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mercoledì 27 settembre 2023, di redazione
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80 anni fa, 30 settembre 1943, il nostro paese subì la più grave ferita della sua storia. Un bombardamento catastrofico effettuato da quelli che da una ventina di giorni erano alleati e non più nemici: gli angloamericani. Infatti l’8 settembre era stato firmato l’armistizio. Subito si pensò che la guerra fosse finita, che si potesse ricominciare a vivere. I fatti successivi dimostrarono che era solo un’illusione perché i combattimenti continuavano con sempre maggiore intensità e più gravi conseguenze.
Nell’agosto-settembre il nostro paese si trovava proprio sulla linea del fronte. In questa zona era di stanza il X Corpo d’Armata tedesco, comandato dal generale Heinrich Vietingoff, di cui facevano parte la famigerata XV Panzer Grenadier Division, da Castelvolturno a Grazzanise, e l’altrettanto famigerata Hermann Göring Division, da Grazzanise a Piana di Monte Verna.
Inoltre proprio qui era stato ricostituito, il 27 luglio, il III Gruppo di Jagdgeschwader 53 "Pik As" (Asso di Picche), smembrato dopo l’abbandono della Sicilia, con una forza di 32 aerei Messerschmitt Bf 109 G-6.
Inutile dire che questi avamposti tedeschi erano oggetto della continua offensiva volta a facilitare i tentativi alleati di passaggio al di là del Volturno.
Raid e bombardamenti si erano registrati già il 12 e il 26 agosto, poi, con cadenza incessante, il 4, 5, 6, 9, 10, 21, 24 settembre. Addirittura il 26 agosto erano arrivati più di 100 MB ( Martin B-26 Marauder) a scaricare le loro bombe e il 5 settembre più di 200 B25 e B26 avevano attaccato la pista di atterraggio situata a poca distanza dal paese. Si era trattato sempre di azioni contro obiettivi militari, come l’aeroporto e altre strutture nemiche situate lungo il Volturno. Tuttavia il livello del conflitto si alzava drasticamente. Non si trattava solo di scontri tra eserciti ma di guerra totale, nell’ottica di fare terra bruciata intorno all’esercito tedesco. Non importava se in questa strategia venissero colpiti siti civili. Su tutti i fronti, in qualunque teatro, europeo o asiatico, erano coinvolte città e popolazioni. Si può dire che questa era una differenza fondamentale con la guerra precedente. Le città non erano risparmiate con l’intento, non secondario, di fiaccare il morale dei nemici.
Già il 9 settembre ci fu la carneficina a Cancello Arnone e a Capua. Il giudice Francesco Nuzzo così descrive l’evento cancellese nel suo ottimo lavoro “Bombardamento di Cancello Arnone (9 settembre 1943)”: ”La mattina del 9 settembre, accorrono [in chiesa] donne, uomini, bambini per la rituale preghiera, intonata alla serena percezione del presente, che fa svanire, nell’inconscio della recita corale, difficoltà e privazioni sopportate. Chi non ha trovato posto all’interno dell’edificio sacro, rimane sulla soglia, assiste alla cerimonia dall’esterno, avverte l‘eco percepibile di orazioni e inni liturgici… All’improvviso suona l’allarme nella casa del fascio… Un ronzio lontano si fa rumore sordo, a mano a mano più vicino. Sono oltre cento aerei B-17 del XII Bomber Command… Gli scoppi squarciano l’aria. Polvere, lampi di fuoco, macerie dappertutto… la chiesa e il campanile di Cancello, colpiti dagli ordimi, crollano sui fedeli stipati dentro… Il consuntivo del raid è spaventoso: distruzione pressocché totale dell’abitato, con elevata perdita di vite umane. Più di cento”.
Il bombardamento di Capua, avvenuto nella stessa giornata fu ancora più tragico, per numero di perdite di vite umane e per distruzioni. Ecco come lo descrisse la prof.ssa Maria Cappuccio secondo quanto riportò Rosolino Chillemi in un suo fascicoletto dal titolo “Capua nel ‘43”: “Di solito, verso le 10, si vedevano passare gli aerei anglo-americani che facevano incursioni su Napoli e dintorni; c’era l’allarme, e si correva nei rifugi. Ma, quella mattina, non ci fu allarme: si credeva finita ogni ostilità, e, pur udendo il rombo dei motori, non si presero le necessarie precauzioni, o non si fece in tempo a raggiungere i rifugi. Del resto, tali rifugi non offrivano sufficienti garanzie di sicurezza; e, proprio nei rifugi del Seminario e del Laboratorio Pirotecnico, che vennero colpiti dalle bombe, molti trovarono la morte!… Di giorno, Capua, nella zona bombardata, presentava un aspetto pauroso; ma, nelle notti di luna, aveva qualche cosa di spettrale…”. Non vi sono notizie certe sulle vittime ma il Chillemi azzarda che furono un migliaio. Gravissimi i danni materiali.
