastico, prof. Francesco M. Giuliano, e quello più concreto, legato alla vita sociale e politica della nazione, del magistrato D’Onofrio.

Due interventi a braccio e perciò appassionati. Il prof. Giuliano si è intrattenuto sul legame diacronico tra la cultura greca e quella latina soffermandosi su alcuni episodi della vita delle due civiltà legati dall’arte oratoria.
Ha commentato, per la Grecia, l’autodifesa di Eufileto dopo l’uccisione di Eratostene che gli aveva insidiato la moglie e, per la civiltà romana, Cicerone e le sue orazioni contro Verre e contro Catilina. Il suo dotto excursus è stato ricco di particolari che hanno tenuto desta l’attenzione dell’uditorio.
Non ha mancato, l’oratore, di ricordare che la Grecia, vinta da Roma, finì per conquistare a sua volta la " città eterna " per mezzo delle arti e di sottolineare una differenza fondamentale tra le due civiltà. La Grecia, idealista, va alla ricerca della metafisica, cioè si pone le domande fondamentali della vita, mentre a Roma, realista, si affermano correnti filosofiche sostanzialmente pratiche, come l’epicureismo e lo stoicismo.

In conclusione, nell’uno e nell’altro caso il concetto di legalità è legato al contingente.


Ciò è stato subito ripreso dal giudice D’Onofrio quando ha ricordato, a proposito di Eufileto, che in Grecia era contemplata una specie di delitto d’onore. Anche il secondo oratore ha agganciato il suo intervento alle varie fasi storiche. E’ partito dall’antica Grecia, (Socrate, per il rispetto che aveva per le leggi, accettò la condanna pur essendo innocente), è approdato alla civiltà latina, con le vicende di Catilina che "tanto male non era" ("la storia la scrivono i vincitori") mentre Cicerone, grande oratore e avvocato, aveva anche lui i propri peccatucci ed è giunto all’epoca moderna.

Il concetto di legalità cambia col tempo e con la forma di governo, ha proseguito D’Onofrio. Anche lo stato assolutista e quello autoritario hanno un proprio concetto di legalità. Quello dello stato democratico e liberale si fonda sulla Costituzione i cui principi cardine (la tutela della persona e la separazione dei poteri) sono stati trasmessi dall’Illuminismo.

Quando si cambia la Costituzione, ha aggiunto, si cambia regime e in uno stato democratico lo si fa insieme, come accadde per la Costituzione del ’48 alla cui elaborazione parteciparono tutti i partiti. Oggi, ha proseguito il giudice, i valori costituzionali sono in crisi anche a causa di una legislazione internazionale che è "indifferente" al destino dell’uomo.
Infine una constatazione: i nostri paesi e il nostro Meridione perdono i migliori cervelli. Ciò ha come conseguenza un depauperamento delle nostre capacità collettive e un abbassamento del livello delle classi dirigenti. Per questo D’Onofrio ha fatto appello agli "onesti" affinché si riapprprino della politica e dei posti di responsabilità.

frates

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