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mercoledì 27 gennaio 2016, di redazione
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I miei tormenti (scritta il 17.4.1944 a tredici anni)
Soffro molto, ma non lo dirò ad anima viva,
non voglio svelare nulla al primo che arriva.
E’ tremendo il mio dolore, niente può fare più soffrire,
quando perdi ciò che ti è più caro al mondo e nulla lo potrà restituire.
Qualcosa che ami in maniera infinita,
che ti è caro più della tua vita,
mia madre ho perduto
e tutto dentro di me ho tenuto,
davanti a mio fratello ho preferito tacere
la vastità del mio dispiacere
perché dimentichi, ho scelto di fare l’indifferente, come se avessi dimenticato e non ricordassi niente.
Quel che mi agita dentro nessuno potrà leggermelo in volto
ma, a volte, un dolore così forte spacca il mio corpo
che le lacrime scorrono come fiumi, senza fine.
Allora chiudo gli occhi, cerco di nascondere, di smetterla, infine,
tanto che nemmeno Stef i miei sentimenti può indovinare.
Ma, a volte, alla mia anima proprio non riesce di negare,
allora prendo dei fogli e inizio a tracciare lettere,
scrivo che sto male, e che soffro con tutto il mio cuore.
Uri Orlev
Da Poesie scritte a tredici anni a Bergen-Belsen (1944)
2013, Giuntina
Trad. di Sara Ferrari