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venerdì 3 aprile 2020, di redazione
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Nell’avvicinarsi del periodo pasquale ci sembra opportuno riportare da fb un intervento di D. Giovanni Corcione, parroco della Parrocchia di S. Giovanni B. in risposta a una proposta avanzata da un fedele (esposizione di ramoscelli di ulivo sui balconi e benedizione dal sagrato della chiesa).
Precisando che le liturgie della domenica delle palme, del triduo pasquale e della domenica di Pasqua, devono essere celebrate sine populo, come specificato nel decreto vescovile, ho invitato i fedeli, dalla pagina fb della parrocchia San Giovanni Battista Grazzanise, mercoledì 1 aprile, a realizzare una colomba e un ramoscello di ulivo in cartone e esporlo sul portone di casa come segno di benedizione e scambi di auguri pace, con l’ovvia consapevolezza di non avere nessuna presunzione di sostituire le liturgie sacre.
Le scelte erano tante (come la sua proposta), ma sono stato attento a non incentivare comportamenti che inducano ad uscire. Lei stesso specifica sul suo post’’ ovviamente senza uscire ’’ ed è stato molto attento a dire che la benedizione sul sagrado della chiesa deve avvenire da solo, ma io come parroco non posso essere, anche indirettamente, causa che metta a repentaglio lo sforzo delle autorità a sensibilizzare le persone a STARE A CASA.
Immagino quanti potrebbero uscire di casa per procurarsi i ramoscelli di ulivo! Non mi sembra che la ricerca di rami di ulivo sia contemplata nelle giustificazioni da apporre sull’autocertificazione.
La stessa cosa dicasi del suono delle campane. Esse richiamano le persone all’inizio di celebrazioni o allo svolgimento di eventi. L’interpretazione corretta del suono delle campane è fondamentale. Non posso rischiare di richiamare persone senza una capillare pubblicità che è improponibile per un singolo evento. Diverso, sarebbe il caso se a livello diocesano o a livello di CEI o del Papa stesso si prenda una iniziativa del genere, all’interno di un contesto di preghiera. Allora sarei il primo a farlo.
Ma voglio arrivare al punto.
Lei, come tanti, invoca il conforto della religione. Io la invito, come tutta la comunità, alla preghiera fiduciosa a Dio. Una preghiera che significa innanzitutto dire grazie a Dio perché abbiamo un rimedio immediato che freni il contagio:
stare a casa;
distanziamento sociale;
uscire di casa solo ed esclusivamente per necessità, come specificato dal certificato di autocertificazione.
una preghiera che chieda al Signore che la comunità scientifica trovi presto un vaccino; altrimenti nulla sarà come prima.
Le potrò apparire esagerato, ma sinceramente preferisco eccedere nello zelo, stando attento alla comunicazione. Essa deve essere semplice, chiara, inequivocabile. Le ricordo le reazioni alla circolare del ministero sulla possibilità di passeggio con figlio che ha scatenato polemiche tra istituzioni; più domande di chiarimento che benefici.
Non dimentichiamo, che a noi è chiesto solo di stare a casa, ma tanti rischiano la vita per la nostra salute.
Accanto all’invito dei vescovi a vivere i giorni del Triduo e della Pasqua con la preghiera in famiglia, può aggiungere, se lo ritiene significativo, il mio modesto suggerimento a fare un ramoscello di ulivo e una colomba in carta, ed apporla sulla porta di casa, come segno di benedizione e di pace. Gesti piccoli, ma se fatti col cuore, sono potenti preghiere che il Padre Celeste ascolta.
Sulla pagina della parrocchia sto aggiornando di volta in volta gli orari delle celebrazioni, dei riti liturgici con le relative benedizioni del nostro Vescovo e del Papa, ai quali in questo momento, tutti ed io per primo, ci rivolgiamo per essere rassicurati nella fede che il Signore nonostante tutto è con noi.
Cordialmente, don Giovanni Corcione