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lunedì 10 novembre 2008, di redazione
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C’è qualcosa scritta nel destino dei grandi che sfugge alla comprensione e nello stesso tempo li rende icone della nostra umanità, quella di vivere, e morire, in situazioni simboliche. E’ accaduto a Mama Africa, ossia Miriam Makeba, che ieri sera è venuta a mancare sul palco del concerto per Saviano a Castel Volturno. Makeba era un simbolo della lotta all’apartheid, Castel Volturno è diventata, suo malgrado, un simbolo del degrado e della mancata integrazione. I due simboli si sono uniti per sempre.
Miriam Makeba, nata nel 1932 a Johannesburg, in Sud Africa, ha vissuto la maggior parte della sua vita in esilio, ha raggiunto le vette del successo, si è impegnata contro la segregazione razziale ed è diventata ambasciatrice dell’ONU, conseguendo il premio per la Pace nel 1986. Solo nel 1990 Nelson Mandela l’ha convinta a tornare in patria. Ultimamente si spostava in carrozzella per problemi cardiaci.
La sua produzione artistica è piuttosto consistente. Per una migliore conoscenza rinviamo a Wikipedia. Ma tutti la ricorderanno, specialmente le folle di emarginati e segregati, per il suo impegno civile, amplificato grazie alle sue capacità canore, e che ieri l’ha portata a voler testimoniare in favore di un’altra voce in pericolo, quella di Roberto Saviano.
frates