| Grazzanise oggi | Numeri utili | I nostri Caduti | Ris. elettorali | Trasporti | Differenziata | Meteo |
lunedì 26 dicembre 2011, di redazione
Tweet |
Ora, quando si dice Dissesto, non ci riferiamo più soltanto a quello idrogeologico, ma anche a quello finanziario. E, a pensarci bene, non vale nemmeno la pena di stare a specificare quale dei due, perché ormai il dissesto è totale. E, tenuto conto di quello nazionale, non ci mancava che questo.
Il commissario prefettizio ha staccato la spina, adottando un provvedimento che è di natura eccezionale, di solito riservato al Consiglio Comunale, di cui ha necessariamente assunto i poteri. Non so se abbia fatto quanto poteva per rinviare tutto di qualche mese, in vista anche delle elezioni comunali imminenti, e delle nuove possibilità per i Comuni, derivanti dal Decreto Salva-Italia. In questo modo si sarebbe evitata al paese una ingloriosa figuraccia, e un lungo periodo di lacrime e sangue, come si dice oggi.
Castelvolturno, pur con tutte le conclamate difficoltà, non meritava questa sorte, sicché questa estrema misura non si riesce ad accettarla come un male ineluttabile. E non lo dico per i tanti legami affettivi e per la personale esperienza che mi legano al paese. Lo dico perché sono convinto che il Comune, ancora oggi, se ben gestito, ha le risorse per superare le difficoltà di bilancio.
“Castelvolturno è un paese ricco”. Così si diceva. Era un convincimento molto diffuso nell’opinione pubblica, fino ad alcuni anni fa, che non nasceva dal nulla. Si basava, principalmente, sulla evidente ricchezza delle nostre risorse naturali - sebbene aggredite e male utilizzate - nonché sulle tante attività economiche presenti sul territorio. E, ovviamente, sulla potenziale capacità del Comune di sfruttarle. Di sicuro chi si esprimeva così, trascurava di considerare i tanti problemi che da anni affliggono il nostro litorale, perché faceva riferimento unicamente alla stabilità delle casse comunali, per anni oggetto di invidia da parte dei Comuni limitrofi.
Il risanamento delle casse comunali ebbe inizio negli anni Settanta, a seguito di uno storico e notevole Contenzioso, che si risolse con la vittoria del Comune. Per la prima volta fu data una solida impostazione alla gestione dei tributi, adeguandola al gettito, e furono organizzati ruoli cospicui - di continuo aggiornati - e, infine, poste le basi per consistenti accreditamenti delle Entrate Sostitutive da parte dello Stato, introdotte con la riforma della Finanza Locale.
Su questa impostazione, si è sempre garantita la gestione dei servizi comunali, il pagamento del personale e il funzionamento degli uffici. Che non è poco. Stando bene attenti, si potevano fare anche delle economie, che consentivano il finanziamento di tante piccole opere pubbliche e di arredo urbano. Alle opere più importanti e costose, si provvedeva, naturalmente, con i finanziamenti da parte dello Stato: impianto idrico, rete fognaria, scogliere, casa comunale, strade, piazze, illuminazione… E già, perché se le casse sono solide, si possono progettare grandi opere pubbliche e accedere ai finanziamenti, garantendo le rate di mutuo.
In un Comune come Castelvolturno, di certo, tutto questo non poteva e non può bastare. Rispetto agli sforzi prodotti - mai sufficienti - rimaneva sempre sullo sfondo l’obiettivo strategico, politico e programmatico, di raggiungere con opere di urbanizzazione primaria e secondaria, ogni lontano lembo del territorio, soggetto continuamente a crescita disordinata, e bisognoso di servizi civili e di legalità. Restava, e per me sempre resta, l’obiettivo della costruzione della “Città Domiziana”, espressione di un unicum urbanistico e sociale di una nuova realtà. E come realizzarla, se non con i finanziamenti dello Stato?
E’ importante, quindi, fare riferimento ai decenni passati, perché ci consente di affermare che il sistema della contabilità non è stato mai modificato, ha continuato a beneficiare delle Entrate Sostitutive, dei relativi adeguamenti ISTAT, e di un eccezionale finanziamento dello Stato per l’incremento demografico verificatosi dopo il terremoto. In questo modo, ha funzionato per quarant’anni, fino ad ieri, pur tra alterne gestioni e carambole amministrative e contabili. Ora, invece, cosa è successo? E’ il territorio che non assicura più entrate, oppure è stata la gestione delle finanze ad essere carente. Di chi la colpa?
Per antica consuetudine - di amministratore, ma non di contabile - viene naturale porsi due domande molto concrete, su tutte le altre:
1) Nel corso degli anni, ci si è preoccupati adeguatamente di aggiornare i ruoli al potenziale gettito?
2) Si è provveduto scrupolosamente al recupero di tutti i crediti?
Questa è la ragione, appunto, per cui occorre esaminare un consistente arco di tempo, perché se ci riferiamo solo a qualche anno, non riusciremo mai a capire come da una piccola slavina possa nascere una valanga. Analogamente a quanto è successo al Governo del Paese.
Sul primo punto (aggiornamento dei ruoli), il riferimento è all’accertamento e all’iscrizione di quei cittadini il cui indirizzo è conosciuto all’anagrafe, e non già agli sconosciuti o agli immigrati. Che pure vanno censiti. Una volta i “vigili accertatori” erano continuamente in attività per reperire iscrizioni. Negli ultimi anni, è stato sempre fatto questo, e fatto bene? Perché , in mancanza, non è possibile assicurare nessun servizio su un litorale ricco di difficoltà. Ma anche di opportunità.
