| Grazzanise oggi | Numeri utili | I nostri Caduti | Ris. elettorali | Trasporti | Differenziata | Meteo |
Tweet |
L’idea di Europa non è di oggi ma viene da lontano, addirittura dall’antichità. Tuttavia è nel secolo scorso che essa si è fatta azione politica, conseguenza di dolorosa consapevolezza.
Tra le due grandi guerre, la prima, sanguinosamente immorale e la seconda durante la quale è la pazzia a determinare il cammino della nostra storia, esce il manifesto di Paneuropa.
Il conte Richard Nikolaus Condenhove-Kalergy si rivolge a “uomini e donne d’Europa” per scongiurare la nuova guerra che si va preparando e che egli prevede “ supererà di gran lunga in atrocità la guerra mondiale”. Egli indica un solo rimedio, “l’unione europea”, e si chiede: “E’ possibile che nella piccola penisola europea 25 stati vivano uno accanto all’altro in una anarchia
internazionale senza che una situazione tale si concluda in una terribile catastrofe politica e culturale?”
Poi prosegue: “Tutta la questione europea culmina dunque nel dilemma: guerra o pace, anarchia o organizzazione, armamento o disarmo, concorrenza o cooperazione, crollo o unione…Io chiamo a questa lotta per l’Europa tutti quanti credono nella possibilità e necessità degli STATI UNITI D’EUROPA ”.
Sogno di un visionario? Farneticazioni di un pazzo?
Negli anni ‘30 del ‘900 l’Europa si avviava velocemente verso un altro baratro, senza tentennamenti, senza freni. A quindici anni di distanza dal manifesto del conte fiammingo scoppiava, a lungo annunciata, la seconda guerra mondiale.
I popoli europei ne uscirono smarriti e sconvolti. Fra tante distruzioni, tuttavia, c’era un elemento di speranza. Gli europei, o almeno quelli più avvertiti, si rendevano conto che nel nuovo mondo che stava sorgendo non c’era posto per una Europa divisa; che di fronte a potenze continentali come gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica e, in prospettiva, come la Cina, le residue ambizioni di stati come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, per citare quelli più forti, erano puro velleitarismo.
La guerra lasciò tali distruzioni che la speranza di ricostruire risiedeva solo nella capacità di mettere insieme le proprie forze. E la possibilità di evitare in futuro altre lacerazioni dipendeva solo dalla volontà di porre mano alla costruzione di un edificio comune in cui potessero convivere, ognuno con le proprie peculiarità ma in armonia e cooperazione, tutti gli stati.
Quando si dice Europa si pensa immancabilmente ad Altiero Spinelli, considerato uno tra i padri più importanti delle odierne istituzioni federali. A Ventotene, dove si trovava confinato, concepì il famoso Manifesto, scritto insieme ad Ernesto Rossi e Eugenio Colorni tra il 1941 e il 1944, in cui si ravvisava la necessità di una stretta collaborazione degli Stati per scongiurare nuove guerre e si propugnava una Costituzione europea: "Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in Stati nazionali sovrani”.
Da Zurigo, il 19 settembre 1946, “mentre i cannoni tacciono”, Winston Churchill esclama: “Questo nobile continente, che in ultima analisi comprende i territori più belli e più civili della terra e che vanta un clima moderato ed armonico, è la patria dei più grandi popoli originari del mondo occidentale. In epoca antica e recente è stato la culla di quasi tutte le civiltà, dell’arte, della filosofia e della scienza. Se l’Europa potesse amministrare una volta in concordia questa comune eredità, i suoi tre o quattrocento milioni di abitanti godrebbero di una felicità, una prosperità ed una fama illimitate”. E conclude: “Dobbiamo costruire una sorta di Stati Uniti d’Europa”.
I semi stanno per germogliare. I primi organismi sopranazionali stanno per nascere. Viene costituito il CONSIGLIO D’EUROPA a Parigi il 5 maggio 1949 a cui aderiscono 10 Paesi: Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Svezia. A questi si aggiungono poi l’Austria, la Germania occ., la Grecia, l’Islanda, la Turchia, Cipro e la Svizzera.
E’ l’inizio, timido e parziale, di un processo di integrazione che proseguirà negli anni, assicurando innanzitutto, un lungo periodo di pace come l’Europa non aveva mai visto.
Le premesse per avviare un processo di collaborazione e di integrazione sono create. Organismi più efficaci e vincolanti saranno la CECA (Comunità del carbone e dell’acciaio), l’Euratom, la Corte di Giustizia e il MEC (Mercato Europeo Comune) suggellato il 25 marzo 1957 con la firma dei Trattati di Roma. Ne fanno parte l’Italia, la Francia, la Germania Occ. e i tre paesi del Benelux. Il resto è storia di oggi. Il MEC si è trasformato in CEE (Comunità Economica Europea) e poi in Unione Europea inglobando man mano nuovi Stati (oggi sono 27) mentre altri hanno fatto domanda di entrarvi. L’Unione è diventata una delle massime potenze economiche del mondo, ha acquistato prestigio internazionale (non tragga in inganno l’attuale difficoltà!), incide sempre più nella vita degli Stati e dei cittadini, ha eliminato le barriere doganali al proprio interno, lavora all’armonizzazione delle varie politiche nazionali, ecc.… Tuttavia, malgrado i numerosi e importanti passi fatti dal ’57 ad oggi, l’obiettivo ultimo, ormai inderogabile, la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, non è stato ancora raggiunto.
frates