La notte fra il 30 settembre e il 1 ottobre fu la volta del martirio di Grazzanise. Sull’argomento è abbastanza conosciuto il racconto che ne fece il compianto don Angelo Florio nel suo lavoro “La mia terra, i suoi grandi e il mio diario di guerra”, ripubblicato integralmente qui. Eccone uno stralcio:
“Tutta la giornata dell’8 settembre soldati e popolazione si erano dati alla pazza gioia, al troppo facile tripudio dell’armistizio concluso e già si parlava dell’arrivo imminente dell’esercito alleato chi diceva sbarcato a Salerno, chi a Napoli, quando la mattina del 9 le nostre prime avvisaglie del comando militare cominciarono ad avvilirci e farci temere.
...a notte del 30 settembre un nuovo e più grande guaio doveva abbattersi in Grazzanise...
Dopo le prime due ondate molta popolazione tornò nelle case o andò a letto, quando sopravvenne la terza catastrofica furibonda incursione...
Centinaia di razzi illuminavano la macabra scena azionata dai trimotori alleati, che, come uccellacci notturni, roteavano minacciosamente sul paese, sibilando in picchiata e lanciando spezzoni e bombe a casaccio, di cui neppure una colpì il malaugurato ponte sul Volturno...
La notte d’incubo e di inferno fu rotta da una violentissima pioggia e grandinata, che si rovesciarono sul paese, coprendo fumo e lamenti, mentre, irridendo alle vittime e rovine, gli urli dei comandi tedeschi echeggiarono selvaggiamente”.
I bombardamenti a tappeto erano, ripetiamo, all’ordine del giorno, effettuati senza alcuna distinzione tra obiettivi strategico-militari e siti civili. Tutto rientrava in operazioni di routine. La mattina del 1° Ottobre un comunicato del Twelfth Air Force dichiarava, con crudele sinteticità: “XII BC B-26’s hit comm tgts in Capua, Grazzanise, Arce, and Mignano areas“ cioè: “B-26 del XII Bomber Command hanno colpito obiettivi di comunicazione nelle zone di Capua, Grazzanise, Arce e Mignano”. Senza altri particolari. Molti giornali di lingua inglese scrivevano che erano stati attaccati ponti di barche tedeschi. Nessun riferimento all’abitato. Né il bombardamento di Cancello ed Arnone, né quello di Capua, né quello di Grazzanise, né tutti gli altri in qualsiasi parte, figuravano nei resoconti militari. Essi non avevano alcuna rilevanza per le forze che li avevano attuati. La guerra è guerra. Le sofferenze riguardavano (e ancora oggi riguardano) solo le popolazioni coinvolte.
A quelli che restano spetta il compito di conservare la memoria di tanto dolore, nella speranza, purtroppo vana, di un futuro di pace.
Non abbiamo conoscenza di documenti ufficiali che riportino la lista delle vittime del rifugio, perciò ci affidiamo all’elenco pubblicato nel citato lavoro di don A. Florio con i nomi di 69 morti, più un numero imprecisato di soldati ignoti. Anche Antonio D’Abrosca, detto ’O vattone’, in un suo diario pubblicato all’interno del nostro lavoro “1943: Grazzanise nel fronte di guerra”, parla di più di 60 vittime.
Come si può notare dall’elenco che riproduciamo in fondo, intere famiglie furono distrutte. Ma è rimasto nella memoria collettiva il drammatico trapasso della giovane donna rimasta incastrata nelle macerie del ricovero e sopravvissuta per un giorno e un’intera notte sotto la pioggia battente. Rappresentazione pietosa di tanti sventurati che con la loro fine crudele ci rammentano continuamente l’atrocità della guerra.
Ma chi era quella giovane? Lo stesso don Angelo fornisce un indizio quando afferma: "Antimo Petrella procedeva al disseppellimento dei resti della sua famiglia e chiedeva un medico per una nipotina di 21 anni trovata viva all’imbocco del ricovero. Uno zio della giovane semiviva sopraggiunto va per il medico e per un po’ di cognac, in mancanza del quale, se non si trova, dico di prendere il vino della Messa nella Chiesa. Dopo poco Gioacchino Petrella ritorna con il marsala in compagnia del tenente Domenico Zaccaria, che si prodigò non poco per salvare la donzella!". Dunque era una dei figli di Petrella Fabrizio, la cui famiglia fu completamente sterminata.
A lei dedicò una poesia il compianto preside Benedetto Petrella, inserita nella raccolta “Acqua di sorgiva”, Libroitaliano, 2001, che riproduciamo di seguito:
Sul freddo d’un sasso
Il primo tepore de l’alba
baciava il suo livido volto,
poggiato per tutta la notte
sul freddo d’un sasso,
dall’ira nemica sospinto
ai suoi ginocchi.
