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lunedì 30 settembre 2024, di redazione
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Dopo 50 anni di parrocato del concittadino don Carlo Raimondo, oltre 40 anni di don Salvatore Gravina, quasi sessanta del canonico don Giuseppe Lauritano e quasi trent’anni di padre Francesco Antonio Monticelli, di cui abbiamo già parlato, Grazzanise aveva avuto in regalo, dall’ arcivescovo pro tempore Visco, due giovani pastori che hanno guardato con interesse alle abitudini e alle tradizioni religiose locali e le hanno in un certo qual modo "rievangelizzate" e valorizzate.
In questo si è distinto don Giovanni Corcione, venuto da Pantuliano, che, con l’esperienza dei laboratori, ha ridato anche un minimo di carattere sociale alle parrocchie.
Ha avuto particolarmente cura, come Lauritano a suo modo, dei bambini del catechismo, valorizzandoli sempre e dando massima libertà e progettualità ai ministranti che hanno superato le soglie del presbiterio o della mera celebrazione per diventare i protagonisti degli eventi religiosi al di fuori delle feste patronali e dei battenti.
Il rapporto costante dei parroci uscenti con i comitati ha permesso una gestione delle offerte trasparente e una maggiore adesione spirituale dei membri al vangelo valorizzandoli nei loro doni e nelle loro proposte.
Don Corcione non è stato uomo del compromesso, anche durante la pandemia. I più ricorderanno che non sono riusciti a convincerlo a suonare campane simboliche ma come pastore solerte ha aiutato tantissime persone con sacrifici vari. Don Giovanni ha lavorato con discrezione e riservatezza, una riservatezza che qualcuno gli ha rimproverato fino alla fine.
Don Valerio, di formazione più accademica e in apparenza più aperto e cordiale, si è sicuramente sentito più legato alle tradizioni del paese ma rispetto a don Giovanni è rimasto solo quattro anni e si è relazionato indirettamente ai giovani tramite i bravi animatori dell’ "oratorio della vita", una realtà di fatto interparrocchiale.
Ha ridato bellezza alla sacrestia e alla Chiesa dell’Annunciata e ha celebrato con solennità realizzando anche un cammino con i battenti, testimoniando la nascita dell’ associazione battenti e valorizzando la festa di Pasquetta.
Non ha poi dimenticato a suo modo l’auditorium detto di "padre Francesco" e i campetti Santa Massimiliana.
Difficile tracciare un bilancio: sugli uomini nulla da dire ma sul prete occorrerebbe pensare ad una figura di pastore che chiami maggiormente tutti a collaborare evitando recinti, protagonismi, particolarità e gelosie con regole chiare senza compromessi ulteriori. Un prete che faccia spazio al nuovo e che dia la parola a tutti con un piede nel passato e uno nel presente ma con lo sguardo al futuro.
Non è facile progettare e fare pastorale a Grazzanise, in un Cristianesimo di fatto che sa ancora di sacrestia e dove ognuno vuole dir la sua senza una minima formazione pastorale.
Un Cristianesimo per un secolo e passa fatto di via vai in via Tre Grazie, che alteravano i rapporti tra parrocchie dove gli anziani parroci erano il centro, mentre Corcione e Lucca non si sono mai sentiti il centro della parrocchia e della vita ecclesiale grazzanisana e si sono sforzati di dialogare fino all’ultimo abbraccio in aula consiliare il 28 settembre scorso, giorno in cui il loro mandato pastorale è terminato per decisione del vescovo che ha destinato dal 29 settembre a Grazzanise e Brezza nelle tre parrocchie don Pasquale Buompane da Santa Maria la Fossa e don Lorenzo Consolazio samprischese da Caturano di Macerata Campania.
È infine doveroso dire, come attestano le numerose testimonianze pubbliche di affetto ai due parroci uscenti, che essi hanno costruito relazioni umane sincere, davvero belle e che hanno permesso a tanti di ritornare alla fede e sentirsi parte di una comunità di credenti che al centro mette il vangelo calato nella vita quotidiana fatta di gioie e dolori, di lutto e malattia, una vita che non muore mai.
Tiziano Izzo
foto di Peppe Natale