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Nella notte tra il 30 settembre e il 1 ottobre 1943, Grazzanise viveva forse il momento più tragico della sua storia. Il Volturno era diventato la linea di confine sulla quale si accanivano i tedeschi nella difesa e gli alleati nel tentativo di sfondamento. In quel periodo era già in preparazione la linea Reinhard, centrata sul Monte Mignano, e il nostro fiume rappresentava un avamposto importante. Da un lato erano schierati i tedeschi con la XV Panzer Grenadier Division , da Castelvolturno a Grazzanise, e il X Corpo d’Armata comandato dal generale Heinrich Vietingoff, da Grazzanise al Matese. Di fronte c’erano il X Corpo d’Armata britannico, dal mare a Capua, comandato dal Generale Richard Mc Creery e da Capua al Matese il IV Corpo d’Armata americano, comandato dal generale John P. Lucas.
Gli aerei americani e inglesi martellavano periodicamente le linee e durante una di queste operazioni dall’aria il nostro paese subì un feroce bombardamento.
Racconta il parroco don Angelo Florio in una pubblicazione del 1954 dal titolo “La mia terra, i suoi Grandi e il mio diario di guerra”, in pagine che, pur con numerosi incisi classicheggianti, descrivevano in maniera abbastanza verosimile gli avvenimenti dal 30 settembre ‘43 in poi di cui era stato, suo malgrado, testimone:
“La notte del 30 settembre un nuovo e più grande guaio doveva abbattersi in Grazzanise.
Le tenebre erano già alte allorché la popolazione tranquilla fu destata dal rombo pesante degli arei alleati che volteggiavano paurosamente sul paese.
Il vivido chiarore di numerosi razzi a lumiera ruppe le tenebre; e cominciò il primo lancio di spezzoni incendiari e di bombe in due ondate, che non furono gravi, tra il silenzio contenuto della contaerea tedesca, fattasi completamente muta.
Dopo le prime due ondate la popolazione tornò nelle case o andò a letto, quando sopravvenne la terza catastrofica furibonda incursione che mi fece rimanere inchiodato vicino alla finestra della mia stanza…
Centinaia di razzi illuminavano la macabra scena azionata di trimotori alleati che come uccellacci notturni, roteavano minacciosamente sul paese, sibilando in picchiata e lanciando spezzoni e bombe a casaccio, di cui neppure una colpì il malaugurato ponte sul Volturno causa dell’incursione…
Ad ogni picchiata degli aerei si levavano da terra dense colonne di fumo, di polvere e di calcinacci… ai colpi terrificanti delle bombe si unì il fuoco assordante della contraerea tedesca, che prese furiosamente a sparare…
La notte d’incubo e d’inferno fu rotta da una violentissima pioggia e grandinata, che si rovesciarono sul paese, coprendo fumi e lamenti…
Scavalcando a mala pena macigni di solai spezzati e di terriccio riesco a raggiungere il giardino del dott. Izzo, dove trovavasi il ricovero chiuso e sconvolto dallo scoppio di numerose bombe che avevano scrollato dalla base tutti i fabbricati adiacenti! A prima vista, tranne un piccolo rialzo nel giardino, niente altro si offriva all’aspetto che lì sotto vi fossero sotterrati tanti sfortunati figli di Grazzanise….
…Ritorno al ricovero: v’erano due sole persone presso la sepolta viva e , tranne questi, su quel fresco cimitero di guerra non vi era anima viva! Dunque tutte quelle sventurate vittime non avevano parenti che si interessassero di esse e ne curassero il disseppellimento… Tutti erano fuggiti in campgna…Col cuore agghiacciato e sommerso dal marasma di tanto inaudito dolore mi trattengo nel ricovero a confortare la misera fanciulla, che si era confessata il giorno innanzi, e ora non si perdeva di animo di venire salvata, assistendo con calma al lavoro dell’uomo che febbrilmente scavava… Con pietà e raccapriccio mi fermo a guardare una dozzina di morti per metà sepolti, di cui il cadavere di una donzella col capo sanguinante e di un uomo con una mano troncata dalla maldestra vanga…
…Poi li prego [i tedeschi, n.d.a.] di venire con me al ricovero, dove tra tanti morti vi era una fanciulla ancora viva che non si riusciva a salvare:; ed essi insieme col tenente Zaccaria e Gioacchino Petrella, vengono colà. Uniamo i nostri sforzi all’uomo che scavava in compagnia del Sac. Montesano, ma per quanti sforzi si facessero non fu possibile liberare le gambe della giovane dalle rovine fatali…”
In realtà l’attacco della notte fra il 30 settembre e il 1 ottobre non fu né il primo né l’ultimo. Sia prima che dopo questa data ondate di B25 e B26 scaricarono sulla zona il loro carico di morte oppure furono visti dirigersi più a nord, verso Cassino, Arce, Mignano.