Pareva dormisse
già sonno di morte,
quasi croce sul tumulo,
le gambe sotterra
maciullate e sepolte.
E quando rivenne nei sensi,
l’inutile grido dal cuore
stremato di forza:
Pietà di me.
Signore!
Nessuno m’ascolta.
Fu sola così…
tra le macerie implorante
lunghissime notti.
Poi tacque per sempre
sul gelido sasso…
men duro del cuore dell’uomo.
Elenco delle vittime secondo don A. Florio. Esso comprende 12 bambini, 29 adolescenti e giovani, 11 adulti, 11 persone mature e 7 anziani.
1. Palazzo Antonio fu Biagio di anni 56
2. Palazzo Biagio di Antonio di anni 22
3. Palazzo Amedeo di Antonio di anni 16
4. Palazzo Anastasia di Antonio di anni 12
5. Bertone Giuseppa fu Raffaele di anni 48
6. Petrella Fabrizio fu Vincenzo di anni 66
7. Petrella Alfonsina di Fabrizio di anni 22
8. Petrella Giovanna di Fabrizio di anni 20
9. Petrella Michele di Fabrizio di anni 19
10. Petrella Orsola di Fabrizio di anni 17
11. Petrella Gioacchino di Fabrizio di anni 9
12. Petrella Rita di Fabrizio di anni 7
13. Petrella Maddalena di Fabrizio di anni 4
14. Petrella Maria di Fabrizio di anni 2
15. Gravante Maria fu Angelo di anni 81
16. Raimondo Teresa di Mattia di anni 19
17. Raimondo Rita di Mattia di anni 13
18. Raimondo Giov. Battista fu Giosuè di anni 60
19. Leuci Antonietta fu Costantino di anni 41
20. Raimondo Claudio di Giov. Battista di anni 15
21. Rainondo Fausto di Giov. Battista di anni 11
22. Raimondo Rita di Giov. Battista di anni 3
23. Nacca Antonetta fu Angelo di anni 61
24. Raimondo Maria di Salvatore di anni 25
25. Raimondo Maddalena di anni 21
26. Raimondo Giovanna di anni 14
27. Raimondo Iolanda di anni 12
28. Raimondo Ida di anni 9
29. Raimondo Vito di anni 8
30. Leuci Lorenzo fu Antonio di anni 63
31. Parente Maddalena fu Giuseppe di anni 59
32. Parente Paolo fu Giuseppe di anni 14
33. Parente Giuseppe di Paolo di anni 14
34. De Rosa Giovannina fu Gerardo di anni 18
35. Parente Antonetta di anni 28
36. Parente Marietta di anni 18
37. Pezzera Carolina fu Vincenzo di anni 76
38. Di Nardo Angelina fu Alessio di anni 33
39. Nardelli Carolina di Paolo di anni 6
40. Nardelli Salvatore di Paolo di anni 5
41. Nardelli Teresa di Paolo di anni 2
42. Di Nardo Brigida fu Giovanni di anni 66
43. Parente Brigida di Francesco di anni 20
44. Pucino Maria fu Giovanni di anni 68
45. Rullo Teresa fu Domenico di anni 69
46. Rullo Maria fu Domenico di anni 73
47. Nuzzi Vincenzina fu Giovanni di anni 80
48. Izzo Raffaella fu Enrico di anni 42
49. Abbate Giov. Battista fu Giovanni di anni 20
50. Cantiello Nicola fu Salvatore di anni 65
51. Cantiello Paolina di Agostino di anni 14
52. Cantiello Orazio fu Paolo di anni 77
53. Raimondo Raffaele di Vincenzo di anni 32
54. Vitolo Anna di Domenico di anni 30
55. Nardelli Cristina di Vincenzo di anni 2
56. Petrella Teresa fu Marcello di anni 80
57. Gravante Iolanda di Giuseppe di anni 17
58. Petrella Amedeo fu Giovanni di anni 55
59. Pucino Gennaro fu Francesco di anni 59
60. Parente Giuseppe fu Paolo di anni 44
61. Gravante Giuseppe di anni 51
62. Palladino Biagio di Antonio di anni 20
63. Bisesto Caterina di Gennaro di anni 17
64. Pezzera Salvatore fu Luigi di anni 61
65. D’Elena Giovanna fu Domenico di anni 68
66. Cipriano Maria fu Antonio di anni 67
67. Cipriano Cristina fu Antonio di anni 78
68. Palazzo Giovanni di Antonio di anni 12
69. Palazzo Sebastiano di Antonio di anni 10
Alcuni militari italiani non identificati.
Foto:
Attacco del 320° Marauders sul campo di volo a Grazzanise, il 5 settembre ’43
B-25 del 487th Bomb Sq, 340th Bomb Gp, sul Volturno, Ottobre 1943
Articoli precedenti sull’argomento:
La tragica notte del 30 settembre 1943
71° anniversario della strage del ricovero
30 settembre ’43, la notte della follìa
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