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giovedì 1 settembre 2011, di redazione
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Il valore e l’efficacia delle articolazioni democratiche previste a salvaguardia delle istituzioni, si confermano durante le fasi critiche. Che sono il loro banco di prova. Se un Comune, come tutti sanno, perde - per vari motivi - la propria rappresentanza uscita dalle elezioni, subito si provvede alla sostituzione degli organi elettivi con la nomina di un Commissario, che deve assicurare la continuità della gestione dell’Ente. Il commissariamento di un Comune dovrebbe essere un fatto eccezionale, perché è pur sempre l’espressione emblematica del fallimento della politica e degli organi democraticamente eletti. Nel Sud e in provincia di Caserta, invece, è un fatto ricorrente, perché da decenni in molti comuni si manifesta una grave instabilità politica e amministrativa, proprio per il continuo ricorso ai Commissari, soprattutto quando le crisi sono associate ad infiltrazioni camorristiche.
Il ruolo degli Enti locali, quando c’è condizionamento camorristico, inevitabilmente degrada verso l’ingovernabilità e lo sbando sociale, oltre che politico e morale. Si determina, così, sfiducia nelle istituzioni democratiche e allontanamento dalla politica e dai suoi rappresentanti: tutti uguali, in un giudizio fatalmente sommario, che coinvolge anche molti giovani rampanti. Si va da un Commissario all’altro con estrema facilità. E l’instabilità uccide.
I territori, privi di una duratura gestione e di una sicura programmazione pluriennale, vengono condannati al degrado, e diventano facile preda dell’antistato: per antistato deve intendersi non solo la malavita organizzata, ma anche una larga fascia di amministratori corrotti e predatori di funzioni e beni comunali.
E’ nell’ingovernabilità degli Enti, che la camorra e gli affaristi trovano terreno fertile per la loro “governabilità”. Non a caso, l’intera provincia di Caserta, da anni risulta ultima (o penultima) nella classifica relativa alle generali condizioni di vita dei cittadini. Capovolgendo la lista, però, siamo primi per malasanità, diffusione della criminalità e assenza di servizi.
L’ultimo scioglimento del consiglio comunale di Castelvolturno - evento non nuovo - stava nell’aria già dall’inizio della consiliatura, per via dello strascico polemico che aveva accompagnato le elezioni e la variegata formazione della lista di maggioranza. A questo si era aggiunta una devastante Ordinanza della Procura di Napoli (un vero terremoto giudiziario!) che, con le sue accuse, aveva reso obiettivamente insostenibile la prosecuzione della gestione, al di là delle discutibili scelte politiche dell’amministrazione. Infatti, la situazione aveva assunto caratteristiche tali da consigliare subito un azzeramento della situazione, “di ufficio”, d’iniziativa, cioè, del ministro Maroni. Che non se ne è dato per inteso.
In questo contesto, il giorno 25 agosto u.s. undici consiglieri hanno dato le dimissioni con motivazioni che confermano lo stato precario dell’amministrazione, mentre le accuse più gravi rivolte alla maggioranza, sono confermate, in questi giorni, dalle reciproche accuse che si scambiano sindaco e consiglieri. In modo addirittura sbalorditivo per la loro gravità.
Il commissariamento, a questo punto, oltre che una soluzione-ponte obbligata, è senza dubbio, un male minore. Anzi, se la crisi sarà ben gestita, può divenire addirittura un’occasione di crescita, ed essere propizia per un rilancio, pur rimanendo sempre una patologia del sistema.
Il commissario è figura istituzionale, nominata e non eletta. Pertanto, è scevro da ogni condizionamento politico, spesso inevitabile frutto del voto di scambio. Deve dar conto unicamente agli organi sovraordinati e alla legge, ma mai ai partiti. Sarebbe sbagliato, infatti, da parte sua indulgere a tentazioni o, da parte di altri, cercare di piegarlo ad una volontà politica: a Castelvolturno, quando lo hanno fatto, hanno sempre lasciato un brutto ricordo (anni Settanta e Ottanta).
Nell’ambito, quindi, dei compiti di istituto, il Commissario, ha tutta la possibilità di porre mano ad una gestione di riordino amministrativo e istituzionale, che può divenire anche gratificante. Occorrerà, certo, molto impegno e molto lavoro, ma può farcela, perché la situazione castellana - anche se può sembrare paradossale - è densa di elementi favorevoli. Proprio perché non si tratta di fare nuove scelte politiche, ma una proficua attività gestionale con progetti già definiti da tempo.
Recuperare il Comune, prima di ogni cosa, al suo prestigio istituzionale, non dovrebbe essere difficile. Questo implica credibilità personale e autorevolezza nelle decisioni, indispensabili per dispiegare con efficacia ogni tipo di intervento.
Una rapida ricognizione all’interno degli uffici comunali, metterà subito in risalto i problemi del territorio (PUC, abusivismo edilizio e commerciale, contenzioso demaniale, Accordo di Programma e realizzazione porto, cave, progetti di risanamento, immigrazione, ordine pubblico, riscossione tributi). Molti di questi problemi hanno avuto da tempo risonanza nazionale, e si può cogliere nel mazzo ad occhi chiusi.
Ricorrere alla retorica per la quale “è sempre preferibile una modesta amministrazione ad un Commissario”, non serve. Non serve assolutamente nel nostro caso ed in questo momento, specie se l’attuale commissario si rivelerà - non vi sono dubbi per escluderlo, e gli facciamo gli auguri - un buon commissario.
Castelvolturno ha bisogno di un lungo tempo per ricostituire una valida classe dirigente; di organizzarsi con formazioni politiche supportate da validi ideali e chiarezza di obiettivi, e senza liste improvvisate e ballerine. I giovani, soprattutto, in questo momento di necessità del paese, debbono riscoprire la voglia di fare una sana attività politica, e lo scrupolo morale di scandalizzarsi e di indignarsi sempre di fronte al malcostume. Senza assuefazioni. Nel disciolto consiglio, molto rinnovato anagraficamente, non si può dire che abbiano brillato per idealità. Anzi! Sicché debbono avere anche la forza di bandire coloro che, ancorché giovani ( l’età non è un valore sufficiente!), altro non sono che portatori di voti sporchi, e che nell’Ente locale altro non vedono che un’agenzia d’affari.
Il nostro Presidente Giorgio Napolitano, rivolto di recente ai giovani, ha detto:“Non fatevi condizionare da quel che si è sedimentato in meno di due decenni: chiusure, arroccamenti, faziosità, obiettivi di potere, personalismi dilaganti…Portate nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza…Azionate il motore del desiderio.” Aggiungerei: impegniamoci tutti, azionando ottimismo e volontà.
Mario Luise
(Ex sindaco di Castelvolturno)