A proposito di opportunità, prendiamo, ad esempio, il servizio di N.U. il più costoso di tutti (si paga la T.I.A. ma la differenziata non è partita ancora). In questo disastrato comparto, dalle disinvolte gestioni, vi sono - a parte gli evasori - migliaia di utenti iscritti ma non residenti (quelli, cioè, delle seconde case), i quali pagano per l’intero anno, ma che ricevono il “servizio” solo per qualche mese. Il servizio, per essere limitato nel tempo, dovrebbe anche far realizzare delle economie per i restanti mesi. Invece il costo della N. U. è diventato la più grande voragine del Comune, nella quale sono precipitate tutte le altre insolvenze. Allora, come mai le entrate non coprono le spese?
Vi sono, poi, altre entrate, che trascrivo solo per voci, derivanti da un notevole fermento di attività commerciali e turistiche presenti su tutto il territorio, che per concessioni ( di fatto ) in pineta e lungo il litorale, condoni, oneri di urbanizzazione, sovrattasse… dovrebbero garantire un notevole gettito.
Ma un bilancio non è solo tasse. E’ soprattutto utilizzo delle risorse ambientali, che non sono mai state adeguatamente sfruttate per una corretta politica di sviluppo. Questo è un argomento importante che merita una riflessione a parte, e che riporta all’irrisolto problema della Pianificazione. In questo contesto, relativo solo al Dissesto, basato sulle mancate entrate, si rinvia l’approfondimento ad altra occasione.
Rispetto ai pochi elementi brevemente richiamati - verificabili presso gli appositi uffici del Comune - non vale esibire l’enormità delle uscite, perché la domanda è una sola: le entrate, si sono, comunque, tutte o in gran parte realizzate? Sono state fatte economie laddove era possibile?
Sul secondo punto (recupero dei crediti) - che è espressione del primo - subito va detto che la previsione delle entrate, può non realizzarsi. E allora: cosa si è fatto realmente per il recupero del credito? Facciamo anche qui qualche riferimento, evitando di “personalizzare” le cifre. Il Comune vanta otto milioni di euro, per effetto di sentenza passata in giudicato; deve incassare altri proventi milionari provenienti da T.I.A. e I.C.I. (per i quali, a quanto mi risulta, lo stesso Ufficio Tributi predispose un Piano di rientro); e vanta, infine, proventi milionari derivanti dal Condono Edilizio.
Le operazioni di recupero, sono fondamentali e irrinunciabili per finanziare i servizi e pagare i creditori. Se questa attività è inadeguata, rinunciataria (perché vetusta!), inefficace, o addirittura omessa (vedi CERIN), prima si forma il buco e poi la voragine nelle casse comunali. E non si riesce a pagare i creditori ed i servizi. In ogni caso, bastano solo questi pochi capitoli e queste cifre - verificabili presso gli uffici - per rendersi conto delle attuali e reali potenzialità del Comune. E per respingere con energia l’ineluttabilità del Dissesto a fronte di un Disavanzo di € 11.771.402,00.
Ma il Default, è stato deliberato, nonostante un accenno di ripresa, e senza che le forze politiche esercitassero, né prima né dopo, un ruolo evidente nei confronti del provvedimento. Che si abbatterà pesantemente sulla prossima gestione, nei fatti tristemente esautorata dalla Commissione che gestirà il ripiano. Ma peggio sarà per i cittadini, che si troveranno di fronte ad un aumento delle tariffe e al taglio dei servizi. Oltre alla già pesante manovra dello Stato.
Allora, rispetto a quanto si diceva anni fa, “Castelvolturno è un paese povero” , oppure ha problemi di gestione? Certamente è un paese ricco di problemi. E’ questo il motivo per cui, pur sollevando censure, non mi nascondo le notevoli difficoltà a gestire il territorio e le sue finanze. Comprendo l’affanno di chi amministra con scrupolo, e ne ho rispetto, tanto che non voglio confondere tra loro le gestioni, le reali difficoltà e le responsabilità. Ma quando queste diventano un pretesto per scaricare le conseguenze sui cittadini e sul territorio, non è giusto. Si veda dove sta la pecca! Altrimenti, in questo modo, i cittadini - specie i giovani e i futuri amministratori - perdono anche la speranza di un ritorno alla normalità. E si alimenta la sfiducia nel territorio, nella politica e in chi amministra. E questo è grave!
Non è il caso di fare processi. Ma - secondo me, e riassumendo - siamo pervenuti al Dissesto perché non è stato fatto tutto il possibile per evitarlo, e per realizzare - anche in una situazione di emergenza - le entrate e i crediti di cui il Comune pure dispone, e che l’intero territorio garantisce.
Ecco, allora, che dando uno sguardo sommario a ciò che compete alla corretta gestione delle risorse ambientali e finanziarie del Comune, balzano in primo piano le responsabilità degli amministratori. E ci si rende conto che la più dissestata di tutte, a Castelvolturno, non è la finanza pubblica, ma la politica.
Le mie osservazioni - che più che all’aspetto tecnico, sono rivolte a quello politico - puntano, in un momento di grave crisi, solo a stimolare la rinascita di Castelvolturno. Perché risalire si può. Anzi, si deve.
E’ il mio più sentito augurio per il prossimo anno.
Mario Luise
(ex sindaco di Castelvolturno)