La prima operazione che ebbe come teatro il nostro paese ci fu il 12 agosto del ’43 quando un numero imprecisato di B25 colpì l’area di Grazzanise. La cosa si ripeté quindici giorni dopo, il 26 agosto, Ancora il 4, il 5 e il 6 settembre squadriglie di aerei (più di 200 il giorno 5) tornarono a colpire le aree intorno a Grazzanise e l’aeroporto di Capua.
E’ un andirivieni incessante da sud. Di nuovo il 9, il 10, il 21 e il 24 settembre giungono le squadriglie alleate a scaricare le loro bombe sulle strade e le ferrovie adiacenti Cancello ed Arnone e Capua.
Per la popolazione è terrore quotidiano!
La fatidica notte tra il 30 settembre e il 1 ottobre i B26 del BC (Bomber Command) colpiscono il nostro paese ma anche Arce e Mignano. Gli obiettivi sono sempre gli stessi: ponti, strade, ferrovie e mezzi di trasporto ma non si va per il sottile se si devono distruggere interi paesi e uccidere popolazioni inermi. Secondo la testimonianza di don Angelo Florio, i tedeschi misero in moto degli automezzi coi fari accesi per sviare l’attenzione dei bombardieri.
“Non si tratta, disse nel suo discorso il parroco don Carlo Raimondo il 2 ottobre 1944, in occasione dei solenni funerali delle vittime alla presenza dell’Arcivescovo di Capua, Mons. Salvatore Baccarini, di persone a noi estranee, ma di persone cui ci legavano vincoli di cittadinanza, di religione, di amicizia, di parentela: carne della nostra carne, ossa delle nostre ossa, sangue del nostro sangue.
“E come dovettero essere dilacerati nell’anima e nel corpo, quando nel cuore di quella notte fatale, allo scoppiettio delle mitragliatrici, al tuono dei cannoni, al boato delle bombe che piovevano dal cielo, atterrando fabbricati, scavando profonde voragini, facendo sussultare la terra, paurosi e trepidanti cercavano scampo in un ricovero che credevano asilo sicuro, ma doveva essere la loro tomba.”
Sia che l’obiettivo degli alleati fosse un ponte sul Volturno, sia che fossero i mezzi utilizzati dai tedeschi, il risultato fu che il paese subì direttamente le conseguenze dell’attacco. Morti e feriti si contarono a decine. Circa 100 furono le vittime nel ricovero e tanti altri persero la vita nel crollo delle loro case. Un tributo di sangue importante a cui si devono aggiungere i morti militari e altre vittime conseguenza diretta o indiretta dei fatti bellici. Un tributo che è valso al nostro paese la medaglia di bronzo al Merito Civile.
“Voglio augurarmi, disse ancora don C. Raimondo, che tra i nostri intellettuali qualcuno senta il bisogno e il dovere di cantare le giornate della nostra angosciosa passione durante la battaglia del Volturno…”.
Un auspicio che facciamo nostro.
frates
Notizie sulle operazioni aeree tratte da:
Robert Mueller (Center for Air Force History): "Combat Chronology, 1941-1945"
Air Force Historical Studies Office: "US Army Air Forces in World War II - Combat Chronology"
Notizie sugli schieramenti degli eserciti tratte da:
"La battaglia del Volturno" nel sito del Comune di Piana di Monte Verna